2025
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Smart spraying, come ridurre la deriva e migliorare la difesa

La maggior parte delle irroratrici che opera in campagna non è in grado di modulare l'applicazione dei prodotti fitosanitari sulla realtà di campo. Usando attrezzature smart è invece possibile ridurre la deriva e avere una difesa più efficace

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La tecnologia può rendere la distribuzione di agrofarmaci più sostenibile (Foto di archivio)

Fonte immagine: © Countrypixel - Adobe Stock

Quando un agricoltore entra in campo per trattare una coltura dovrebbe, per legge, tarare la propria attrezzatura per adattarla alla realtà di campo. Se, ad esempio, si deve irrorare un vigneto, un conto è trattare ad aprile, quando ci sono poche foglie, un conto invece è intervenire ad agosto, con la parete fogliare ben sviluppata. E ovviamente è differente entrare in un vigneto ad alberello a Pantelleria, piuttosto che in uno a tendone in Trentino.

 

Tarare una macchina spesso però non è facile ed è complesso gestire la variabilità all'interno di uno stesso appezzamento. Il risultato è che in tanti casi la miscela fitoiatrica non raggiunge il bersaglio, ma si disperde nell'ambiente, causando la deriva. Oltre all'impatto ambientale, si somma il fatto che la coltura può non ricevere la corretta quantità di prodotto utile alla difesa e dunque l'efficacia del trattamento decresce.

 

Proprio per superare queste problematiche, nel corso degli anni le aziende e le università hanno sviluppato delle soluzioni di irrorazione maggiormente rispettose dell'ambiente e che assicurano una difesa a regola d'arte. Parliamo in particolare di attrezzature See&Spray, di macchine a recupero e di droni.

Quali sono le ultime tecnologie sviluppate in questo campo?

Smart spraying: vedo quindi tratto

Per capire quali sono le ultime tecnologie sviluppate in questo campo siamo stati presso il Dipartimento di Scienze Agrarie ed Ambientali (Disaa) dell'Università degli Studi di Milano, dove abbiamo incontrato Davide Facchinetti, professore di meccanica agraria che da anni lavora nel mondo dell'irrorazione.

 

"Oggi i trattamenti avvengono considerando il vigneto o il frutteto come un ambiente omogeneo nello spazio e nel tempo, ma così non è", ci spiega Facchinetti. "L'uso di sensori, montati direttamente sulle macchine irroratrici, consente invece di modulare la diffusione della miscela fitoiatrica a seconda del bersaglio".

 

Questo approccio viene denominato See&Spray, ovvero "vedo e spruzzo". Sul prototipo sviluppato dal Disaa, ad esempio, sono montati dei Lidar, dei sensori laser che ricostruiscono digitalmente il vigneto intorno al mezzo e modulano l'apertura degli ugelli (e la modulazione della loro portata tramite valvole PWR) sulla base della forma e dello spessore della chioma da trattare. Se la vite ha poche foglie si apriranno solo alcuni ugelli, se invece la parete è ben sviluppata si apriranno tutti. E in caso di fallanze gli erogatori rimarranno chiusi.

 

Il rover sviluppato dal Disaa si muove autonomamente in frutteto ed è in grado di misurare, tramite Lidar, lo sviluppo della parete fogliare e di modulare la quantità di miscela irrorata

Il rover sviluppato dal Disaa si muove autonomamente in frutteto ed è in grado di misurare, tramite Lidar, lo sviluppo della parete fogliare e di modulare la quantità di miscela irrorata

(Fonte foto: Davide Facchinetti, professore di meccanica agraria presso il Dipartimento di Scienze Agrarie ed Ambientali dell'Università degli Studi di Milano)

 

"Il bello di questa macchina è che il trattorista non deve fare nulla, poiché tutte le regolazioni sono gestite dall'irroratrice", spiega Davide Facchinetti. "Il risultato è una drastica riduzione della deriva e un aumento dell'efficacia del trattamento".

 

Un concetto simile riguarda le irroratrici a barra. In questo caso la deriva è limitata di per sé, ma trattando omogeneamente il terreno si ha una dispersione di prodotto al suolo, in aree in cui la coltura è assente (ad esempio dopo la semina o il trapianto).

 

Anche in questo caso esistono delle attrezzature, già in commercio, che grazie a dei sensori "vedono" dove è posizionata la coltura sul campo e trattano di conseguenza, evitando che la miscela fitoiatrica finisca al suolo. Nel caso del diserbo, invece, la barra smart riconosce la malerba e tratta solo quella, senza coinvolgere la coltura o disperdere prodotto al suolo.

 

L'irroratrice MagicSprayer, frutto della ricerca di Bayer, consente di applicare i prodotti erbicidi in maniera mirata. In Italia l'attrezzatura non è ancora in commercio

L'irroratrice MagicSprayer, frutto della ricerca di Bayer, consente di applicare i prodotti erbicidi in maniera mirata. In Italia l'attrezzatura non è ancora in commercio

(Fonte Foto: Tommaso Cinquemani - AgroNotizie®)

 

Se questi sistemi sono già sul mercato, sono ancora in fase di sviluppo irroratrici in grado di individuare i sintomi di una malattia e di trattare solo le piante malate. In questo caso i sensori (multispettrali o iperspettrali) sull'irroratrice individuano le piante e trattano solamente quelle che sono colpite da un patogeno.

 

"Con i sensori iperspettrali siamo potenzialmente in grado di individuare una pianta oggetto di un attacco fungino prima che ci siano sintomi visibili. In questo modo può essere trattata precocemente, in modo molto efficace e sostenibile", sottolinea Facchinetti.

 

Macchine a recupero: meno sprechi, più efficienza

Una tecnologia ormai rodata è quella delle macchine a recupero, irroratrici dotate di pannelli scavallanti che sono in grado di recuperare fin quasi al 100% della miscela fitoiatrica che non raggiunge il bersaglio, ma rischia di disperdersi in ambiente.

 

"Sono attrezzature molto efficienti, che tuttavia risentono di un problema non di poco conto: oltre alla miscela le ventole aspirano anche polvere, spore fungine e uova di insetti, che poi tornano in botte per essere irrorate sulla nuova vegetazione", spiega Facchinetti. "Per evitare di diffondere malattie e insetti in vigneto, bisogna dunque sempre abbinare al prodotto fungicida un insetticida e viceversa, e questo non è ambientalmente ottimale".

 

Le macchine a recupero consentono un risparmio considerevole di miscela fitoiatrica

Le macchine a recupero consentono un risparmio considerevole di miscela fitoiatrica

(Fonte foto: Davide Facchinetti, professore di meccanica agraria presso il Dipartimento di Scienze Agrarie ed Ambientali dell'Università degli Studi di Milano)

 

In qualche vigneto e frutteto è anche possibile vedere nebulizzatori elettrostatici. In questo caso le goccioline di acqua vengono caricate elettricamente e sono quindi attratte dalla vegetazione, su cui si depositano più facilmente, diminuendo la deriva. "Questo sistema è ottimo per applicazioni su superfici bidimensionali, ma quando si ha a che fare con superfici tridimensionali, come un grappolo d'uva, si hanno dei problemi ad ottenere uniformità di deposito, ad esempio tra acini posti esternamente e internamente".

 

Drone: un alleato dal cielo

In situazioni particolari anche il drone può essere utilizzato per difendere efficacemente le colture. In risaia, come in frutteti e vigneti a forte pendenza, i velivoli senza pilota possono irrorare dall'alto le piante, senza la necessità che un trattore o un operatore entrino in campo.

 

Nei vigneti eroici, ad esempio, gli agricoltori entrano con una lancia a mano per trattare. Un'attività pericolosa e molto faticosa, che può essere agevolmente sostituita dal volo di un drone, che si può posizionare a pochi metri dalla chioma. Ha invece poco senso in campo aperto, dove una irroratrice tradizionale è sicuramente più efficiente nei trattamenti.

 

Le potenzialità del drone per l'irrorazione di alcune colture sono elevate

Le potenzialità del drone per l'irrorazione di alcune colture sono elevate

(Fonte foto: Andrea Pagliai dell'Università degli Studi di Firenze)

 

Se tutte queste soluzioni sono tecnicamente utilizzabili, a complicare il quadro ci si mette la normativa. Nel caso dei droni, ad esempio, è ancora in vigore il divieto di irrorazioni aeree con prodotti fitosanitari (anche se recentemente sono state pubblicate le linee guida per le sperimentazioni). Mentre nel caso di attrezzature smart c'è un problema di etichetta.

 

"Se sull'etichetta di un agrofarmaco c'è segnata una dose, l'agricoltore non può arbitrariamente diminuirla, anche se la sua macchina riesce a garantire un elevato livello di copertura con meno prodotto", sottolinea Davide Facchinetti. "Si tratta di una rigidità che crea non pochi problemi alle aziende più smart, che hanno attrezzature in grado di risparmiare miscela fitoiatrica".

 

Non è mai tardi per diventare smart

Le irroratrici che circolano sul nostro territorio hanno spesso molti anni sulle spalle, ma per ragioni economiche non vengono sostituite con attrezzature nuove più performanti. Se non si può cambiare la macchina, è tuttavia possibile eseguire un retrofit, applicando dei componenti che rendono smart un'attrezzatura che intelligente non è.

 

È il caso dello Spray Kit di Bayer che, grazie all'inserimento di flussimetri digitali nel circuito dell'irroratrice, è in grado di tracciare istante per istante la quantità di miscela che fuoriesce da ogni sezione della barra o dell'atomizzatore.

 

Spray Kit per una irrorazione smart

 

"I vantaggi dello Spray Kit sono innumerevoli", ci racconta Daniele Lucarelli, Climate Activation specialist di Bayer. "Prima di tutto permette un monitoraggio in tempo reale della qualità dell'applicazione e consente correzioni tempestive, aumentando o diminuendo la portata di una sezione nel caso in cui le condizioni di campo lo richiedano. Inoltre è possibile individuare velocemente malfunzionamenti, come ugelli occlusi. Infine, esportando i dati sulla piattaforma FieldView si può tenere traccia dei trattamenti eseguiti".

 

In altre parole, lo Spray Kit consente di digitalizzare l'irroratrice e tenere traccia dei dati sui trattamenti, che poi possono essere elaborati in un secondo momento. È possibile, ad esempio, consultarli nel caso si riscontrino problemi in campo, oppure usarli per mettere a confronto due strategie di difesa diverse, magari incrociando i dati con quelli provenienti da altre fonti, come le mappe di resa o gli indici di vegetazione.

 

Difesa intelligente, difesa sostenibile

Nei normali trattamenti fitosanitari una parte, anche rilevante, della miscela fitoiatrica non raggiunge il bersaglio, ma si disperde nell'ambiente. Una situazione sempre meno tollerata dall'opinione pubblica e dagli enti regolatori, a Bruxelles come a Roma. Senza contare gli effetti negativi sulla difesa che una cattiva applicazione comporta.

 

La tecnologia può aiutare le aziende agricole a gestire il problema, consentendo trattamenti efficaci e mirati, che siano in grado di salvaguardare le produzioni nel rispetto dell'ambiente in cui viviamo tutti. Per questo motivo è l'agricoltore il primo a dire #iocitengo, l'hashtag scelto da Bayer per la rubrica AgriCampus.


 

Bayer AgriCampus è un'iniziativa lanciata da Bayer Crop Science Italia con l'obiettivo di promuovere l'uso consapevole degli agrofarmaci.
Image Line® è partner e su AgroNotizie® ha creato una rubrica per ospitare i contributi provenienti da Bayer e dai partner di AgriCampus.
Consigli tecnici che se seguiti si traducono in vantaggi sia per l'agricoltore che per l'ambiente e i consumatori. Perché per tutti gli attori della filiera vale l'hashtag #iocitengo

Appuntamento a settembre per la nuova puntata di Bayer AgriCampus




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