Flavescenza dorata in frenata, ma trattamenti e monitoraggio necessari
Con la ripresa vegetativa e l'innalzamento delle temperature la cicalina della vite, vettore della flavescenza dorata, torna a farsi vedere in vigneto. Ecco cosa fare per arginare questo insetto e iniziare la nuova campagna viticola con il piede giusto

Sintomi di flavescenza dorata su foglia di vite
Fonte immagine: Paola Gotta, Servizio Fitosanitario della Regione Piemonte
Partiamo dalle buone notizie. Dopo un periodo di espansione della malattia, che ha fatto preoccupare i viticoltori nel Centro Nord Italia, oggi sembra che la diffusione della flavescenza dorata sia in una fase di stallo. Come emerso da una riunione a fine marzo di tutti i servizi fitosanitari regionali, la sua presenza è accertata in tutte le regioni del Nord Italia, ma non si registrano casi più a Sud di Toscana ed Emilia Romagna.
Come ci spiega Paola Gotta, del Servizio Fitosanitario della Regione Piemonte e coordinatrice del Gruppo di Lavoro Nazionale sulla Flavescenza Dorata, "la situazione è stabile se non in leggero miglioramento in alcuni areali".
I dati confortanti non devono però portare i viticoltori ad abbassare la guardia, perché in caso di condizioni ambientali favorevoli al fitoplasma e al suo vettore, la diffusione potrebbe riprendere, a meno che non si mettano in atto tutte le strategie volte al contenimento della problematica.
Un vigneto colpito da flavescenza dorata
(Fonte foto: Elisa Angelini, dirigente di ricerca del Crea, Centro Viticoltura ed Enologia)
Flavescenza dorata, non dimentichiamo il monitoraggio
La malattia della flavescenza dorata è causata da un fitoplasma che si insedia nei vasi floematici della vite ostacolando il flusso della linfa e causando squilibri metabolici. L'infezione porta ad uno sviluppo stentato che si ripercuote sulla produttività e può causare il disseccamento di interi organi, comprese foglie e grappoli, fino alla morte della pianta.
Tenere sotto controllo il vigneto fin dall'inizio della stagione è molto importante perché una pianta malata, se non eliminata, può fungere da inoculo per l'intero vigneto. Quando infatti la cicalina della vite (Scaphoideus titanus) si nutre su una foglia di vite malata, il fitoplasma colonizza il suo organismo e dopo qualche settimana, quando l'insetto visita un'altra vite, inconsapevolmente trasmette l'infezione, allargando il contagio.
Ogni viticoltore, dunque, deve tenere sotto controllo la presenza di piante con i sintomi di flavescenza dorata e al contempo la presenza del suo vettore, controllando direttamente le foglie o usando le trappole cromotropiche gialle.
Attenzione alle piante sintomatiche in vigneto
Iniziamo dal monitoraggio delle piante. Se è vero che i sintomi di flavescenza dorata sono visibili in particolar modo in estate, con l'ingiallimento/arrossamento delle foglie, è anche possibile individuarli ad inizio stagione.
Già a partire dal mese di maggio si può individuare nelle viti malate un germogliamento irregolare con getti striminziti dal capo a frutto, cioè con internodi accorciati e andamento a zig zag.
Una pianta malata ad inizio vegetazione
(Fonte foto: Servizio Fitosanitario della Regione Piemonte )
Come ci conferma anche Nicola Mori, docente presso il Dipartimento di Biotecnologie dell'Università degli Studi di Verona, se si individuano dei sintomi in vigneto occorre agire tempestivamente. Se il proprio areale/campo è già interessato da flavescenza dorata, occorre intervenire prontamente seguendo le istruzioni del Servizio Fitosanitario Regionale, che nella maggior parte dei casi prevede l'eliminazione della pianta. Se invece ci si trova in un'area nuova al problema, è bene rivolgersi ai tecnici della regione o a laboratori specializzati perché vengano fatte delle analisi per confermare la presenza del fitoplasma agente della malattia.
Man mano che la stagione avanza e le temperature aumentano, sulla chioma è possibile iniziare a vedere i sintomi classici della flavescenza dorata:
- Durante la primavera compaiono arrossamenti o ingiallimenti. Se gli attacchi avvengono a inizio stagione le foglie colpite si staccano dopo poco, picciolo compreso.
- Disseccamento delle infiorescenze e dei grappoli in varie fasi di sviluppo.
- Appassimento, anche solo di porzioni di grappolo, dopo la chiusura.
- Aspetto flessuoso e gommoso del germoglio e difficoltà nella lignificazione.
- Le foglie si ripiegano e assumono la tipica forma a triangolo.
- Se strette nella mano, le foglie hanno una consistenza cartacea con la lamina fogliare ispessita e la presenza di bollosità. Questo sintomo è riscontrabile già a partire dalla tarda primavera.
Germogliamento stentato e disseccamento del germoglio
(Fonte foto: Servizio Fitosanitario della Regione Piemonte )
Molti agricoltori sono riluttanti ad estirpare le piante quando intravedono i primi sintomi della malattia, eppure eliminare le viti malate è il primo passo per avere un vigneto in salute. Come sottolinea Paola Gotta, oltre ad essere un obbligo di legge, l'estirpo è anche la strategia vincente perché sottrae alla cicalina la fonte di inoculo e dunque impedisce che il fitoplasma passi da una pianta all'altra.
Il monitoraggio della cicalina della vite
Veniamo ora a Scaphoideus titanus, il vettore della malattia. Il viticoltore deve iniziare a cercarlo in campo nella seconda metà di maggio. La cicalina infatti sverna come uovo durevole sotto il ritidoma (la corteccia) della vite e le forme giovanili fuoriescono con l'aumentare delle temperature. Di piccole dimensioni e privi di ali, i giovani esemplari si muovono lentamente fino a raggiungere le giovani foglie basali. Ed è lì che l'agricoltore deve cercarlo, osservando attentamente la pagina inferiore della foglia.
Nascendo sul tronco la cicalina ama molto anche i polloni e i rami striscianti. Capita infatti spesso che l'insetto, disturbato dal vento, dal passaggio di un trattore o dalle piogge, cada al suolo. Dato che il cotico erboso non rappresenta l'habitat ideale, la cicalina risale lentamente il tronco per insediarsi sulle foglie, oppure sfrutta rami ricadenti al suolo e striscianti per raggiungere con più facilità le foglie.
Il monitoraggio dunque deve avvenire almeno due giorni dopo fenomeni intensi o trattamenti, in modo da dare alla cicalina il tempo di risalire lungo la pianta. In caso contrario il rischio concreto è di non trovare nulla sotto le foglie. Inoltre è sempre bene effettuare i sopralluoghi ad inizio mattina, quando gli insetti sono meno mobili. In questo contesto la pratica della spollonatura è di aiuto per il contenimento della cicalina vettrice.
Non bisogna poi dimenticare di installare delle trappole cromotropiche di colore giallo per attirare gli adulti dell'insetto, che in campo si iniziano ad osservare da fine giugno all'inizio di luglio. Essendo la cicalina un insetto proveniente dalla regioni del Nord America, al confine tra Stati Uniti e Canada, predilige ambienti freschi e umidi. Durante l'estate, quindi, si rifugia all'interno della chioma della vite, alla ricerca di ombra e frescura.
Trattamenti insetticidi contro la cicalina della vite
Come abbiamo ripetuto più volte, il fitoplasma della flavescenza dorata passa da una vite all'altra attraverso la cicalina della vite. Niente cicalina, niente contagio. Ecco dunque che la difesa insetticida al vettore rappresenta un pilastro della difesa del vigneto, assieme all'eradicazione delle piante malate.
Iniziamo col dire che la flavescenza dorata, essendo una malattia da quarantena, prevede la lotta obbligatoria in quelle regioni dove la presenza del fitoplasma è accertata. I viticoltori delle regioni interessate devono dunque monitorare i bollettini pubblicati dai servizi fitosanitari regionali per conoscere le tempistiche dei trattamenti, ma anche le sostanze attive ammesse.
Un esemplare di Scaphoideus titanus su vite
(Fonte foto: Fondazione Edmund Mach)
In via generale, possiamo dire che di solito in difesa integrata sono previsti due trattamenti, a partire dal mese di giugno, distanziati di circa due-tre settimane l'uno dall'altro. Il primo serve a colpire le forme giovanili che si trovano in vigneto, mentre il secondo consente di intercettare gli esemplari nati successivamente, ma anche quelli scampati al primo trattamento o provenienti dalle zone limitrofe al vigneto.
Nota a parte: sarebbe bene coordinarsi con i vicini per i trattamenti ed eliminare le eventuali viti inselvatichite o quelle abbandonate, che fungono da rifugio per lo scafoide e per il fitoplasma.
Chi invece opera in biologico, e dunque ha a disposizione strumenti meno efficaci, deve effettuare tre trattamenti, distanziati di una decina di giorni l'uno dall'altro.
Che si tratti di biologico o integrato, ci sono delle buone regole da seguire quando si effettuano i trattamenti. Primo, utilizzare adeguati volumi di bagnatura, almeno 400 litri ad ettaro e trattare tutti i filari da entrambi i lati. Secondo, assicurarsi di bagnare sia la pagina superiore che quella inferiore, dove staziona S. titanus. Terzo, non trattare quando c'è il rischio che la cicalina sia al suolo (ad esempio dopo un temporale). Quarto, trattare anche i polloni, se presenti. Quinto, andare piano, a non più di 5 chilometri/orari. Sesto, meglio impiegare l'insetticida da solo.
Flavescenza dorata, mai abbassare la guardia
Se è vero, come sembra, che l'espansione della flavescenza dorata stia rallentando, è anche vero che la malattia è diffusa e una nuova esplosione può avvenire in qualunque momento, magari sostenuta da condizioni climatiche facilitanti e dall'abbassamento della guardia da parte dei viticoltori.
Per questo, come ricordano Nicola Mori e Paola Gotta, è indispensabile agire per contenere la diffusione del fitoplasma mettendo in campo tutti gli strumenti che il viticoltore ha a disposizione, a partire dal monitoraggio, della vegetazione e della cicalina, fin dai primi mesi primaverili, senza aspettare agosto per controllare che non ci siano piante gravemente colpite. E poi i trattamenti contro il vettore e l'eradicazione immediata delle viti malate. Solo così la flavescenza dorata potrà essere arginata e la viticoltura potrà convivere con questo problema.