Peronospora del pomodoro: cosa sapere e perché parlarne ora
Prevenire è meglio che curare: attenzione al clima favorevole e alla suscettibilità delle piante. In campo i Dss e una strategia fitosanitaria adatta ad ogni fase del ciclo produttivo

Le foglie del pomodoro colpito da peronospora mostrano inizialmente macchie traslucide, che nel giro di poco tempo virano al bruno e vanno incontro a necrosi (Foto di archivio)
Fonte immagine: © RFBSIP - Adobe Stock
Causata dal fungo Phytophthora infestans, la peronospora è tra le patologie più aggressive che colpiscono il pomodoro da industria. Se le condizioni ambientali sono favorevoli, può devastare un'intera coltivazione in pochi giorni.
Una volta insediato, Phytophthora infestans può colpire ogni parte verde della pianta. Le foglie mostrano inizialmente macchie traslucide, che nel giro di poco tempo virano al bruno e vanno incontro a necrosi. I fusti si ricoprono di tacche necrotiche, i tessuti si ripiegano e muoiono, ostacolando la circolazione della linfa. Anche i frutti verdi sono vulnerabili: compaiono macchie circolari, dapprima traslucide poi di colore verde scuro e necrotiche. Con il progredire della maturazione, questi tessuti si possono spaccare e facilitare l'ingresso di altri microrganismi.
Particolarmente insidiosa nei mesi primaverili e autunnali, la peronospora trova terreno fertile soprattutto nelle coltivazioni in pieno campo. Umidità elevata, bagnatura fogliare prolungata e temperature intorno ai 20 °C sono i fattori che ne favoriscono lo sviluppo.
Per avere un primo quadro sull'annata in corso e conoscere i metodi più efficaci per il controllo abbiamo intervistato tre tecnici delle regioni a maggior produzione di pomodoro da industria d'Italia: Riccardo Bugiani del Servizio Fitosanitario della Regione Emilia Romagna, Flavia Grazia Tropiano del funzionario agronomo della Regione Campania e Mario Cardone agronomo specializzato nella coltivazione del pomodoro da industria in Puglia e Basilicata. A completare il quadro, il contributo di Paolo Borsa, Technical Crop Manager di Syngenta.
Tre regioni a confronto
Qual è la situazione a livello di infestazione di peronospora quest'anno?
"È difficile fare previsioni al momento: ci vorrebbe la sfera di cristallo", commenta Riccardo Bugiani del Servizio Fitosanitario della Regione Emilia Romagna. E aggiunge: "Storicamente le annate con una forte pressione peronosporica sono caratterizzate dalle piovosità che si verificano nei mesi di maggio e giugno per i primi trapianti e nella rottura dell'estate a partire da metà agosto per i trapianti tardivi. Al momento non sono stati ancora segnalati attacchi di peronospora in campo. Condizioni favorevoli allo sviluppo della malattia si sono verificate nelle piogge di aprile, sicuramente non su pomodoro ma su patata".
Anche in Puglia e in Campania il quadro attuale appare sotto controllo: il clima si è mantenuto asciutto e non si sono create, finora, le condizioni favorevoli allo sviluppo della malattia.
Eppure, la pressione della malattia negli ultimi anni è aumentata, in conseguenza ai cambiamenti climatici e all'aumento della piovosità in determinati periodi dell'anno, come conferma lo stesso Bugiani. "L'esempio più eclatante - racconta - si è avuto l'anno scorso nel distretto di Parma e Piacenza, dove le intense piogge di luglio e agosto hanno portato a controllare difficilmente la malattia. Le varietà tolleranti la peronospora (quando impiegate) stanno tuttavia contribuendo a mantenere la pressione della malattia più bassa e ad agevolare le strategie di difesa impiegate".
E in Campania cos'è successo negli ultimi anni?
"Nel 2024 c'è stato nell'areale a Nord di Napoli e nel Casertano (zone di coltivazione del pomodoro da industria) presenza diffusa della malattia con sintomi variabili a seconda delle varietà. La pressione della malattia è andata crescendo con l'instaurarsi di condizioni climatiche favorevoli con conseguente crescita di difficoltà di controllo soprattutto nel biologico", spiega Flavia Grazia Tropiano.
In Puglia invece negli ultimi anni non c'è stato un grosso problema di peronospora, tranne nel 2023: "Abbiamo avuto maggio e giugno molto piovosi, dove c'erano le condizioni favorevoli allo sviluppo della malattia. In più, spesso non si riusciva ad entrare nei campi per effettuare i trattamenti fitosanitari e su qualche campo è partita l'infezione. Qualche problema si riscontra anche a settembre, dove nonostante il clima più freddo capita spesso che la foglia resti bagnata o che l'agricoltore tenda a trattare di meno per evitare residui di prodotti fitosanitari sul frutto. Perciò può capitare che in qualche campo, in prossimità della raccolta, si verifichi qualche evento di peronospora", racconta Mario Cardone.
Strategie di difesa: prevenzione e Dss
Gli agricoltori intanto si preparano ad affrontare la stagione fitosanitaria con una strategia di difesa che, come spiega Riccardo Bugiani, si basa su 5 punti chiave:
- la pressione infettiva della malattia e le condizioni climatiche predisponenti, da valutare anche attraverso i modelli previsionali che aiutano a prendere decisioni opportune;
- la fase fenologica suscettibile della pianta, in particolare la chiusura sulla fila e tra le file, dove si possono creare microclimi favorevoli allo sviluppo del patogeno;
- l'accrescimento della vegetazione, che rende necessario intensificare i trattamenti o ricorrere a formulati translaminari o sistemici, poiché i prodotti di copertura non proteggono la nuova vegetazione;
- la presenza concomitante di altre patologie, come alternaria e batteriosi;
- la conoscenza dei principi attivi, delle loro proprietà e del rischio di selezione di ceppi resistenti.
In ogni caso, la difesa deve essere di tipo preventivo, intervenendo prima che si manifestino i sintomi. L'intervento va pianificato quando i parametri ambientali diventano favorevoli all'infezione. In questo senso, i bollettini territoriali e soprattutto i Sistemi di Supporto alle Decisioni (Dss) giocano un ruolo centrale, fornendo indicazioni puntuali sul rischio reale presente in campo.
Anche in Campania si lavora con strumenti previsionali. "Gli agricoltori possono utilizzare i dati meteorologici messi a disposizione dalle capannine installate sul territorio (anche della rete regionale). Ultimamente si stanno diffondendo i Dss. Per il pomodoro da industria viene seguito il Disciplinare del Bacino Centro Sud che è conforme ai disciplinari di Campania, Basilicata, Puglia e Molise", spiega Flavia Grazia Tropiano.
Sulla scelta dei prodotti, Mario Cardone precisa: "La strategia è variabile, e il principio attivo adottato varia in base alla fase fenologica. In questa prima fase, dopo il trapianto, si usano prodotti rameici di contatto, che oltre a controllare la peronospora possono controllare anche batteriosi e altre patologie.
Durante lo sviluppo della pianta bisogna utilizzare prodotti sistemici in grado di coprire al meglio la coltura. Una volta che la pianta ha finito il suo accrescimento e inizia a sviluppare i frutticini, si usano generalmente prodotti citotropici o dei prodotti che si legano alle cere della bacca del pomodoro riuscendo a contrastare questa patologia. Generalmente alcuni di questi prodotti hanno effetti non solo sulla peronospora, ma anche sull'alternaria che in quella fase del ciclo inizia a essere più preoccupante".
La difesa efficace dalla peronospora passa anche dalla prevenzione agronomica. Eliminare i residui vegetali infetti, eseguire ampie rotazioni colturali, utilizzare piantine certificate prive di sintomi sono azioni chiave. Inoltre, è consigliabile evitare l'irrigazione a pioggia, preferendo quella a manichetta per non bagnare la parte aerea della pianta. Va calibrata correttamente la concimazione, evitando eccessi di azoto che favoriscono una vegetazione troppo fitta e un ambiente umido tra le foglie. In biologico, si raccomanda di ridurre la densità di trapianto per migliorare il passaggio d'aria.
La difesa fitosanitaria nella pratica
Anche Paolo Borsa di Syngenta sottolinea come la pressione del patogeno è aumentata negli ultimi anni, complice una maggiore piovosità.
"La peronospora rimane una delle malattie chiave del pomodoro da industria. Lo è sempre stata ma negli ultimi anni lo sta diventando ancora di più. Si tratta di un oomicete quindi il suo sviluppo va di pari passo con la presenza di acqua. In più la pioggia porta di per sé anche una impraticabilità dei campi e questo rende ulteriormente difficile la gestione della difesa fitosanitaria".
Borsa continua: "Una difesa fatta male, complicata o addirittura non fatta determina danni quantitativi rilevanti. L'anno scorso in Italia, e soprattutto al Nord, c'è stata una contrazione nei quantitativi di tonnellate prodotte quasi tutte imputabili a peronospora".
Qual è il momento giusto per fare i trattamenti fitosanitari?
Secondo Syngenta i trattamenti iniziano già dal post trapianto. "Il momento giusto può essere durante lungo tutta la stagione produttiva del pomodoro perché la malattia si può presentare dal post trapianto fino al pre raccolta".
Borsa descrive una strategia che segue tutte le fasi fenologiche della coltura: "Nelle prime fasi post trapianto si usano prodotti di copertura multisito, per poi passare subito ai sistemici, che penetrano nei tessuti e proteggono la pianta dall'interno. In questa fase lo sviluppo del pomodoro è velocissimo, quindi serve un'azione sistemica per accompagnare lo sviluppo. Quando inizia la fioritura e la formazione dei frutti si passa ai prodotti citotropici, in grado di legarsi alle cere della bacca e proteggerla efficacemente. Mano a mano che le bacche si formano, si continua con prodotti citotropici eventualmente abbinati a principi attivi efficaci anche su alternaria. Infine, a ridosso della raccolta, si utilizzano prodotti rameici o nuovi prodotti biologici (es. Bacillus amyloliquefaciens), che hanno la caratteristica di non lasciare residui sulle bacche e favoriscono una maturazione uniforme".
Nel dettaglio, Syngenta propone per il post trapianto i prodotti della linea Coprantol a base di rame a cui si è aggiunto di recente, a seguito dell'articolo 53, Romeo un induttore di resistenza contenente cerevisiane. In copertura si passa al fungicida sistemico Ridomil Gold R a base di metalaxil-M e rame. Per proteggere le bacche c'è la linea Pergado a base di mandipropamid (come Pergado R, Pergado Veg e Pergado SC) a cui si aggiungono anche i prodotti Orondis (principio attivo oxathiapiprolin) e Ortiva contenente azoxystrobin, quest'ultimo efficace anche contro alternaria. In fase terminale si torna alla linea rameica con i prodotti Coprantol, abbinati o meno al recente Taegro (B. amyloliquefaciens, ceppo FZB24) in grado di controllare oidio e alternaria, sia come fungo che attraverso le tossine prodotte.
(Fonte: Syngenta)
Alla base del supporto offerto da Syngenta c'è la presenza tecnica diretta sul territorio. "I nostri tecnici lavorano direttamente nelle aziende che producono pomodoro da industria sia al Nord, negli areali classici produttivi come Parma, Piacenza e Ferrara, ma anche al Sud, in Puglia e in Campania. L'altro valore aggiunto è che offriamo tante soluzioni che permettono di coprire il ciclo culturale del pomodoro durante tutto l'anno. Quindi, siamo in grado di supportare la difesa dalla peronospora in ogni fase del ciclo produttivo".
L'offerta dell'azienda si è ampliata anche sul fronte delle biosoluzioni. Ce lo spiega Paolo Borsa che dice: "Da qualche anno abbiamo istituito in azienda la sezione cosiddetta Biologicals per cui si intende sia biocontrollo, ma anche biostimolazione. Noi portiamo in campo non solo la difesa chimica tradizionale, ma anche prodotti biologici e un amplissimo panorama di biostimolazione che è nato dall'acquisizione dell'azienda Valagro di qualche anno fa. Si tratta di prodotti che si usano per migliorare i processi naturali delle piante, a beneficio dell'efficienza nell'uso dei nutrienti, della tolleranza agli stress abiotici, della qualità del raccolto e della disponibilità di nutrienti".
Un'ultima frontiera riguarda gli strumenti digitali. "C'è questo nuovo strumento che si chiama INTERRA® Scan, un sensore abbinato a una piattaforma digitale che, montato su un trattore o su un quad, permette una veloce lettura delle caratteristiche del terreno fornendo mappe del suolo dettagliate e di alta definizione. Può essere un grande aiuto per i produttori di pomodoro perché possono utilizzarlo prima del trapianto, ottenendo informazioni dettagliate sulla struttura del suolo, sul pH, sui macro e micronutrienti e sul carbonio, nonché l'altitudine e l'acqua disponibile per le piante. In questo modo l'azienda può regolare meglio la gestione agronomica di quel campo sapendo esattamente cosa applicare, dove e quanto", conclude Paolo Borsa.