Nottua diffusa in gran parte del globo: Europa, America, Asia, Africa, Australia, ecc. Assai polifaga, compie la sua attività trofica ai danni di pomodoro, patata, insalate, sedano, fragola, mais, barbabietola, soia, girasole, tabacco, ecc
Gli adulti hanno ali anteriori di colore grigio-giallastro, contraddistinte da un piccolo motivo a ipsilon posto a 1/3 dalla radice, originato dalla fusione della macchia claviforme con la banda trasversale interna dell'ala. Una piccola macchia cuneiforme si trova all'altezza del terzo distale, spostata verso il margine costale; posteriormente a questa si trovano altre due macchie cuneiformi più piccole. Le ali posteriori sono biancastre, imbrunite lungo il bordo e le nervature. Raggiungono i 40-45 mm di apertura alare.
Le uova sono subsferiche, inizialmente di un bianco opalescente, con corion dotato di solcature longitudinali, misurano 1,2 mm di diametro.
Le larve, delle dimensioni di 40-50 mm di lunghezza, sono di colore grigio piombo con, su ciascun urite, quattro piccole macchie rotonde, disposte ai vertici di un ipotetico trapezio (le anteriori sono molto più piccole delle posteriori). Il mento e il sottomento sono chitinosi e anneriti.
Le crisalidi sono bruno-rossastre con cremaster fornito di due spine coniche leggermente divergenti con alla base un'espansione triangolare. Possono raggiungere i 25 mm di lunghezza.
A. ipsilon svolge due generazioni annuali con volo degli adulti in giugno e fra fine luglio - metà di agosto, con sfarfallamenti che possono continuare anche in settembre-ottobre.
Lo svernamento viene compiuto in diversi stadi di sviluppo: con uova nel caso di ovodeposizioni avvenute nel tardo autunno e, raramente, con adulti.
Il ciclo della nottua è periodicamente complicato da voli migratori primaverili ad opera di adulti che si spostano dall'Asia e dall'Africa verso il centro Europa per poi ritornare in autunno, con percorso inverso, verso climi più miti. Durante tali trasferimenti, se le farfalle incontrano fronti freddi, si fermano nei territori raggiunti dando il via a infestazioni primaverili o autunnali anche di grande intensità.
Le femmine, attratte da terreni umidi e lavorati di recente, depongono le proprie uova in maniera isolata o in piccoli gruppi sulla pagina inferiore delle foglie o sulla vegetazione secca di piante spontanee. Ogni femmina depone fino a 2500 uova, dalle quali le larve fuoriescono dopo un'incubazione di durata correlata alla temperatura (da 4-6 giorni, con 20-25°C a più di 30 con 12-15°C).
La larve completano lo sviluppo in un lasso di tempo che va dai 43-50 giorni con 20-24°C ai due mesi con 15°C, per incrisiladarsi successivamente nel suolo senza costruirsi il bozzolo.
Le larve colonizzano inizialmente la parte aerea delle piante e compiono erosioni sulla pagina inferiore delle foglie.
Successivamente, dopo il terzo stadio larvale, rifuggendo la luce divengono terricole e riparano alla base delle piante per compiere erosioni nelle ore notturne al colletto o sugli organi carnosi sotterranei, spostandosi poi nel terreno per cibarsi delle piante adiacenti.
Le piante attaccate manifestano appassimenti vegetativi durante le ore più calde per poi avvizzire e disseccare rapidamente con ripercussioni dirette sulla densità d'investimento della coltura.
I danni maggiori si riscontrano nelle semine primaverili, mentre sulle colture di secondo raccolto le infestazioni sono più rare. Gli attacchi si ripropongono ciclicamente, ogni 8-10 anni, e nelle annate di forte infestazione possono rischiare la distruzione le produzioni di interi comprensori.
Nelle annate di presumibile inizio di un nuovo ciclo, in particolar modo in concomitanza di autunno e inizio primavera caratterizzati da elevata piovosità, occorre prestare maggior attenzione all'insorgenza di questa nottua.
indipendentemente dalla coltura
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