Questo patogeno rappresenta una delle avversità fungine più pericolose per gli agrumi, in tutti gli areali ove avviene la loro coltivazione.
L’ospite elettivo di P. citrophtora è il limone ma non sono esenti dalle sue attenzioni anche arancio dolce, mandarino, limetta ed altri Citrus di interesse minore. L’arancio amaro presenta invece un’elevata resistenza alla crittogama.
Gli organi del sesso di questa specie sono sconosciuti.
La riproduzione avviene a mezzo di sporangi ovali o limoniformi, chiaramente papillati, della dimensione media di 35 x 50 µ; essi germinano originando da 5 a 40 zoospore.
Il micelio dà luogo anche a clamidospore rotondeggianti del diametro di circa 28 µ.
L’inizio dell’infezione è legato alla presenza di forte umidità nei pressi dei tessuti corticali suscettibili e di un favorevole livello di temperatura ambientale. La malattia compare più facilmente su piante che si sviluppano in terreni compatti o che, sistemazione non ottimale, sono soggetti a ristagni d’acqua di precipitazione irrigazione, specialmente alla base delle piante.
L’optimum termico per la malattia si attesta sui 25°C (le stagioni intermedie sono quindi le più favorevoli all’insorgere delle infezioni).
L’attacco di P. citrophtora avviene prevalentemente nella zona del colletto, propagandosi poi nelle porzioni basali del tronco e nelle parti contigue delle grosse radici. In corrispondenza delle zone colpite la corteccia necrotizza, spesso fino al cambio (unitamente ad un piccolo spessore di legno sottostante).
La porzione di corteccia (soprassuolo) colpita dissecca rapidamente, raggrinzendo ed infine fessurandosi con andamento longitudinale. La porzione interrata va in contro ad un marciume umido, a causa dell’insorgere di altri microrganismi. Gli organi legnosi dei soggetti colpiti producono gomma, anche lontano dai punti di infezione, che finirà per gemere all’esterno raggrumandosi o colando lentamente verso il basso per dare origine a copiosi depositi sul terreno (il suo colore, dapprima chiaro, vira poi al rosso-castano).
Il decorso della malattia trasforma le lesioni inziali in estensioni ipogee ed epigee della corteccia. Ad infezione avanzata la porzione basale del tronco può presentarsi completamente decorticata, con necrosi estese su tutto il fusto fino all’attaccatura delle branche principali.
Possono essere colpiti anche i frutti, sui quali compare un marciume bruno, conosciuto tradizionalmente con il termine allupatura. L’alterazione si palesa da 2-3 giorni ad una settimana dopo l’inizio dell’infezione: essa prende le forme di una leggera decolorazione, spesso in una zona rotondeggiante che rapidamente assume una colorazione bruno-scura.
I tessuti colpiti divengono molli e cedevoli, emanando un pungente e caratteristico odore di rancido.
All’impianto evitare terreni pesanti e mal drenati.
Adottare portainnesti resistenti (es. arancio amaro).
E’ da evitare l’eliminazione delle parti infette nella zona del colletto in quanto, attraverso le ferite prodotte, si esporrebbe la pianta ad attacchi di Mal secco fulminante.
Evitare ristagni idrici in prossimità del colletto.
indipendentemente dalla coltura
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