Flavescenza dorata, dieci consigli per il controllo della cicalina
La flavescenza dorata è una malattia che causa seri danni alle viti e può diffondersi velocemente in vigneto. Per contrastare la sua avanzata serve limitare la presenza del suo vettore, la cicalina della vite. Insieme ad Enrico Marchesini di Agrea cerchiamo di capire come controllare l'insetto in dieci mosse

Un esemplare di Scaphoideus titanus su vite
Fonte immagine: Fondazione Edmund Mach
Dopo un periodo di forte espansione, la diffusione della flavescenza dorata sembra avere subìto un rallentamento grazie all'attività di contenimento messa in atto dai viticoltori del Nord Italia, che da decenni devono convivere con questa problematica. Non bisogna però abbassare la guardia, perché la pressione del patogeno e del suo vettore è sempre costante.
La flavescenza dorata, causata da un fitoplasma che si insedia nei vasi linfatici della vite, provoca seri danni alla produzione di uva e può portare in poco tempo al deperimento delle piante. A giocare un ruolo chiave è Scaphoideus titanus, la cosiddetta cicalina della vite, un piccolo insetto originario del Nord America che succhiando la linfa dalle foglie di piante infette assume il fitoplasma, che poi rilascia nel sistema vascolare delle viti che visita successivamente.
"Nella lotta alla flavescenza dorata sono due gli elementi cardinali", ci spiega Enrico Marchesini, entomologo viticolo di Agrea che conosce bene il problema. "Da un lato il monitoraggio del vigneto, per individuare le piante malate e procedere speditamente alla loro eliminazione. Dall'altro il controllo della cicalina, che è un vettore molto efficiente, anche se non l'unico, e dunque non deve essere presente in vigneto".
Viticoltura e flavescenza dorata: focus sulla difesa
Prima di vedere nel dettaglio quali sono le azioni da mettere in campo per il controllo di questo insetto, è bene però fare il punto sul ciclo biologico di Scaphoideus titanus e sulla sua interazione con il fitoplasma della flavescenza dorata.
Chi è Scaphoideus titanus e come trasmette la flavescenza dorata
Scaphoideus titanus è stato accidentalmente introdotto in Europa nel secolo scorso, probabilmente attraverso il commercio di materiale vivaistico. Inizialmente innocuo, è diventato una minaccia per la viticoltura europea nel momento in cui ha incontrato il fitoplasma responsabile della flavescenza dorata, patogeno assente nei suoi areali originari.
Questo insetto si nutre esclusivamente sulla vite (Vitis vinifera) e ha un ciclo biologico annuale, che inizia con la schiusa delle uova svernanti, deposte l'anno precedente sotto la corteccia della vite. Le uova si schiudono tra fine maggio e inizio giugno, in base all'andamento climatico. Le neanidi (gli stadi giovanili dell'insetto) attraversano cinque età prima di raggiungere la forma adulta in luglio.
Una forma giovanile di cicalina della vite
(Fonte foto: Eppo)
Le neanidi e gli adulti si nutrono della linfa floematica, pungendo i tessuti teneri delle foglie. Questa attività non è di per sé dannosa per la pianta, ma è proprio durante la suzione che può avvenire la trasmissione del fitoplasma. "Dopo un periodo di latenza, che si è accorciato sensibilmente dagli Anni Settanta ad oggi, l'insetto adulto viene colonizzato dal fitoplasma che si insedia nelle ghiandole salivari, rendendo l'insetto in grado di trasmettere il patogeno per il resto della sua vita", sottolinea Marchesini.
Questa interazione tra vettore e fitoplasma è estremamente efficiente: una singola cicalina infetta può determinare l'inoculazione su più piante, dando origine a veri e propri focolai che si estendono rapidamente, soprattutto in vigneti trascurati o in presenza di fonti di inoculo non eliminate, come viti spontanee o abbandonate.
La fase di accoppiamento tra due adulti di S. titanus
(Fonte foto: Wikipedia)
Un decalogo per il controllo della cicalina della vite
Per contrastare efficacemente Scaphoideus titanus e limitare la diffusione della flavescenza dorata, è necessario attuare una strategia integrata, che combini buone pratiche agronomiche e interventi fitoiatrici puntuali. Grazie al supporto di Enrico Marchesini di Agrea abbiamo stilato un decalogo di azioni concrete per proteggere il vigneto.
1. Monitoraggio costante di neanidi e adulti
Da inizio giugno è indispensabile effettuare controlli visivi settimanali sulle pagine inferiori delle foglie per rilevare la comparsa degli stadi giovanili della cicalina. Le neanidi preferiscono stazionare sulle giovani foglie dei polloni, oppure su quelle dei rami striscianti.
A partire dal mese di luglio è fondamentale installare trappole cromotropiche gialle per individuare precocemente la presenza degli adulti. Questo consente di programmare correttamente eventuali ulteriori trattamenti insetticidi. Le trappole vanno disposte una all'interno del vigneto, per monitorare la popolazione residente, e una sul bordo, in modo da intercettare esemplari provenienti da campi limitrofi o da zone incolte. Le trappole vanno sostituite ogni due settimane circa.
2. Almeno due trattamenti insetticidi
Le regioni diramano bollettini periodici per aggiornare i viticoltori sugli interventi insetticidi obbligatori da effettuare in vigneto. Per chi opera in convenzionale sono previsti due trattamenti, uno a fine giugno e uno nel mese di luglio. Il primo serve a colpire gli insetti nei primissimi stadi di sviluppo, quando sono più sensibili, mentre il secondo è utile per intercettare gli esemplari sfuggiti al primo trattamento e le nascite scalari. Per i vigneti in biologico, invece, i trattamenti sono tre.
Foglia di vite con evidenti sintomi di flavescenza dorata
(Fonte foto: Alberto Materazzi, Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali dell'Università di Pisa)
"Come Consorzio per la Tutela del Franciacorta noi emaniamo periodicamente, anche due volte alla settimana, i nostri bollettini, dove riportiamo indicazioni sullo stadio di sviluppo di Scaphoideus titanus ed eventuali trattamenti suggeriti", ci racconta Flavio Serina, responsabile dell'Ufficio Ricerca e Sviluppo del Consorzio Franciacorta, una eccellenza quando si parla di gestione dei giallumi della vite. Consorzio che ha in essere diverse collaborazioni di ricerca, non solo con Agrea, ma anche con diverse università.
"Grazie questa attività, la presenza della cicalina nel comprensorio è mantenuta sempre molto bassa. Oltre ad avere un monitoraggio attento del territorio, l'altro aspetto vincente è avere aziende che operano in maniera tempestiva e coscienziosa".
3. Mai abbassare la guardia
Se le trappole cromotropiche rivelano la presenza di adulti in vigneto anche successivamente ai trattamenti, è bene intervenire per impedire che si instauri una popolazione di cicaline che può potenzialmente diffondere l'infezione.
Questo è vero soprattutto nella fase finale della stagione, dopo la vendemmia. In questo momento l'attenzione sul vigneto cala ed è in questa fase che le cicaline, provenienti magari da vigneti vicini o incolti, possono diffondersi tra le viti aumentando la probabilità di contagio. Basti pensare che una femmina può arrivare a deporre fino a cento uova circa.
Adulti di S. titanus su una trappola cromotropica
(Fonte foto: Enrico Marchesini, entomologo viticolo di Agrea)
4. Scelta oculata degli insetticidi
Per il controllo della cicalina, che staziona sulla pagina inferiore delle foglie e non sempre è facilmente raggiungibile dalla miscela fitoiatrica, è bene optare per un prodotto sistemico nel primo trattamento. "Sivanto® Prime è un insetticida innovativo a base di flupyradifurone, una sostanza attiva ad azione sistemica che agisce in pochi minuti”, ci spiega Marco Grandin, tecnico di Bayer. "L'insetto colpito smette di nutrirsi immediatamente e questo rappresenta un grande vantaggio, in quanto impedisce alla cicalina di trasmettere la flavescenza".
Come secondo trattamento si può invece optare per un prodotto abbattente. "Noi proponiamo Decis® Evo, il nostro storico insetticida a base di deltametrina, che grazie alla sua formulazione unica ha il grande pregio di garantire un controllo ottimale dell'insetto".
5. Trattamenti alle ore più fresche della giornata
I trattamenti dovrebbero essere eseguiti nelle prime ore del mattino o al tramonto, quando la temperatura è più bassa e la mobilità dell'insetto è ridotta. Inoltre, è bene non trattare dopo temporali o operazioni colturali come la potatura verde. Occorre infatti dare tempo alle neanidi eventualmente cadute al suolo di risalire lungo il tronco e posizionarsi sulla chioma, dove poi possono essere raggiunte dal trattamento.
6. Ugelli a cono pieno o a doppio ventaglio
Per una copertura uniforme della vegetazione, soprattutto della pagina inferiore delle foglie, si consiglia l'uso di ugelli a cono pieno o a doppio ventaglio, che garantiscono una bagnatura più omogenea. Occorre poi aprire anche gli ugelli inferiori, in modo da bagnare il tronco e i polloni.
È poi consigliabile avere una parete fogliare leggera, arieggiata, in modo da effettuare una bagnatura a regola d'arte. Per questo occorre dosare correttamente i concimi azotati e procedere con uno sfoltimento della chioma.
Ciclo biologico dello Scaphoideus titanus
(Fonte foto: Servizio Fitosanitario Regione Emilia Romagna)
7. Volume d'acqua adeguato
Ogni tipologia di irroratrice ha un suo volume d'acqua indicato, che deve comunque essere sufficiente a bagnare completamente la chioma. Per gli atomizzatori tradizionali si consiglia di non scendere sotto gli 800 litri di acqua ad ettaro e di mantenere velocità di avanzamento limitate, non superiori a 5 chilometri orari.
8. Eliminazione delle piante infette
Le viti che presentano sintomi conclamati devono essere estirpate tempestivamente, tagliando il ceppo alla base, e rimuovendo il legno dal vigneto, per assicurarsi che non ci siano fonti di inoculo. "Lasciare in campo una vite infetta significa esporre l'intero vigneto al pericolo di diffusione della malattia", sottolinea Marchesini. "L'intervento deve essere dunque tempestivo".
9. Controllo delle aree incolte e dei vigneti abbandonati
È indispensabile intervenire per eliminare le viti inselvatichite e per monitorare i vigneti abbandonati, che rappresentano vere e proprie riserve per la diffusione di Scaphoideus titanus e del fitoplasma della flavescenza dorata.
"Se il vigneto è circondato da un bosco o da altri vigneti, specialmente se in biologico, è sempre bene posizionare delle trappole nelle zone di confine per intercettare eventuali cicaline in entrata", spiega Enrico Marchesini.
10. Pianificare i nuovi vigneti
Per i viticoltori che si apprestano a realizzare nuovi impianti in aree in cui la flavescenza dorata è presente insieme al suo vettore, è consigliabile optare per sistemi di allevamento alti, come la pergola, che rende più difficile la risalita della cicalina. Inoltre, occorre rivolgersi a vivaisti certificati che forniscono materiale sano.
Una battaglia su due fronti
Concludendo, la flavescenza dorata è una malattia che ha un impatto potenzialmente devastante per la viticoltura e dunque non bisogna mai abbassare la guardia, adottando strategie di gestione integrata che si basino sui monitoraggi delle piante e sulla lotta alla cicalina. "Sintetizzando, per contrastare questa malattia occorre bloccare sia il pacco che il postino, eliminando quindi sia le piante malate che la cicalina", conclude Enrico Marchesini.
Contenere il diffondersi della flavescenza deve essere una priorità, per questo motivo l'agricoltore è il primo a dire #iocitengo, l'hashtag scelto da Bayer per la rubrica AgriCampus.
Bayer AgriCampus è un'iniziativa lanciata da Bayer Crop Science Italia con l'obiettivo di promuovere l'uso consapevole degli agrofarmaci.
Image Line® è partner e su AgroNotizie® ha creato una rubrica per ospitare i contributi provenienti da Bayer e dai partner di AgriCampus.
Consigli tecnici che se seguiti si traducono in vantaggi sia per l'agricoltore che per l'ambiente e i consumatori. Perché per tutti gli attori della filiera vale l'hashtag #iocitengo
Appuntamento a giugno per la nuova puntata di Bayer AgriCampus

