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Prodotti fitosanitari: oggi parliamo di mitigazioni del rischio

La corretta applicazione delle misure di mitigazione per i prodotti fitosanitari protegge l'uomo e l'ambiente

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Atomizzatore in azione (Foto di archivio)

Fonte immagine: Fotokostic - IStockPhoto

Misure di mitigazione del rischio, queste sconosciute

Il recente rinnovo dell'approvazione del celebre fungicida captano e il possibile (ma non sappiamo quanto probabile) rientro in gioco dell'ancor più celebre fungicida mancozeb per una recente decisione della Corte Europea di Giustizia e l'approvazione del "Compendium of conditions of use to reduce exposure and risk from plant protection products" (Compendio delle condizioni di utilizzo per ridurre l'esposizione e il rischio dei prodotti fitosanitari) ci hanno fatto ricordare quanto siano decisive le misure di mitigazione per rendere compatibile la disponibilità di mezzi tecnici adeguati con il rispetto degli elevati standard europei di protezione umana e ambientale.

 

Perché le misure di mitigazione?

Qualsiasi sostanza immessa nell'ambiente ha degli effetti indesiderati. Dipende solo dalla dose: "dosis sola facit venenum" – solo la dose fa il veleno – diceva (forse) Cartesio.

 

Prima di autorizzare un prodotto fitosanitario occorre dimostrare che le quantità immesse nell'ambiente, che devono essere sufficienti a garantire un'efficacia sufficiente, non causino un rischio inaccettabile per l'uomo e l'ambiente.

 

La valutazione del rischio, tutto sommato, è un esercizio abbastanza semplice: da una parte gli studi degli effetti indesiderati del prodotto permettono di determinare il livello massimo di esposizione degli organismi da proteggere (che sia l'uomo, gli organismi acquatici, gli impollinatori, le piante non bersaglio, etc., il ragionamento non cambia) che va confrontato con quella che viene stimata con appositi modelli previsionali che hanno come punto di partenza la dose di utilizzo. Più alta sarà la tossicità del prodotto, tanto più bassa sarà la quantità tollerabile.

E se alle dosi normali di impiego la quantità immessa nell'ambiente fosse superiore a quella tollerabile? Ecco che entrano in giorno le misure di mitigazione, di cui elenchiamo le principali.


Mitigazioni per l'operatore

Nel caso dell'operatore, quello cioè che prepara la soluzione che verrà irrorata in campo e che effettua materialmente il trattamento, le misure di mitigazione sono quelle che riducono l'esposizione dermale e inalatoria al prodotto, tipicamente l'utilizzo di mezzi di protezione individuale quali guanti, tuta e maschera.

 

Va comunque specificato che nell'etichetta di un prodotto pericoloso, ad esempio uno col simbolo del punto esclamativo perché classificato sensibilizzante per la pelle, potrebbero trovarsi tra i consigli di prudenza i riferimenti all'uso di dispositivi di protezione individuale (ad esempio P280: Indossare guanti/indumenti protettivi. Proteggere gli occhi) che sono necessari per evitare gli effetti indesiderati del prodotto.

 

Queste indicazioni compaiono nel cosiddetto riquadro ma non sono considerate frasi di mitigazione del rischio, perché si riferiscono al pericolo.

 

Le frasi di mitigazione del rischio per l'operatore sono fuori dal riquadro e servono a ridurre l'esposizione dell'operatore in modo che scenda al di sotto dei livelli accettabili determinati da parametri tossicologici come l'Aoel (Acceptable Operator Exposure Level) e Aaoel (Acceptable Acute Operator Exposure Level).

 

Una tipica frase di mitigazione del rischio per l'operatore è “Durante la miscelazione e il carico indossare guanti e tuta”. Generalmente si cerca di evitare che queste tipologie di frasi non confliggano tra loro per evitare incertezze nella lettura dell'etichetta.


Mitigazioni per il rischio ambientale

Per poter essere autorizzato, un prodotto fitosanitario, oltre che per l'uomo, deve risultare sicuro anche per l'ambiente, e in particolare per le acque sotterranee, per la fauna selvatica (mammiferi, uccelli, macro e microrganismi del suolo), per gli organismi acquatici, per i pronubi e per gli artropodi non bersaglio. Oltre alla riduzione dei dosaggi, che è utile per migliorare anche la valutazione del rischio per l'uomo, per alcune delle categorie di organismi citati sono possibili misure che, riducendo l'esposizione, rendono il rischio accettabile (ovviamente quando ci riescono).


Le famose buffer zones. La mitigazione della deriva

Tra le misure di mitigazione più diffuse troviamo le cosiddette zone di rispetto o buffer zones, che trovano applicazione specialmente nella protezione degli organismi acquatici.

 

Si tratta di divieti di effettuare trattamenti quando ci si trova a una certa distanza dai corpi idrici. Un corpo idrico è una massa di acqua naturale o artificiale (nel nostro caso tipicamente, ruscelli, stagni e canali) dove la presenza dell'acqua è stabile in modo che possa consentire l'instaurarsi di popolazioni stabili di organismi acquatici (quindi non i fossi che spesso sono privi di acqua e non consentono lo stabilirsi di popolazioni stabili).

 

Gli studi effettuati sulla sostanza attiva e/o sul formulato permettono di stabilire una concentrazione nell'acqua da non superare e modelli previsionali, talvolta anche semplici, permettono di calcolare la contaminazione acquatica in funzione della dose, dell'epoca e modalità di trattamento, della coltura e della distanza dal corpo idrico.

Se la concentrazione risultante in seguito al trattamento dovesse superare quella ammissibile, occorre applicare le mitigazioni.

 

L'adozione di buffer zones permette di ridurre questa concentrazione in funzione della distanza dal corpo idrico.

 

Le curve di Ganzelmeier e Rautmann calcolano la percentuale della dose di impiego che raggiunge il corpo idrico a una determinata distanza. Ad esempio nel caso di fruttiferi con trattamenti al bruno, quindi in assenza di vegetazione, questa deriva è massima: a 3 metri la quantità che raggiunge il corpo idrico è pari al 29,2% della dose, a 5 metri è il 19,89%, a 20 metri si arriva al 2,77%.

In presenza di vegetazione la situazione migliora drasticamente: a 3 metri la deriva è il 15,73% della dose, a 20 l'1,09.

 

Precisiamo che questi valori si riferiscono a situazioni in cui si effettua un solo trattamento. Nel caso di trattamenti multipli per una questione statistica che non riteniamo approfondire in questa sede questi valori sono inferiori.

 

In molte etichette si possono trovare indicazioni su differenti buffer zones se i trattamenti sono precoci (early) o tardivi (late). Ma quanto tardivi e quanto precoci? Gli studi sulle quali si basano le curve citate sono stati fatti negli anni '80 e '90 e per ogni risultato c'è anche la fase fenologica in cui è stato effettuato.

 

Le autorità britanniche hanno fornito una indicazione meno generica dell'epoca di trattamento: nel caso dei fruttiferi si intendono trattamenti precoci sino a Bbch 70 (frutticini appena formati) e trattamenti tardivi da Bbch 71 (ingrossamento frutti) in poi. Nel caso della vite, che si comporta diversamente dai fruttiferi, i trattamenti precoci si intendono fino a Bbch 15 (quinta foglia distesa) e i trattamenti tardivi da Bbch 16 (sesta foglia distesa) in poi. La vite è diversa perché nel caso delle epoche tardive la deriva è superiore. Nel caso di colture estensive la deriva diminuisce drasticamente, scendendo sotto l'1% (0,95%) già a 3 metri dal corpo idrico.


Ugelli antideriva

Quando le buffer zone non bastano, si possono utilizzare gli ugelli antideriva che, grazie all'effetto Venturi generato dalla loro particolare conformazione, “iniettano” bolle d'aria all'interno delle gocce di soluzione irrorata, che di conseguenza raggiungono dimensioni maggiori.

 

Le gocce di dimensioni inferiori a 100 micron sono considerate critiche ai fini della deriva, e gli ugelli antideriva consentono di ottenere gocce di dimensioni ben superiori e ottenere riduzioni nella deriva anche del 90-95%. Decisamente un bell'aiuto! Ma riduzione rispetto a cosa? Rispetto agli ugelli “normali”, senza induzione d'aria.

 

Le misure di mitigazione della deriva non servono solo per gli organismi acquatici, ma anche per gli artropodi non bersaglio che popolano le piante spontanee ai margini del campo.


Mitigazione del ruscellamento superficiale

Il ruscellamento superficiale è quel fenomeno in cui quando piove su terreni in pendenza trattati con prodotti fitosanitari avviene il trasporto di particelle di terreno contaminate a valle, sino ai corpi idrici.

 

Questa apparentemente improbabile modalità di contaminazione delle acque superficiali in realtà arriva a essere quantitativamente rilevante, tale in alcuni casi da richiedere l'adozione di misure di mitigazione come le strisce vegetate (di 10 o 20 metri) che devono essere presenti nell'ipotetico percorso tra il luogo del trattamento e il corpo idrico. La funzione delle strisce vegetate è quella di trattenere particelle di terreno erose e anche il prodotto stesso, in modo da ridurre la quantità che arriva al corpo idrico.


Restrizioni

Quando le mitigazioni non sono sufficienti, entrano in campo le restrizioni, proibendo i trattamenti in determinate epoche (ad esempio la fioritura per proteggere i pronubi) o in determinate situazioni ambientali (terreni in pendenza per ridurre il ruscellamento).


La dose

Molto promettenti sembrano le tecniche di agricoltura di precisione che adattano il volume d'acqua alla densità fogliare in modo da minimizzare la quantità di prodotto che non raggiunge il bersaglio.

 

Nel caso dei fruttiferi, queste tecniche hanno permesso di ridurre i quantitativi immessi nell'ambiente di oltre il 60% a parità di copertura fogliare. Queste tecniche hanno consentito di eliminare la restrizione alle sole serre permanenti, proposta inizialmente per il rinnovo del captano.


Le attrezzature

Attrezzature come gli atomizzatori a recupero permettono di eliminare quasi completamente la deriva del prodotto, anche se il costo notevole ne limita ancora la diffusione. 

 

 

Approfondimenti per studiosi, addetti ai lavori o semplicemente curiosi

Misure di mitigazione del rischio per la riduzione della contaminazione dei corpi idrici superficiali da deriva e ruscellamento

Compendium of conditions of use to reduce exposure and risk from plant protection products

Xun, Lu, Javier Campos, Bernat Salas, Francesc Xavier Fabregas, Heping Zhu, e Emilio Gil. "Advanced spraying systems to improve pesticide saving and reduce spray drift for apple orchards". Precision Agriculture 24, fasc. 4 (1 agosto 2023): 1526–46

Xun, Lu, Francisco Garcia-Ruiz, Francesc Xavier Fabregas, e Emilio Gil. "Pesticide dose based on canopy characteristics in apple trees: reducing environmental risk by reducing the amount of pesticide while maintaining pest and disease control efficacy"

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