2025
23

Vite, la cicalina africana risale lo Stivale. Come riconoscerla e gestirla

Una volta presente solo in Sardegna, oggi Jacobiasca lybica è endemica in Sicilia, Calabria e in alcune aree della Puglia. È probabile che l'espansione territoriale continui, con ricadute negative sulla gestione fitosanitaria del vigneto. Ecco come riconoscere la cicalina africana della vite e quali strategie di contenimento si possono adottare

cicalina-africana-vite-tarricone-CREA-1200x800.jpg

Danni da cicalina africana della vite

Fonte immagine: Luigi Tarricone del Crea

Jacobiasca lybica, conosciuta come cicalina africana della vite, è un insetto fitofago originario del bacino del Mediterraneo e del Medio Oriente, dove si sviluppa a danno di numerose piante coltivate, come ad esempio il cotone e anche la vite.

 

La sua presenza è stata segnalata da anni in Sardegna e poi in Sicilia e oggi preoccupa seriamente anche la viticoltura pugliese. "È ormai stabile nelle province di Brindisi e Taranto, in particolare nei vigneti di Primitivo di Manduria", ci spiega Luigi Tarricone, ricercatore del Crea, Centro di Ricerca Viticoltura ed Enologia di Turi (Bari). "Negli ultimi anni la sua presenza si è intensificata grazie a condizioni climatiche sempre più favorevoli, trattandosi di una specie termofila".

 

A differenza di Scaphoideus titanus, vettore della flavescenza dorata, Jacobiasca lybica non trasmette fitoplasmi, ma ciò non ne riduce l'importanza fitosanitaria. I danni provocati dal suo apparato boccale pungente-succhiante possono essere ingenti, con perdita di capacità fotosintetica delle foglie, filloptosi e produzione di uva scarsa e di qualità non ottimale.

 

Si tratta di una specie che può arrecare danni anche seri al vigneto se non viene controllata efficacemente, attraverso una sua gestione integrata. E tutto lascia supporre che l'areale di interesse, complice anche i cambiamenti climatici, si espanderà nei prossimi anni.

 

La cicalina africana della vite sta espandendo il suo areale di diffusione

La cicalina africana della vite sta espandendo il suo areale di diffusione

(Fonte foto: Luigi Tarricone del Crea)

 

Biologia e comportamento: un ciclo rapido e continuo

La cicalina africana ha un ciclo vitale molto attivo: sverna come adulto su piante spontanee o colture perenni nelle vicinanze dei vigneti e, con l'arrivo della primavera, le femmine depongono le uova sulla pagina inferiore delle foglie, lungo la nervatura centrale. Da queste uova nascono le neanidi, che evolvono in ninfe e poi in adulti in circa tre settimane.

 

"In Sardegna e Sicilia Jacobiasca lybica compie quattro o cinque generazioni all'anno, ma in Paesi come l'Egitto si può arrivare fino a undici. E anche in Puglia osserviamo una sovrapposizione delle generazioni che rende più difficile la sua gestione", sottolinea Tarricone.

 

I picchi di presenza in vigneto si registrano in genere tra agosto e settembre, ma gli adulti possono essere rinvenuti fino a dicembre, in particolare nelle annate più calde e asciutte.

 

Esemplari di cicalina africana della vite sulla pagina inferiore di una foglia

Esemplari di cicalina africana della vite sulla pagina inferiore di una foglia

(Fonte foto: Antonio Guario di Agrolab)

 

Danni diretti ed effetti sulla qualità dell'uva

I danni causati da Jacobiasca lybica derivano dalla sua attività trofica diretta, che avviene sulla pagina inferiore delle foglie. "Gli adulti e le forme giovanili perforano i tessuti fogliari con il loro stiletto iniettando una saliva fitotossica che altera il funzionamento dei vasi linfatici".

 

Già con la presenza di 0,5-1 ninfa per foglia, i danni sono visibili. Inizialmente si ha una clorosi puntiforme intorno al luogo in cui staziona la cicalina per nutrirsi. Successivamente si può osservare un accartocciamento dei lembi fogliari, che necrotizzano. Si può anche avere un ispessimento della lamina fogliare e un cambio di colorazione: nei vitigni a bacca rossa le foglie diventano rosse, mentre in quelli a bacca bianca si ha un ingiallimento.

 

Si ha dunque una diminuzione della capacità fotosintetica della vite e, se la presenza della cicalina è elevata, si può avere una caduta precoce delle foglie, con ricadute pesanti sulla produttività d'uva.

 

Dati di campo dimostrano che se l'attacco è precoce e interessa oltre il 75% della chioma, si verifica una diminuzione dell'accumulo di zuccheri, con un calo fino a 2 gradi Brix e una ridotta maturazione dei grappoli.

 

Il ruolo centrale del monitoraggio

La gestione efficace della cicalina africana parte da una sola parola chiave: monitoraggio. "L'uso di trappole cromotropiche gialle è il primo campanello di allarme, in quanto indica la presenza degli adulti in vigneto. Ma serve poi una osservazione diretta delle foglie, alla ricerca delle cicaline, perché non c'è una correlazione diretta tra catture e densità di popolazione in campo", spiega Luigi Tarricone.

 

Il campionamento va effettuato tra il quinto e l'ottavo nodo, sulla fascia mediana della chioma, con una soglia di intervento indicativa tra 0,5 e 1 neanide per foglia, variabile a seconda della cultivar e delle condizioni ambientali. In aziende biologiche, Tarricone suggerisce anche l'impiego di fasce collanti gialle posizionate sotto il filo dell'irrigazione come metodo di cattura massale, utile a ridurre la popolazione nelle prime fasi.

 

Una trappola cromotropica gialla per il monitoraggio delle popolazioni di cicalina africana della vite

Una trappola cromotropica gialla per il monitoraggio delle popolazioni di cicalina africana della vite

(Fonte foto: Luigi Tarricone del Crea)

 

Trattamenti insetticidi, ma non solo

Quando le soglie vengono superate, è necessario intervenire. Nella difesa integrata sono autorizzate sostanze come acetamiprid, flupyradifurone o lambda-cialotrina, efficaci contro le cicaline in senso lato. "Queste molecole vanno applicate preferibilmente al mattino presto, quando l'insetto è meno mobile, e devono raggiungere la pagina inferiore delle foglie", sottolinea Luigi Tarricone.

 

In biologico, invece, si sono dimostrati efficaci:

  • piretro naturale, anche in miscela con coadiuvanti (per esempio sorbitan mono oleato etossilato),
  • sali potassici di acidi grassi,
  • nematodi entomopatogeni, come Steinernema carpocapsae.

 

"Nel 2024 abbiamo testato in Puglia i nematodi, con ottimi risultati. Abbiamo osservato un abbattimento della popolazione del 98-100% con due soli trattamenti, combinati con le fasce collanti", racconta il ricercatore.

 

Controllo biologico

Controllo biologico

(Fonte foto: Luigi Tarricone del Crea)

 

Cicalina africana della vite: uno scenario in evoluzione

Gli agricoltori devono mettere in conto che la presenza della cicalina africana è destinata a estendersi progressivamente verso Nord, complice il cambiamento climatico. "La sua espansione geografica non è una possibilità remota, ma una tendenza in atto e l'unico modo per farsi trovare preparati è attuare un monitoraggio sistematico, anche in vigneti dove oggi non si osservano danni evidenti".

 

Parallelamente, la ricerca si sta muovendo anche su strategie innovative, come la confusione vibrazionale testata su altre cicaline (per esempio Scaphoideus titanus). "Sarebbe interessante capire se anche Jacobiasca lybica comunica attraverso vibrazioni", ipotizza Tarricone, "ma per ora non abbiamo dati concreti su questo fronte".

In questo articolo

Suggerimenti? Pensi che le informazioni riportate in questa pagina siano da correggere? Scrivici per segnalare la modifica. Grazie!

I nostri Partner

I partner sono mostrati in funzione del numero di prodotti visualizzati su Fitogest nella settimana precedente

Fitogest® è un sito realizzato da Image Line®
® marchi registrati Image Line srl Unipersonale (1990 - 2025)

Utilizzare i prodotti fitosanitari con precauzione. Prima dell'uso leggere sempre l'etichetta e le informazioni sul prodotto. Si raccomanda di porre la dovuta attenzione alle frasi ed ai simboli di pericolo che compaiono nell'etichetta ministeriale.