I 12 coleotteri esotici sotto la lente dell'Unione Europea
Abbiamo intervistato il professor Massimo Faccoli dell'Università di Padova, che ha coordinato i lavori di valutazione delle specie di coleotteri xilofagi più pericolosi che potrebbero arrivare in Europa, in modo da predisporre preventivamente sistemi di intercettazione efficaci
L'arrivo di organismi esotici invasivi o dannosi è un problema sempre più frequente che minaccia ecosistemi e coltivazioni.
Per cercare di prevenire per quanto possibile il problema, l'Unione europea e l'Efsa - European Food Safety Agency, l'Agenzia Europea per la Sicurezza Alimentare - hanno avviato un progetto per individuare quelli che potrebbero essere i principali coleotteri del legno pericolosi per l'Europa, affidandone l'incarico all'Università di Padova.
Per farci spiegare cosa è stato fatto abbiamo intervistato il professor Massimo Faccoli, che ha coordinato i lavori, presentando alle autorità europee la lista dei 12 coleotteri esotici appartenenti alla famiglia degli scolitidi potenzialmente più pericolosi per il territorio comunitario.
Professor Faccoli, cosa è stato fatto?
"Abbiamo condotto un lavoro che in termini scientifici si chiama 'pest categorization', cioè una classificazione del rischio di un gruppo di specie per valutare quali fra queste possano essere le più pericolose.
In particolare abbiamo analizzato le specie della famiglia degli scolitidi, piccoli coleotteri xilofagi, cioè che si sviluppano sotto la corteccia o nel legno di piante vive portandole a morte e deprezzandone il valore commerciale; questi insetti sono scarsamente presenti in Europa, ma alcune specie esotiche sono potenzialmente molto pericolose.
Si tratta di una grande famiglia di circa 6.500 specie distribuite in tutto il mondo e il nostro lavoro è stato quello di valutare le caratteristiche di ogni specie per valutarne il livello di rischio economico o ecologico nel caso vengano introdotte accidentalmente in Europa. Da queste migliaia di specie, ne abbiamo selezionate prima 88, per poi concentrarsi su 12 specie che risultano particolarmente pericolose”.
Quali sono?
"Come indicato nel report dell'Efsa le 12 più pericolose sono risultate essere:
Euwallacea fornicatus
Euwallacea interjectus
Euwallacea kuroshio
Euwallacea perbrevis
Euwallacea validus
Hypothenemus crudiae
Pityophthorus juglandis
Pseudopityophthorus minutissimus
Pseudopityophthorus pruinosus
Scolytus schevyrewi
Xyleborus ferrugineus
Xyleborus glabratus".
E cosa rende così pericolose queste dodici specie?
"Per valutarne il rischio e la pericolosità abbiamo analizzato la loro probabilità di arrivare in Europa dai loro paesi di origine, in base alle loro caratteristiche biologiche e alla loro possibilità di sopravvivere al nostro clima.
Per quanto riguarda le caratteristiche biologiche, ad esempio, abbiamo selezionato le specie che possono vivere in profondità nel legno allo stadio di larva, perché sono quelle che hanno una maggiore probabilità di essere trasportate con le merci. Alcune specie infatti vivono sotto corteccia, ma in Europa è vietato lo spostamento di legname con corteccia da paesi non Ue, così durante il lavoro di scortecciamento la maggior parte di queste specie viene distrutta o comunque tende a non sopravvivere.
Quelli che vivono in profondità invece hanno molte più possibilità di arrivare indenni fino nei nostri paesi, e possono sopravvivere anche a lavorazioni piuttosto invasive, come quelle per la fabbricazione di tavole, pallet e materiale ligneo da imballo. E pertanto possono essere introdotti accidentalmente non solo con carichi di legname, ma anche dentro il legno da imballaggio dei cassoni o dei pallet, utilizzati magari per merci che nulla hanno a che vedere con il legno o con prodotti agroforestali.
Una volta valutato il rischio di introduzione in Europa abbiamo poi esplorato la capacità di sopravvivenza e di adattamento al nostro clima. Ogni anno infatti arrivano diverse specie di coleotteri nei nostri porti, ma essendo specie tropicali o equatoriali tendono a non sopravvivere all'inverno. Purtroppo il recente cambiamento climatico - con inverni sempre più miti - facilita la sopravvivenza di alcune di queste specie che possono iniziare ad acclimatarsi e riprodursi, soprattutto in zone dell'Europa meridionale, come Italia, Spagna, Portogallo e Grecia".
Il professor Massimo Faccoli dell'Università di Padova
(Fonte: Università degli Studi di Padova)
Attualmente dove si trovano queste specie?
"In linea di massima sono di fascia intertropicali, in particolare dell'Asia tropicale o dell'Africa centrale. In passato alcune sono già arrivate e prontamente eradicate.
Dopo la caduta del muro di Berlino, con l'apertura dei commerci dall'Asia abbiamo iniziato anche a importare moltissime specie esotiche con danni importanti. E in questi anni il fenomeno si sta accentuando sia perché sta aumentando il volume del commercio mondiale sia a causa dei sempre più brevi tempi dei commerci intercontinentali.
A questo si aggiunge il problema climatico che rende anche i nostri ambienti favorevoli alla loro sopravvivenza.
In pratica stiamo dando a questi insetti esotici la possibilità di arrivare in ambienti dove hanno la possibilità di sopravvivere e moltiplicarsi creando danni economici o ecologici".
Che rischi hanno o possono avere sulle piante?
"Una volta introdotti in nuovi ambienti questi insetti hanno spesso la possibilità di attaccare piante che per loro sono nuovi ospiti, con i quali non c’è stata una coevoluzione e che pertanto non hanno differenziato specifici meccanismi di difesa. Questi sono tutti insetti xilofagi, che scavano gallerie o sotto corteccia o in profondità nel legno e questo ha due aspetti deleteri: il primo è che portano a morte le piante in breve tempo; il secondo è che deprezzano anche la qualità del legno delle piante colpite, sia forestali che coltivate.
Inoltre possono attaccare anche piante legnose da frutto, con potenziali gravi conseguenze sui raccolti e sulle economie agricole.
E poi c'è il danno ecologico, dal momento che possono attaccare anche specie forestali cresciute in ambienti naturali".
Alla fine qual è l'obiettivo finale del vostro lavoro?
"L'obiettivo è stato quello di indicare quali sono le specie esotiche più pericolose e a maggior rischio di introduzione in Europa, al fine di supportare un sistema specifico di intercettazione, che si possa focalizzare solo su queste specie rendendoci pronti a individuarle e a intervenire immediatamente qualora fosse necessario".
E l'Unione Europea cosa sta facendo?
"Per prima cosa sta legiferando al fine di inserire queste 12 specie nelle specie da quarantena, in modo che ogni stato membro sia così tenuto a controlli specifici e mirati; per il momento il protocollo non è tuttavia stato ancora adottato in quanto è ancora in fase di valutazione a Bruxelles. Poi, appena la valutazione sarà completata, su questa si configurerà il quadro normativo definitivo che sarà applicato a ogni stato membro".