Microrganismo in grado di attaccare numerose piante erbacee ed ortive, tra cui soia, girasole, colza, pomodoro, varie leguminose, cucurbitacee ed ombrellifere.
Vive nel terreno: gli sclerozi, strutture altamente resistenti, grazie alle quali il fungo può conservarsi allo stato latente anche per diverso tempo (anche 9-10 anni).
L'alternarsi di periodi secchi e umidi induce al contrario la devitalizzazione degli sclerozi presenti sulla superficie del suolo.
S. sclerotiorum colpisce con maggiormente gli impianti molto fitti, soprattutto se coltivati in zone umide e soggetti ad abbassamenti termici e irrigati frequentemente.
In condizioni ambientali favorevoli, gli sclerozi germinano generando un micelio in grado di attaccare i tessuti della pianta ospite o differenziando la forma sessuata, costituita da apoteci giallo-bruni a forma di coppa pedicellata.
Sugli apoteci si formano aschi contenenti ciascuno otto ascospore che, una volta mature, vengono liberate e diffuse nell'ambiente dalle correnti d'aria. La formazione degli apoteci e la successiva liberazione delle ascospore sono favorite dalle basse temperature.
Rotazioni colturali insufficienti o rotazioni con altre colture suscettibili all'attacco della crittogama aumentano il potenziale di inoculo, come pure la presenza di piante ospiti nella flora infestante.
Sulla patata il fungo inizia a parassitizzare la patata dalle foglie a contatto con il terreno, passando solo in seguito sul fusto provocando i danni più gravi. Sul fusto si formano macchie ovali, depresse e ricoperte da una muffetta bianca. Tale alterazione può successivamente estendersi all'intera circonferenza del fusto, cagionando la morte di tutti i tessuti vegetali sovrastanti.
Su pomodoro la crittogama colpisce il fusto, a livello del colletto o poco più sopra. La porzione colpita va incontro a marcescenza, assumendo un aspetto sfibrato, senza però annerire. Sulla superficie e nella regione midollare si differenzia un abbondante micelio feltroso, di colore bianco, che differenzia a sua volta numerosi sclerozi neri. La pianta colpita finisce con l'avvizzire bruscamente.
Su peperone il fungo può attaccare anche le radici.
S. sclerotiorum provoca marciumi molli del colletto, del fusto, dei rami, delle foglie e dei baccelli su piante di fagiolino, pisello e sedano; le parti attaccate si ricoprono di un feltro micelico biancastro, sul quale si differenziano poi sclerozi neri del diametro di qualche millimetro.
Nel caso dello zucchino e della carota, la malattia può interessare i frutti, specialmente sulle colture non pacciamate.
Su cucurbitacee coltivate in serra il fungo parassitizza prevalentemente le parti aeree, colpendo fusti, piccioli fogliari e frutti. L'infezione si palesa con tacche suqamose e molli, che presto si ricoprono di un denso feltro miceliale biancastro costellato da grossi sclerozi nerastri.
Anche su asparago il danno si localizza alla base dello stelo, che si ricopre della già citata muffa biancastra, provocando successivamente l'avvizzimento e la morte delle parti aeree sovrastanti.
A carico del finocchio l'infezione cagiona sulle guaine del grumolo la comparsa di macchie giallastre che in breve tempo tendono al marrone con sfumature rossastre. Queste ultime, estendendosi, si ricoprono di un micelio biancastro dapprima rado, successivamente più compatto e cosparso di sclerozi nerastri. Con il progredire dell'infezione i tessuti assumono una consistenza mucillaginosa.
Adottare sesti di impianto non troppo fitti. Curare il drenaggio del suolo. Effettuare ampie rotazioni colturali. Effettuare concimazioni azotate equilibrate.
indipendentemente dalla coltura
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