Questo coleottero, presente soprattutto nelle regioni settentrionali, è in grado di attaccare numerose piante, i danni sono causati sia dalle larve che dagli adulti. Gli adulti divorano le foglie di latifoglie forestali (quercia, acero campestre, carpino, faggio, castagno,ippocastano, ecc.) e piante da frutto (noce, susino, ciliegio, melo, nocciolo). Le larve invece attaccano gli apparati radicali di piante erbacee (bietola, patata, fragola, cereali, graminacee e leguminose foraggere), fruttiferi (melo in particolare), vite e di piante forestali. L’adulto, lungo circa 25-30 mm, ha il capo scuro (fornito di robuste mandibole), protorace (prima parte del torace, situato dietro la testa) nero, o a volte rossastro, ricoperto di peli corti e densi. Le elitre (ali anteriori rigide che hanno perso la loro attitudine al volo che ricoprono le ali posteriori) sono bruno-rossastre, finemente punteggiate e percorse da quattro coste, esclusa quella suturale tra le due elitre. L’ultimo segmento addominale (pigidio) è allungato, appiattito e inclinato verso il basso. La larva è di colore bianco latteo con il capo grosso e bruno-rossastro. Le zampe sono allungate e di colore giallo. L’addome è incurvato con la parte terminale ingrossata e su ogni lato di ogni segmento addominale è presente un puntino marroncino (apertura stigmatica) con contorno circolare. La larva a maturità raggiunge i 40-45 mm di lunghezza. Le uova sono di forma ovale e di colore bianco giallastro con un diametro massimo di 2,5 mm.
Il ciclo del maggiolino si compie in 4 anni tra la comparsa di una generazione di adulti e la successiva. Gli adulti, interrati a circa 25 cm di profondità, superano l’inverno e verso metà aprile-inizio maggio fuoriescono per raggiungere, volando, delle latifoglie forestali dove si alimentano per circa due settimane (tempo necessario per la maturazione dell’apparato riproduttivo). Una volta pronti per l’accoppiamento ritornano nei luoghi d’origine e le femmine depongono le uova, preferibilmente nei prati, ad una profondità di 10-25 cm. Le femmine più vigorose possono tornare nei boschi ad alimentarsi per produrre nuove uova, facendo così una seconda ovideposizione; se la stagione è molto favorevole possono verificarsi una terza e una quarta ovideposizione, con un numero di uova sempre minore. Il periodo d’incubazione dura 4-6 settimane e la comparsa delle larve avviene così in giugno-luglio. Le larve, nel primo anno, iniziano ad erodere il capillizio radicale, senza causare danni rilevanti, e a settembre, dopo la prima muta, si approfondiscono nel terreno fino a raggiungere 1m di profondità per trascorrere l’inverno. Nella primavera del secondo anno continuano la loro attività alimentare a spese dell’apparato radicale (questa volta su radici più grosse) nutrendosi fino all’autunno, dove raggiungono le dimensioni massime, per poi approfondirsi di nuovo nel terreno e trascorrere l’inverno. Nella primavera del terzo anno continuano ad alimentarsi, ma moderatamente, raggiungendo la piena maturità a fine giugno, a questo punto si approfondiscono nel terreno per compiere la metamorfosi dentro una celletta; gli adulti si forma solo dopo 7-8 settimane ma rimangono dentro la celletta fino alla primavera successiva (quarto anno).
Le larve vivono nel terreno divorando le radici di piante erbacee, fruttiferi (melo in particolare), vite e alberi forestali. I danni maggiori avvengono negli impianti situati in fondovalle a 1 km da boschi di latifoglie e nei meleti con piante innestate su portinnesti nanizzanti, dove gli apparati radicali sono ridotti e superficiali. Le piante attaccate mostrano deperimenti, scarso sviluppo, appassimenti durante l’estate e caduta anticipata delle foglie in primavera. Nei casi più gravi le piante muoiono. Nelle colture erbacee, presenti in terreni infestati, si creano delle fallanze e dei deperimenti, soprattutto nelle annate successive a quelle di comparsa degli adulti.
Nei meleti è utile la copertura del suolo con una rete a maglia fine negli anni in cui compaiono gli adulti, così si impedisce all’insetto di raggiungere le latifoglie forestali, impedendo così il raggiungimento della maturità sessuale (quindi non si verificano gli accoppiamenti). È importante evitare di realizzare nuovi impianti negli anni di maggiore presenza dell’insetto e quando le larve sono al secondo anno di sviluppo, in quanto è il periodo dove sono più voraci.
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