Revoca di s-metolachlor, le alternative per il mais
Oltre alle limitazioni alla terbutilazina, gli agricoltori devono dire addio ad un pilastro del diserbo del mais, l's-metolachlor. I diserbi di pre emergenza restano sempre più sguarniti, ma ci sono ancora delle cartucce da sparare
Gli erbicidi ad azione residuale sono ormai nel mirino dell'Unione Europea. Il loro punto di forza agronomico, la permanenza nel terreno dopo l'applicazione, è infatti un punto di debolezza ambientale. E così il legislatore europeo, con il Regolamento 2024/20, ha deciso di vietare l'utilizzo di s-metolachlor a partire dal 23 luglio di quest'anno, salvando le semine del 2024, ma complicando la situazione dei maiscoltori la prossima stagione.
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Situazione già non facile, anche se nel mais ci sono ancora diverse soluzioni efficaci. Dobbiamo infatti ricordare che un altro erbicida residuale, la terbutilazina, che può essere utilizzato almeno fino al 2027, ha subìto pesanti limitazioni d'impiego, essendo utilizzabile solo una volta ogni tre anni nello stesso appezzamento. E proprio l'accoppiata s-metolachlor e terbutilazina offriva un controllo completo delle infestanti sul lungo periodo, essendo il primo un eccellente graminicida e il secondo un ottimo dicotiledonicida.
S-metolachlor è presente in numerosi formulati commerciali e viene usato su diverse colture, quali ad esempio mais, primaria per estensione, ma anche soia, sorgo, barbabietola da zucchero, girasole, spinacio, bietole, fagiolo e pomodoro da industria. Si tratta di colture su cui le alternative sono minori rispetto al mais e dunque l'agricoltore deve ancor più sfruttare tutti i mezzi agronomici a sua disposizione.
Prima di tutto adottare ampie rotazioni, con il succedersi di colture invernali e primaverili, su cui possono essere utilizzati erbicidi con differente meccanismo d'azione (per prevenire l'insorgere di resistenze). E poi sarchiature e rincalzature e l'impiego della tecnica della falsa semina con l'utilizzo successivo di un erbicida non selettivo, come il glifosate.
Il diserbo del mais post s-metolachlor
Venendo meno una importante molecola di pre emergenza, alcuni maiscoltori potrebbero essere portati ad affidarsi ai soli diserbi di post emergenza. Tuttavia, questa non è la scelta migliore a prescindere. Anzi, ogni agricoltore deve valutare bene le condizioni del proprio campo, come ad esempio la tessitura del terreno e la tipologia di infestanti, scegliendo poi la strategia che meglio si adatta al proprio caso.
Anche perché sul mercato ci sono ancora diverse molecole efficaci. Tra i residuali con azione prevalente graminicida ricordiamo dimethenamid-p, petoxamide e flufenacet (con restrizioni essendo una sostanza attiva candidata alla sostituzione).
S-metolachlor era un ottimo prodotto per controllare la sorghetta, anche se solo da seme, contro la quale i maiscoltori potrebbero ora affidarsi all'isoxaflutole, in grado di devitalizzare quella da seme e condizionare quella da rizoma, da debellare poi con un ritocco successivo.
Si tratta tuttavia di prodotti che hanno solo una marginale efficacia sulle foglie larghe e che dunque devono essere miscelati a prodotti dicotiledonicidi, quali ad esempio terbutilazina (con le limitazioni sopra descritte), aclonifen (candidato alla sostituzione), mesotrione e sulcotrione (della famiglia dei trichetoni) e clomazone, un ossazolidinone con anche una buona attività graminicida su giavone, setaria e digitaria. Prodotti questi che, con l'aggiunta del nuovo trichetone tembotrione (in post emergenza), possono giocare un ruolo nel controllo delle ciperacee, come il Cyperus esculentus, che veniva ben gestito da s-metolachlor.
Altra molecola importante per il diserbo di pre emergenza, ma utilizzabile anche in post emergenza precoce, è il pendimetalin, a prevalente azione dicotiledonicida ma con effetto pre condizionante sulle graminacee. Anche questo è, tuttavia, candidato alla sostituzione. Della famiglia degli inibitori dell'Als c’è invece il tiencarbazone metile, che agisce sia contro le dicotiledoni che le graminacee.
Nel post emergenza gli strumenti a disposizione sono certamente più numerosi. D'altro canto, le condizioni ambientali non sempre favorevoli e la finestra d'intervento talvolta ristretta possono complicare l'operatività di campo. A questo si deve aggiungere che i trattamenti di post emergenza possono non essere in grado di controllare tutte le infestanti presenti, in particolare quelle che hanno avuto tempo per svilupparsi.
In definitiva, come per ogni altra attività di campagna, è l'agricoltore che deve fare le proprie valutazioni tenendo presenti tutte le peculiarità dei propri appezzamenti.