2020
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Luppolo, una nuova malattia allarma gli Usa

Si tratta dell'alone rugginoso causato da un fungo del genere Diaporthe, isolato recentemente nel Michigan ma al momento non presente in Europa, che può portare anche a perdite di produzione del 50%

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Luppolo, particolare di una coltivazione in Italia, dove l'alone rugginoso oggi non è presente

Fonte immagine: Paolo Loreti - Luppoleti Italiani

Una nuova minaccia sta mettendo in allarme i coltivatori di luppolo statunitensi, che in Michigan dal 2018 hanno iniziato a osservare sintomi non noti sulle foglie e sui coni, le infiorescenze usate per la produzione della birra.

Si tratta di una sintomatologia che è stata chiamata alone rugginoso, causata da un fungo non noto prima e recentemente isolato dal gruppo di ricerca del professor Higgins della Michigan State University e provvisoriamente classificato con il nome scientifico temporaneo di Diaporthe sp. 1-MI.

Sulle foglie appaiono delle macchie clorotiche dai bordi irregolari che poi velocemente necrotizzano, mentre sui coni l'attacco avviene sulle brattee centrali dell'infiorescenza che necrotizzano e si incurvano, dividendola praticamente a metà.

Inoltre, l'attacco sui coni avviene vicino al periodo della raccolta, non permettendone un efficace controllo, deprezzando le qualità organolettiche e rendendo praticamente impossibile la raccolta meccanica, dal momento che i coni si spezzano sul punto necrotizzato.

Un problema che in questi due anni di ricerca ed osservazione ha fatto registrare perdite di produzione dal 20% al 50% nello Stato del Michigan.
 

In Italia c'è da preoccuparsi?

A questa domanda ha cercato di rispondere Paolo Loreti del Gruppo Luppoleti italiani, una organizzazione informale di agronomi, produttori e ricercatori che da alcuni anni si sta occupando della coltivazione di luppolo in Italia con la collaborazione del dipartimento Dafne dell'Università della Tuscia di Viterbo, assieme al suo spinoff per le indagini fisiopatologiche PhyDia Srl.

Premettendo che oggi questo fungo in Europa non è stato rilevato, il rischio maggiore è quello di una introduzione accidentale sia tramite l'importazione di luppolo in coni o pellet per l'industria birraia, sia per l'importazione di piantine materiale di propagazione.

Il consiglio è quello di fare rete e mantenere i contatti tra produttori, ricercatori e tecnici che si occupano di luppolo, in modo da condividere informazioni ed eventualmente segnalare tempestivamente qualsiasi problema, di potenziare una filiera anche vivaistica del luppolo in Italia e di prediligere il prodotto nazionale a quello di importazione.
 
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