Crittogama piuttosto frequente negli areali italiani di coltivazione del pesco, in particolare nelle colline emiliane.
Il fungo differenzia una forma ascofora (Sphaerotheca pannosa var. persicae) ed una forma conidica (Oidium leucoconium).
I cleistoteci di S. pannosa sono tendenzialmente sferici, con diametro da 90 a 120 micron, prima bruni e successivamente neri, contenenti un solo asco, con ascospore unicellulari, ialine, di forma ovale (di circa 14 x 25 micron).
Le fruttificazioni di O. leucoconium sono formate da conidiofori semplici, eretti, caratterizzati apicalmente da una catena di 6-10 conidi (i distali maturi, i prossimali in via di formazione); questi, una volta maturi, sono ialini, unicellulari, di forma ovoidale, di circa 12 x 25 micron.
Il fungo si conserva da un'annata all'altra tramite micelio all'interno delle gemme e, in misura minore, attraverso le fruttificazioni ascofore. Negli areali con inverni più miti, può ibernare anche come miceli che rivestono esternamente i rami.
Con l'arrivo della stagione primaverile, la crittogama entra in contatto con gli la nuova vegetazione della pianta, originando i primi centri di infezione. Il micelio inizia il suo sviluppo sulla superficie della matrice, proiettando nelle cellule epidermiche dei semplici austori vescicolosi.
Successivamente il micelio origina delle fruttificazioni conidiche, responsabili della diffusione primaverile-estiva della malattia.
Periodi primaverili molto piovosi e periodi caldo-umidi in assenza di precipitazioni favoriscono l'insediamento e la propagazione del parassita.
Gli esiti dell'attacco della crittogama divengono palesi a primavera inoltrata, interessando foglie, rametti erbacei e frutti in via di sviluppo.
Le foglie infette presentano zone leggermente decolorate, con pagina fogliare superiore che si ricopre di una leggera efflorescenza biancastra formata dagli organi riproduttivi del parassita.
Successivamente l'alterazione si propaga all'intero lembo fogliare che si deforma, rimanendo di dimensioni più piccole del normale con portamento cadente; successivamente, le foglie più colpite finiscono per disseccare e cadere.
I rami infettati crescono in maniera stentata, ricoprendosi di uno spesso feltro miceliale, persistente anche alla loro completa lignificazione.
I frutti rimangono suscettibili all'infezione fino al raggiungimento delle dimensioni di una grossa noce; la presenza del fungo si manifesta con la presenza di macchie biancastre, tendenzialmente isodiametriche, con contorno sfumato. In ragione della precocità e dell'intensità dell'attacco, i frutti possono cadere oppure continuare il loro sviluppo. Se i frutti sopravvivono, la fruttificazione fungina tende col tempo a sparire, lasciando scoperta l'epidermide necrosata, che va soggetta a piccole spaccature.
Ricorrere a varietà poco suscettibili nelle aree a maggior rischio. Eseguire fertilizzazioni equilibrate.
indipendentemente dalla coltura
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