Questa malattia, causata dall’Oomicete Phytophthora cactorum, si sviluppa su numerose piante e provoca danni considerevoli sulle pomacee (melo e pero).
P. cactorum è capace di sopravvivere nel suolo per diversi anni, quando trova un ospite (pianta) vi penetra attraverso le lenticelle o ferite di qualsiasi tipo. Gli organi di propagazione di questo patogeno sono le oospore (di origine sessuale) e le zoospore (di origine asessuale). Le fonti di inoculo sono rappresentate dai frutti caduti a terra e, in generale, dal materiale vegetale infetto che rimane sul terreno. La malattia è avvantaggiata dai ristagni idrici, dai terreni asfittici e in generale da piante debilitate e sotto stress. Alcuni portinnesti risultano molto recettivi, es. M106.
Le piante colpite presentano sulla parte aerea una sintomatologia aspecifica data da un deperimento generalizzato, con foglie clorotiche e avvizzite, mentre i rametti risultano ridotti e perdono le foglie anticipatamente. Nei casi più gravi si arriva alla morte della pianta.
Le alterazioni tipiche sono visibili sul colletto dove vi sono ampie aree necrotiche e zone imbrunite, i tessuti sotto la corteccia si presentano imbruniti. Oltre il colletto possono essere colpiti anche il fusto fino ad una altezza di 10-20 cm e le radici più grosse. Il patogeno può colpire anche i frutti dove causa un marciume che in poco tempo coinvolge quasi tutto il frutto, in genere l’infezione si sviluppa sui frutti caduti a terra.
Risulta importante evitare tutte le situazioni predisponenti la malattia, partendo dalla scelta di portinnesti resistenti e evitando ristagni idrici o terreni asfittici. Per ridurre l’inoculo in campo si possono asportare i frutti caduti a terra.
indipendentemente dalla coltura
2006 - Funghi, batteri, fitoplasmi, virus. - volume secondo
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