Nottua gialla del Pomodoro Heliothis armigera, Helicoverpa armigera

Classificazione: Insetti > Nottue

Questa nottua può essere ritrovata in Europa, Africa del nord, Equatoriale e del sud, in Asia, in Oceania, Australia e Nuova Zelanda. Estremamente polifaga, nelle regioni subtropicali e subtropicali infesta soprattutto cotone e mais. Negli areali italiani gli attacchi avvengono in primo luogo ai danni delle coltivazioni di pomodoro, e secondariamente interessare anche peperone, melanzana, patata, tabacco, fava, pisello, fagiolo, carciofo, cucurbitacee, insalate e colture ornamentali. L'adulto si presenta con ali anteriori di colore giallastro-rugginoso negli esemplari femmina e tendenti al grigio-verde con una banda sfumata bruno scura che attraversa il terzo distale, una macchia reniforme scura alquanto sfumata e altre piccole tacche nere sparse, nei maschi. Entrambi raggiungono un'apertura alare di 35-40 mm. Le uova sono di colore giallastro, do forma sferoidale, con corion caratterizzato da diverse solcature radiali, del diametro di 0,5 mm. Le larve di prima età sono gialle con capo, placca pronotale, scudo anale, zampe e verruche pilifere di colore nero.
Le larve mature, di 30-40 mm di lunghezza, hanno il capo, la placca pronotale e scudo anale di colore castano. La colorazione di fondo varia in funzione della pianta ospite e degli organi vegetali sulla quale si sono sviluppate; dal verde-giallastro al verdastro o bruno-nerastro. Il corpo ha aspetto ben segmentato con tubercoli piliferi molto pronunciati; i fianchi presentano longitudinalmente due bande ondulate biancastre fra le quali si possono notare degli stigmi scuri. La zona dorsale e subdorsale è attraversata longitudinalmente da linee leggermente ondulate di pigmentazione chiara. Le crisalidi sono di colore castano con cremaster dotato di due lunghe spine parallele. Possono raggiungere i 20 mm di lunghezza.

Biologia

Nelle regioni meridionali italiane H. armigera compie fino a 4 generazioni annuali, registrando le presenze più numerose da luglio a settembre (e anche oltre). Gli adulti fanno la loro comparsa a fine aprile o inizio maggio e il volo delle femmine avviene in anticipo di qualche giorno rispetto a quello dei maschi. Gli adulti vivono in media una ventina di giorni e sono attivi nelle ore notturne, durante le quali possono coprire in volo, sfruttando le correnti d'aria, anche distanze considerevoli. Dopo 3-7 giorni dalla comparsa si consumano gli accoppiamenti. Le femmine possono ovideporre da 300 a 2700 uova o più in funzione delle condizioni ambientali. Queste sono deposte in modo isolato o in gruppetti sulla vegetazione delle piante ospiti. Le larve fuoriescono dopo un'incubazione di 3 giorni, con temperature intorno ai 28°C, o di un paio di settimane con temperature non ottimali. Dopo 5-6 stadi evolutivi intermedi esse raggiungono la maturità nell'arco di 11-15 giorni (con temperatura ottimale attorno a 25-30°C) e quindi si interrano fino a 3-8 cm per incrisalidarsi in una cella costituita da particelle terrone legate da fili sericei. Il volo dei nuovi adulti avviene dopo 2-3 settimane. Negli areali italiani la H. armigera sverna come crisalide nel terreno.

Danni causati

H. armigera attacca foglie, bacche, boccioli fiorali, capsule e infiorescenze. Su pomodoro provocano erosioni fogliari e sulle bacche penetrando all'interno di queste ultime. Le bacche acerbe colpite finiscono per cadere al suolo, le altre vengono perdute a seguito dell'insorgenza di marciumi. Su peperone le larve penetrano nelle bacche compiendo danni simili a quelli di Ostrinia nubilalis, favorendo l'insediamento di marciumi molli batterici. Su fagiolo e fava le larve divorano foglie e fiori; forano i baccelli per nutrirsi dei semi al loro interno. Su garofano forano i bottoni fiorali e penetrano al loro interno svuotandoli. A fine estate attaccano le lattughe 'Iceberg' danneggiandone i cespi. Su cotone le larve penetrano nelle capsule. mentre su mais il danno si localizza a livello delle spighe.

Interventi agronomici

La lavorazione invernale del terreno può essere utile all'esposizione al gelo delle crisalidi svernanti.

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