C. dematium f. sp. truncatum e Glomerella glycines sono i due patogeni noti come principali responsabili dell'antracnosi della soia. Nella maggior parte dei casi, in italia, i danni sono attribuibili a G. glycines, mentre C. dematium var. truncata causa le infezioni in fioritura oppure nella fasi immediatamente successive. Entrambi i miceti non sono specifici della soia, riusltando invece parassiti di molte specie vegetali, leguminose e non.
Sverna nel terreno come micelio nei residui vegetali infetti o trasmettendosi da una pianta all'altra per mezzo del seme. In occasione delle infezioni secondarie le spore della crittogama germinano in presenza di uno velo di acqua, differenziando gli appressori che aderiscono alla cuticola della pianta. Sulle piante giovani, in attiva crescita, le infezioni restano latenti in quanto il micelio è confinato negli strati esterni. Giunta la fase della fioritura si ha l'esplosione della malattia, allorché il fungo riprende la sua azione, divenendo sistemico. le ife a questo punto aggrediscono il parenchima corticale, raggiungendo in breve tempo tutte le parti del vegetale. La presenza di umidità nell'aria innesca la differenziazione sugli organi colpiti degli acervuli della forma agamica del fungo, che a loro volta diffondono migliaia di spore perpetuando l'infezione. Quella descritta è l'unica modalità conosciuta di moltiplicazione di di C. dematium var. truncatum, mentre G. glycenes, il cui stadio agamico è rappresentato da Colletotrichum destructivum, mostra anche un ciclo sessuale che culmina con la formazione di periteci e ascospore. Stress idrici e squilibri nutrizionali da carenze minerali, soprattutto di calcio, o da competizione con malerbe, espongono le coltivazioni di soia agli attacchi del micete.
L'insorgere della malattia provoca nelle piante la comparsa di numerose tacche scure, delle dimensioni di 1 millimetro, distribuite irregolarmente sulla superficie del fusto, dei baccelli e dei piccioli fogliari. Le piante infette non sempre evidenziano i sintomi del contagio, rimanendo indistinguibili da quelle sane, fino al presentarsi delle condizioni ambientali favorevoli allo sviluppo degli acervuli del micete. Questi corpiccioli nerastri, erompendo dalla superficie degli organi colpiti, provocano l'aspetto maculato caratteristico. Le foglie attaccate si accartocciano per poi disseccare; se raggiunte a loro volta in maniera diretta dall'infezione, necrotizzano a livello delle nervature e del picciolo. I baccelli infetti presentano al loro interno semi piccoli e scarsi oppure, nei casi più gravi, marcescenti. I semi fungono inoltre da vettori della malattia, dando origine a piante infette. Fin dalla pre-emergenza appaiono lesioni a carico dei cotiledoni che si presentano in forma di cancri rosso-bruni. Tumori similari possono presentarsi anche sulla radichetta, sullo stelo e sulle prime foglioline: in tali casi le piantine muoiono prima o subito dopo l'emergenza. Le infezioni circoscritte ai cotiledoni cagioneranno lo sviluppo di piante all'apparenza sane ma dalla scarsa produttività.
Interrare i residui colturali; adottare ampie rotazioni colturali; impiegare seme sano o accuratamente disinfettato.
indipendentemente dalla coltura
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