Nematodi, cinque consigli per una solarizzazione efficace
La solarizzazione è una tecnica utile per pastorizzare il terreno ed eliminare spore di funghi tellurici, semi di infestanti, ma soprattutto nematodi. Per avere una solarizzazione efficace, bisogna però eseguirla correttamente. Ecco dunque cinque semplici consigli per non sbagliare

Una serra con i teli per la solarizzazione al suolo
Fonte immagine: Francesco Maugeri, agronomo
Le produzioni orticole in serra sono caratterizzate da continui cicli di produzione, spesso della stessa specie, sul medesimo terreno, che a lungo andare si stanca ed è soggetto alla proliferazione di funghi patogeni e nematodi.
Queste avversità sono in grado di apportare pesanti perdite di produzione e per poterle gestire occorre adottare un approccio integrato, usando tutti gli strumenti che l'agricoltore ha a disposizione: genetiche resistenti, agrofarmaci innovativi e pratiche agronomiche, come la solarizzazione.
Proprio la solarizzazione è una tecnica sempre più utilizzata nelle coltivazioni protette per eliminare dal terreno funghi e nematodi indesiderati. "Si tratta di una tecnica efficace e sostenibile, che sfrutta il calore del sole per pastorizzare il terreno, eliminando o riducendo la pressione di funghi tellurici (come Fusarium oxysporum, Sclerotinia spp., Verticillium spp., Pyrenochaeta lycopersici, Rhizoctonia spp., Phytophthora capsici) e di nematodi, come quelli galligeni, che causano gravi perdite di produzione", ci racconta Francesco Maugeri, agronomo siciliano molto seguito sui social, dove firma i suoi contenuti come Agronomik.
Solarizzazione: cos'è e come si esegue in modo corretto
La solarizzazione prevede di stendere al suolo, in serra, dei film plastici che, intrappolando il calore del sole, portano ad un aumento delle temperature nel terreno, che possono raggiungere anche i 60°C, soprattutto durante queste estati particolarmente calde. "L'attività soppressiva della solarizzazione è utile per eliminare i microrganismi indesiderati e facilitare invece l'insediamento di quelli buoni, che saranno poi utili durante la coltivazione", specifica Maugeri.
Il ricorso alla solarizzazione è il primo pilastro di una gestione integrata dei patogeni del terreno in serra, che si somma all'impiego di agrofarmaci innovativi e di portainnesti resistenti. Ma affinché sia efficace, l'agricoltore deve eseguirla a regola d'arte. Troppe volte, infatti, la solarizzazione viene effettuata in maniera raffazzonata o per periodi di tempo troppo brevi, compromettendone l'efficacia.
Ecco dunque cinque consigli per eseguire una solarizzazione a regola d'arte.
Uno: scegliere i teli giusti e chiudere la serra
Per ottenere temperature elevate nel terreno è necessario utilizzare film plastici specifici per la solarizzazione, in genere in polietilene, EVA o PVC, capaci di trattenere la radiazione infrarossa. Non basta un semplice film plastico, ma servono dunque teli termici, ottenuti con tecnologie in grado di trattenere la radiazione infrarossa nei primi strati di suolo.
È inoltre importante evitare la formazione di condensa sul lato interno del telo, poiché le gocce riflettono la luce solare e riducono il riscaldamento. Per questo esistono materiali trattati chimicamente per limitare il problema. Inoltre, chiudere la serra durante tutto il periodo del trattamento è fondamentale per massimizzare l'accumulo di calore.
"Il telo deve essere interrato ai bordi della serra, in modo che il calore rimanga intrappolato all'interno e non fuoriesca dai lati", specifica Francesco Maugeri. "Dobbiamo pensare di avvolgere il suolo come in una coperta, evitando assolutamente strappi o aperture".
Due: preparare bene il terreno e irrigarlo a fondo
Un terreno lavorato correttamente, livellato e privo di residui grossolani, favorisce una migliore diffusione del calore. Prima della posa del telo è essenziale irrigare abbondantemente il suolo per portarlo a saturazione, soprattutto nei terreni sabbiosi. L'acqua, infatti, agisce da volano termico e permette al calore di penetrare in profondità, aumentando l'efficacia della solarizzazione.
"Il vapore che si forma nel suolo raggiunge temperature elevate, che pastorizzano il terreno. Bisogna però ricordarsi di non accendere mai l'irrigazione dopo che si sono posati i teli, in modo da non raffreddare il suolo", sottolinea Maugeri.
Tre: integrare la sostanza organica
Per potenziare l'effetto disinfestante si può arricchire il suolo con sostanza organica, come letame ben maturo, pellet di brassicacee o piante da sovescio interrate poco prima della posa del telo. Questa pratica, detta biosolarizzazione, stimola la produzione di composti volatili (acidi grassi, ammonio, polifenoli, isotiocianati) che hanno un effetto biocida e migliorano la struttura del suolo, favorendo anche lo sviluppo di microrganismi utili.
"I terreni sotto serra sono spesso stanchi a causa dei ripetuti cicli di produzione. Per questa ragione occorre cercare di ridare sostanza organica, ricordando che un suolo vitale e in equilibrio è il primo baluardo contro la proliferazione di microrganismi patogeni dannosi per le colture", raccomanda Maugeri.
Galle radicali causate da nematodi
(Fonte Foto: Stefano Sacchi, nematologo del Servizio Fitosanitario della Regione Lombardia)
Quattro: dare tempo alla solarizzazione
Per essere efficace la solarizzazione deve durare minimo cinque-sei settimane, ma è consigliabile prolungarla fino a dieci-dodici settimane. La cosa ottimale sarebbe infatti quella di lasciare i teli al suolo nei mesi di maggio, giugno e luglio, quando le temperature sono elevate e la produzione in serra non è nel suo vivo. Solo così è possibile raggiungere le somme termiche necessarie per eliminare o ridurre significativamente la carica patogena nel terreno, soprattutto nei primi 30-40 centimetri di profondità, dove si sviluppano le radici delle orticole.
"Molti agricoltori fanno solarizzazioni lampo, che tuttavia sono poco efficaci", sottolinea Francesco Maugeri. "Bisogna resistere all'istinto di tornare subito in produzione, per non rischiare magari di perdere la manodopera, e lasciare al sole il tempo di disinfettare il terreno".
Cinque: monitorare le temperature con strumenti dedicati
Per valutare l'efficacia della solarizzazione è utile installare nel terreno dei sensori come Nematool, un dispositivo sviluppato da Bayer che misura le temperature nel suolo e calcola le somme termiche raggiunte.
"Lo strumento fornisce dati precisi in tempo reale, indicando se la temperatura è sufficiente per inattivare i patogeni", ci spiega Salvatore Inchisciano, Campaign Activation specialist di Bayer. "Inoltre, grazie alla sua interfaccia digitale Nematool consente di pianificare la durata ottimale della solarizzazione in base alle condizioni in serra, aiutando gli agricoltori a prendere decisioni basate su dati concreti e ad evitare trattamenti inefficaci".
Nematool è un sensore da applicare al suolo
(Fonte foto: AgroNotizie®)
Lo strumento Nematool, che deve essere inserito nel terreno al centro della serra, è dotato di un software, un Dss, che supporta anche l'agricoltore nel posizionare al momento migliore gli agrofarmaci nematocidi. Nel portafoglio di Bayer sono infatti presenti Velum® Prime e Bioact® Prime DC. Il primo è un adulticida a base di fluopyram che, distribuito in manichetta, viene assorbito dalle piante e le protegge anche dall'oidio. Mentre il secondo è un ovicida di origine naturale, a base del fungo Paecilomyces lilacinus, che elimina le uova di nematode dal terreno.
Solarizzazione, mai andare di fretta
La solarizzazione è una tecnica potente e sostenibile per la difesa del suolo in serra, ma richiede precisione, tempismo e soprattutto pazienza per essere davvero efficace. Quando eseguita correttamente, non solo consente di ridurre la pressione di nematodi e patogeni tellurici, ma contribuisce anche a migliorare la salute complessiva del suolo e la produttività colturale.
In un contesto agricolo sempre più attento alla sostenibilità e ad un uso oculato degli agrofarmaci, la solarizzazione rappresenta dunque un alleato prezioso per le produzioni moderne. Per questo motivo è l'agricoltore il primo a dire #iocitengo, l'hashtag scelto da Bayer per la rubrica AgriCampus.
Bayer AgriCampus è un'iniziativa lanciata da Bayer Crop Science Italia con l'obiettivo di promuovere l'uso consapevole degli agrofarmaci.
Image Line® è partner e su AgroNotizie® ha creato una rubrica per ospitare i contributi provenienti da Bayer e dai partner di AgriCampus.
Consigli tecnici che se seguiti si traducono in vantaggi sia per l'agricoltore che per l'ambiente e i consumatori. Perché per tutti gli attori della filiera vale l'hashtag #iocitengo
Appuntamento a luglio per la nuova puntata di Bayer AgriCampus

