2020
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Afide nero del ciliegio, ecco tutti i rimedi
Myzus cerasi è il parassita più pericoloso per il ciliegio perché può provocare danni importanti alla pianta e alle ciliegie. La difesa tuttavia è semplice se si parte per tempo
L'afide nero del ciliegio (Myzus cerasi) è il parassita chiave in cerasicoltura. Si tratta di un afide autoctono della regione del Mediterraneo presente in tutti i frutteti e in grado di arrecare danni considerevoli alle produzioni di ciliegie.
Riconoscerlo è semplice. Gli esemplari adulti sono di colore nero, lunghi un paio di millimetri, mentre quelli più giovani sono di colore marrone. Vive in colonie sulla pagina inferiore delle foglie oppure sui germogli. Ad un occhio inesperto la sua presenza può essere svelata dal via vai di formiche che salgono e scendono il tronco della pianta per andare a cibarsi della melata prodotta dall'afide.
L'afide sverna sulla pianta di ciliegio sotto forma di uovo, depositato alla base delle gemme. Quando arriva la primavera e le condizioni sono favorevoli al germogliamento della pianta, dalle uova fuoriescono le neanidi che iniziano a nutrirsi della linfa. Da queste fondatrici si genereranno poi tutte le altre generazioni di Myzus cerasi che si sposteranno sul resto della pianta raggiungendo il picco massimo di infestazione a maggio.
Con l'arrivo dell'estate le generazioni migranti si spostano su altre piante (Galium, Veronica) dove rimangono fino all'arrivo dell'autunno. A quel punto l'afide ritorna sul ciliegio per depositare l'uovo durevole, che attraverserà tutto l'inverno per schiudersi in primavera. Un certo numero di femmine partenogenetiche rimane tuttavia su ciliegio tutto l'anno, senza migrare su ospiti secondari in estate.
L'attività trofica porta ad una sottrazione tanto più ingente di linfa quanto più intensa è l'infestazione. Pochi esemplari non sono problematici, ma quando la presenza dell'afide è ingente (vedremo dopo le soglie di intervento) allora i danni possono farsi considerevoli.
Le piante colpite presentano infatti foglie deformi, accartocciate, dalla crescita stentata. I germogli stentano a svilupparsi, sono deformi, con internodi ravvicinati. Se l'attacco è consistente il germoglio dissecca. Su piante in produzione un attacco rilevante di Myzus cerasi può creare problemi ai peduncoli e quindi ai frutti, con un abbassamento della qualità commerciale.
Come tutti gli afidi infine, anche quello nero del ciliegio produce grandi quantità di melata che oltre a richiamare le formiche (che proteggono gli afidi dai predatori naturali in quanto si cibano della sostanza zuccherina) possono anche portare alla formazione di fumaggini. Questi funghi saprofiti si sviluppano sul liquido zuccherino che imbratta foglie e frutti causando una diminuzione della capacità fotosintetica della pianta nonché uno scadimento della qualità dei frutti.
Sul sito Fitogest.com sono censite al momento della scrittura dell'articolo quindici sostanze attive registrate su ciliegio per il controllo dell'afide nero e ben 63 agrofarmaci. Per chi è in regime di biologico ci sono alcune sostanze attive (come azadiractina, piretro, olio minerale e sali di potassio degli acidi grassi) che sono autorizzate.
Per tutti gli agrofarmaci bisogna attenersi alle norme di impiego descritte in etichetta facendo attenzione ad usare volumi d'acqua adeguati a bagnare entrambe le pagine della foglia e l'interno delle foglie accartocciate. Gli insetticidi sistemici offrono un livello di controllo superiore rispetto a quelli di contatto in quanto sono in grado di colpire anche gli afidi non raggiunti direttamente dalla soluzione fitoiatrica.
Riconoscerlo è semplice. Gli esemplari adulti sono di colore nero, lunghi un paio di millimetri, mentre quelli più giovani sono di colore marrone. Vive in colonie sulla pagina inferiore delle foglie oppure sui germogli. Ad un occhio inesperto la sua presenza può essere svelata dal via vai di formiche che salgono e scendono il tronco della pianta per andare a cibarsi della melata prodotta dall'afide.
L'afide sverna sulla pianta di ciliegio sotto forma di uovo, depositato alla base delle gemme. Quando arriva la primavera e le condizioni sono favorevoli al germogliamento della pianta, dalle uova fuoriescono le neanidi che iniziano a nutrirsi della linfa. Da queste fondatrici si genereranno poi tutte le altre generazioni di Myzus cerasi che si sposteranno sul resto della pianta raggiungendo il picco massimo di infestazione a maggio.
Con l'arrivo dell'estate le generazioni migranti si spostano su altre piante (Galium, Veronica) dove rimangono fino all'arrivo dell'autunno. A quel punto l'afide ritorna sul ciliegio per depositare l'uovo durevole, che attraverserà tutto l'inverno per schiudersi in primavera. Un certo numero di femmine partenogenetiche rimane tuttavia su ciliegio tutto l'anno, senza migrare su ospiti secondari in estate.
I danni di Myzus cerasi su ciliegio
L'afide nero è in grado di apportare danni ingenti alle produzioni di ciliegie dell'impianto. Come tutti i fitomizi, gli insetti cioè con apparato pungente-succhiante, anche Myzus cerasi penetra con il suo apparato boccale i tessuti giovani della pianta (foglie e germogli) per nutrirsi della linfa.L'attività trofica porta ad una sottrazione tanto più ingente di linfa quanto più intensa è l'infestazione. Pochi esemplari non sono problematici, ma quando la presenza dell'afide è ingente (vedremo dopo le soglie di intervento) allora i danni possono farsi considerevoli.
Le piante colpite presentano infatti foglie deformi, accartocciate, dalla crescita stentata. I germogli stentano a svilupparsi, sono deformi, con internodi ravvicinati. Se l'attacco è consistente il germoglio dissecca. Su piante in produzione un attacco rilevante di Myzus cerasi può creare problemi ai peduncoli e quindi ai frutti, con un abbassamento della qualità commerciale.
Come tutti gli afidi infine, anche quello nero del ciliegio produce grandi quantità di melata che oltre a richiamare le formiche (che proteggono gli afidi dai predatori naturali in quanto si cibano della sostanza zuccherina) possono anche portare alla formazione di fumaggini. Questi funghi saprofiti si sviluppano sul liquido zuccherino che imbratta foglie e frutti causando una diminuzione della capacità fotosintetica della pianta nonché uno scadimento della qualità dei frutti.
Difesa del ciliegio da Myzus cerasi
L'afide nero del ciliegio può creare seri danni alle produzioni ma rappresenta una minaccia esclusivamente se non viene controllato. Per difendere le piante da questo insetto è essenziale monitorarne la presenza e avere un ceraseto in equilibrio, questo significa:- Provvedere a potature regolari per gestire la vigoria della pianta.
- Non effettuare concimazioni azotate spinte per evitare un rigoglio vegetativo eccessivo, che favorisce l'attività trofica dell'afide.
- Per lo stesso motivo prevedere irrigazioni solo se necessarie al corretto sviluppo dell'impianto.
- Gestire l'inerbimento dell'interfila e la presenza di essenze spontanee nelle aree marginali del fondo in modo da favorire l'insediamento e lo sviluppo dei naturali predatori dell'afide (come i coccinellidi).
- Monitorare attentamente la pianta fin dall'inizio del germogliamento, in aprile, per avere sempre il polso della situazione. La soglia di intervento è pari a circa il 3% dei germogli colpiti. In questo caso è da valutare l'intervento con prodotti insetticidi. Il campionamento deve essere effettuato su un centinaio di germogli, scelti a caso sul 5-10% delle piante nell'appezzamento.
La difesa insetticida contro Myzus cerasi
Sul sito Fitogest.com sono censite al momento della scrittura dell'articolo quindici sostanze attive registrate su ciliegio per il controllo dell'afide nero e ben 63 agrofarmaci. Per chi è in regime di biologico ci sono alcune sostanze attive (come azadiractina, piretro, olio minerale e sali di potassio degli acidi grassi) che sono autorizzate.Per tutti gli agrofarmaci bisogna attenersi alle norme di impiego descritte in etichetta facendo attenzione ad usare volumi d'acqua adeguati a bagnare entrambe le pagine della foglia e l'interno delle foglie accartocciate. Gli insetticidi sistemici offrono un livello di controllo superiore rispetto a quelli di contatto in quanto sono in grado di colpire anche gli afidi non raggiunti direttamente dalla soluzione fitoiatrica.