2019
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Cavoli amari per la Pieris

Autunno e brassicacee: le cavolaie continuano ad attaccare le colture. AgroNotizie ha estratto da Fitogest le sostanze attive utilizzabili in tal senso

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Cavolaie all'attacco in campo

Fonte immagine: Gabriele Rohde

Chiamata anche "Cavolaia maggiore", Pieris brassicae è il fitofago chiave per le brassicacee. Gli adulti depongono le uova in raggruppamenti fra i 100 e i 150 individui, partendo da aprile fino a settembre inoltrato e più, se le condizioni meteo lo consentono.

Le larve, perdurando tali condizioni di clima mite, possono proseguire nella propria azione anche fino a tutto novembre, causando danni talvolta pesanti a carico degli apparati fogliari di cavoli, cavolfiori, cavoli broccoli e altre colture appartenenti alla medesima famiglia.

Consultando la banca dati Fitogest, contro Pieris brassicae, come sommatoria delle tre colture sopra citate risultano utilizzabili 24 differenti sostanze attive, corrispondenti a circa un centinaio di formulazioni. Di seguito, l'elenco delle sostanze attive ripartite sulle tre colture utilizzate in questo articolo come rappresentanti delle brassicacee. Cliccando sui nomi delle molecole si potrà risalire anche ai formulati commerciali che le contengono.

Per ulteriori ricerche, se si è attivato il servizio "Fitogest®+", è possibile inoltre indicare la specifica coltura di interesse e filtrare opportuamente i risultati.
 

Cavolo bianco

Su questa coltura sono 60 i formulati autorizzati contro Pieris brassicae. Di seguito le sostanze attive in essi contenute.


Cavolfiore

Ammontano invece a 97 i formulati che risultano autorizzati su cavolfiore. Rispetto al cavolo bianco risultano anche le seguenti sostanze attive:


Cavoli broccoli

In banca dati risultano infine 86 formulati autorizzati su cavolo broccolo, con in più, rispetto alle sostanze attive precedenti, il solo esfenvalerate.

Avvertenza: data la possibile promiscuità di colture della stessa famiglia nella medesima azienda agricola, prima di utilizzare i prodotti è bene verificare sempre l'etichetta ministeriale quanto a colture autorizzate e parassiti contemplati. Perché non sempre ciò che è registrato su una coltura è parimenti applicabile anche su altre colture della medesima famiglia.

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