2020
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Olivo, il Veneto fa i conti con una nuova malattia

Disseccamento dei rami, necrosi e cascola delle drupe: l'olivicoltura è alle prese con alcuni funghi patogeni. Grazie ai finanziamenti della regione prosegue però l'attività di ricerca del Tesaf dell'Università di Padova. C'è una strategia di difesa?

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Necrosi delle drupe da Botryosphaeria dothidea

Fonte immagine: Università di Padova, dipartimento Territorio e sistemi agro-forestali (Tesaf)

No, non bastava la Xylella fastidiosa. Ad impensierire gli olivicoltori da qualche anno ci si è messa anche un'altra malattia responsabile del disseccamento delle piante e la cascola dei frutti.

Dal 2017 in Veneto si stanno infatti registrando dei fenomeni di disseccamento dei rami, necrosi e cascola delle drupe, con una grave compromissione dei raccolti della coltura. "In realtà non si tratta di una sola malattia ma di tre malattie i cui quadri sintomatologici in alcuni casi possono coesistere e sovrapporsi anche nella stessa pianta", ci tengono subito a precisare Luca Sella e Benedetto Linaldeddu, responsabili scientifici del progetto afferenti al dipartimento Territorio e sistemi agro-forestali (Tesaf) dell'Università di Padova.

Grazie al lavoro di ricerca e monitoraggio finanziato dalla Regione Veneto, iniziato nel 2018 e continuato per il tutto il 2020, è stato accertato che i quadri sintomatologici rilevati sono legati all'attacco di vari microrganismi fitopatogeni afferenti rispettivamente ai generi Phytophthora, Botryosphaeria e Neofusicoccum.

Come agiscono questi patogeni?
"Nell'eziologia dei sintomi di morte repentina da Phytophthora spp. (per maggiori informazioni leggi l'articolo pubblicato sulla rivista Plant Disease) - spiegano il professore ed il ricercatore - sono coinvolte sei differenti specie di Phytophthora, tra cui P. palmivora, P. pini e P. cinnamomi, specie quest'ultima inserita tra i cento organismi invasivi più pericolosi al mondo. Questi patogeni ad habitus terricolo attaccano l'apparato radicale delle piante a partire dalle radichette assorbenti per poi colonizzare progressivamente anche le radici più grosse fino al colletto. L'esito delle infezioni radicali si rende visibile negli organi epigei con il disseccamento settoriale o totale della chioma. Sulle piante colpite le foglie ormai dissecate, di colore giallo scuro tendente al rossiccio, persistono per lungo tempo attaccate ai rami".

"Mentre la cascola anomala delle drupe - continuano - è legata agli attacchi epidemici della Botryosphaeria dothidea, un patogeno polifago conosciuto da tempo come parassita dell'olivo. Le infezioni di questo fungo determinano la comparsa di un'area necrotica che progressivamente si espande fino al picciolo determinando la caduta anticipata della drupa. Non sono ancora chiari quali fattori biotici e/o abiotici hanno favorito la recrudescenza degli attacchi di questo patogeno. Infine, i sintomi di disseccamento rameale sono dovuti principalmente alle infezioni da Neofusicoccum parvum, un patogeno conosciuto quale agente di cancri su vite e kiwi". Anche per questo resta però da capire il meccanismo di diffusione all'interno degli impianti di olivo, ma si ipotizza che sia mediato da qualche insetto vettore.

Entrando nel dettaglio, quali sono le conseguenze sugli olivi?
"Sia le piante giovani che quelle adulte mostrano sintomi di graduale declino vegetativo, con disseccamenti più o meno ampi della chioma a partire dai germogli. Su rami e branche - precisano Sella e Linaldeddu - le piante sintomatiche presentano necrosi corticali più o meno ampie e vistosi cancri. A livello sottocorticale, in prossimità dei cancri, si possono osservare estese lesioni necrotiche, che in alcuni casi interessano tutta la circonferenza del ramo o della branca. Sezionando le branche e il fusto trasversalmente, in corrispondenza dei cancri si osservano necrosi xilematiche con la caratteristica forma a 'V', che si estendono fino al midollo centrale. Allo stesso tempo uno dei sintomi più importanti e ricorrenti su tutto il territorio regionale è rappresentato dalla cascola verde delle drupe in vari stadi di maturazione. Il fenomeno è particolarmente intenso durante il mese di luglio".

E in numerosi comprensori olivicoli è altresì diffusa una differente sintomatologia che include il disseccamento settoriale della chioma e la morte repentina. Come spiegano i due esperti le piante mostrano estese fiammate necrotiche e lesioni umide con presenza di essudati nella parte basale del fusto e al colletto, unitamente ad un minor sviluppo dell'apparato radicale. A livello radicale sono spesso presenti aree necrotiche da cui fuoriescono essudati dall'aspetto mucillaginoso. Le piante con questi sintomi presentano spesso drupe con polpa poco idratata, raggrinzita, quasi a simulare una condizione di stress idrico anche quando irrigate giornalmente.

Sia le piante giovani che quelle adulte mostrano sintomi di graduale declino vegetativo
Sia le piante giovani che quelle adulte mostrano sintomi di graduale declino vegetativo
(Fonte foto: Università di Padova, dipartimento Territorio e sistemi agro-forestali (Tesaf))


La ricerca al servizio dell'olivicoltura

Per prima cosa, mediante la ricerca 2018-2019 si è subito capito che non si trattava dell'ormai conosciuta malattia causata dalla Xylella fastidiosaun batterio che colonizza i vasi xilematici della pianta e porta al disseccamento degli olivi in quanto ostacola il trasporto di acqua e nutrienti nei tessuti vascolari.
 
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I sintomi causati da Botryosphaeria dothidea e Neofusicoccum parvum sono facilmente distinguibili da quelli causati dalla Xylella fastidiosa, "mentre i sintomi secondari sulla chioma, dovuti agli attacchi radicali da Phytophthora spp., possono in alcuni casi, e ad un occhio meno esperto, richiamare quelli causati dalla Xylella. In particolare, il disseccamento settoriale della chioma e la morte repentina della pianta possono essere confusi" affermano i due studiosi. Entrambi (Xylella fastidiosaPhytophthora spp.), pur presentando una differente corte di infezione, sono comunque coinvolti nel blocco del flusso linfatico all'interno dei tessuti della pianta.

Visti i risultati positivi della ricerca negli anni passati, nel 2020 è proseguito il monitoraggio. Quest'ultimo ha interessato la sola Regione Veneto, ma come affermano Luca Sella e Benedetto Linaldeddu attualmente gli stessi sintomi, con gravità differente, sono presenti anche in Lombardia (lungo le rive del Garda), in Sardegna ed in Sicilia. E tuttavia non è da escludere la presenza di queste malattie emergenti anche in altre regioni della penisola.

Nel complesso "i fondi impegnati per le attività del triennio, stanziati dalla precedente amministrazione, ammontano a 100mila euro: 30mila nel 2018, 50mila nel 2019 e 20mila nel 2020", afferma Federico Caner, assessore regionale all'Agricoltura. In particolare gli obiettivi del 2020 sono stati tre: sperimentazione sul campo degli agrofarmaci già testati in laboratorio, studio differenziale della vegetazione limitrofa agli oliveti, in quanto boschi e vigneti possono essere serbatoio di inoculo dei patogeni e studio del ruolo svolto dagli insetti, tra i quali la cimice asiatica, nella diffusione dei patogeni invasivi.

Per quanto riguarda il primo punto verrà valutata l'efficacia in campo degli agrofarmaci precedentemente identificati in laboratorio come attivi nei confronti di Botryosphaeria dothidea e Neofusicoccum parvum. "Purtroppo - affermano i due esperti - su olivo non sono autorizzati agrofarmaci in grado contrastare gli attacchi di Phytophthora spp.".
Inoltre, vista la gravità delle infezioni riscontrate e l'assenza di informazioni sui corridoi naturali di diffusione dei patogeni, risulta fondamentale accertare il potenziale ruolo svolto dalla vegetazione limitrofa agli oliveti, come serbatoio di inoculo e il possibile ruolo degli insetti nella diffusione dei principali patogeni. "Riguardo quest'ultimo aspetto - precisano - l'identificazione di eventuali insetti vettori potrebbe consentire di mettere a punto ulteriori strategie di controllo basate anche sull'impiego di insetticidi".

Non meno importante, le attività svolte quest'anno contribuiranno a migliorare l'impiego di prodotti fitosanitari e a sviluppare nuovi modelli di previsione sul rischio di epidemie. "Sicuramente - spiega Caner - le indagini che l'Università di Padova ha svolto, e sta ancora svolgendo, contribuiscono alla conoscenza della biologia dei funghi patogeni e in particolare le prove condotte nel 2020 ci daranno delle risposte sul corretto utilizzo di prodotti fitosanitari che si dovessero rendere necessari per limitare i danni alla coltura".

Sezione trasversale con in evidenza la classica forma a 'V' della necrosi del legno in corrispondenza di un cancro da Neofusicoccum parvum
Sezione trasversale con in evidenza la classica forma a 'V' della necrosi del legno in corrispondenza di un cancro da Neofusicoccum parvum
(Fonte foto: Università di Padova, dipartimento Territorio e sistemi agro-forestali (Tesaf))


I compiti dell'olivicoltore

Monitoraggio sì, ma un ruolo importante è giocato anche dagli olivicoltori. Se infatti questi ultimi notano uno o più dei sintomi sopra descritti nei loro oliveti, prima di procedere con l'impiego di qualsiasi agrofarmaco è fondamentale che richiedano una consulenza specialistica volta ad accertare prima di tutto la natura e la composizione dei patogeni coinvolti.

Visto che purtroppo oggi non esistono ancora strategie o strumenti in grado di contrastare in modo netto questi patogeni emergenti, in presenza di piante con cancri da Neofusicoccum parvum i due studiosi consigliano di procedere attraverso una potatura di risanamento che consiste nel taglio di porzioni di branche e rami disseccati o sintomatici. "In particolare - spiegano - è opportuno eseguire il taglio di potatura circa 20-30 centimetri al di sotto della zona infetta (necrosi del legno). Tutte le ferite di potatura devono essere protette con prodotti a base di rame. Dopo la potatura è opportuno stimolare le reazioni di autodifesa della pianta attraverso un trattamento fogliare con composti biostimolanti quali il fosfito di potassio alle dosi riportate in etichetta. Si raccomanda inoltre di disinfettare spesso gli attrezzi impiegati e di allontanare subito il materiale di risulta dal campo bruciandolo nelle modalità consentite dalle normative".
 
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Al momento sembrano promettenti gli effetti mostrati nelle sperimentazioni effettuate con alcuni formulati contenenti le sostanze attive difenoconazolo, tebuconazolo e trifloxystrobin. Tali prodotti sono attualmente registrati su olivo contro occhio di pavone e lebbra, ma nelle attuali etichette ministeriali non riportano autorizzazioni per i nuovi patogeni individuati. Vista la gravità delle infezioni e l'espansione delle stesse, si auspica quindi una possibile autorizzazione in deroga per usi d'emergenza fitosanitaria, ai sensi dell'art. 53 del regolamento (CE) n.1107/2009, in modo da renderne possibile l'applicazione contro queste malattie emergenti nel pieno rispetto delle normative.

Al fine di ridurre il potenziale di inoculo dei patogeni radicali responsabili delle necrosi di radici e colletto (Phytophthora spp.), Sella e Linaldeddu consigliano di effettuare, alla ripresa vegetativa, un trattamento al suolo con ammendanti a base di fosfito di potassio.
 
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Olivicoltura, una nicchia di successo veneta

Anche se di nicchia, in Veneto la coltura vanta una lunga e consolidata tradizione e capacità produttiva nelle aree collinari, dagli Euganei ai Berici, dal Grappa alle sponde del Garda. Per questo motivo è particolarmente importante tutelarla, soprattutto in vista di malattie emergenti come quella descritta. "Pur incidendo per una superficie minoritaria rispetto ad altre coltivazioni in Veneto, coprendo poco più di 5mila ettari, assume un carattere fondamentale in aree specifiche come l'alta collina, concorrendo al presidio di territori che difficilmente troverebbero altra utilizzazione e sarebbero quindi condannati all'abbandono" afferma l'assessore regionale all'Agricoltura.

Le stesse produzioni sono poi caratterizzate da alta qualità e tipicità, a tal punto che la regione vanta due certificazioni Dop: l'olio extravergine d'oliva Garda Dop e l'olio extravergine d'oliva Veneto Dop. "Un prodotto d'eccellenza - conclude l'assessore Federico Caner - a cui fanno da contorno l'attività di oltre 7mila olivicoltori, sei cooperative olivicole e quarantanove frantoi".

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