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Zolfo: entra nel vivo il rinnovo dell'approvazione Ue

Prodotti fitosanitari: è quasi conclusa la consultazione pubblica della valutazione del dossier di rinnovo dello zolfo

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Lo zolfo è indispensabile nelle strategie anti resistenza contro l'oidio.

Fonte immagine: © Eskymaks - Adobe Stock

Come è già accaduto al suo “collega” rame, con cui contende il primato del fungicida più antico, anche per lo zolfo si entra nel vivo del rinnovo dell’approvazione Ue per l’utilizzo come prodotto fitosanitario.

Lo Stato relatore Francia, che aveva seguito anche il rame, ha completato la sua valutazione del dossier di rinnovo, riassunta in un documento di 28 capitoli e 2214 pagine in totale (escludendo la parte confidenziale, che non viene condivisa). La prima approvazione Ue della sostanza (iscrizione in allegato 1) non aveva evidenziato particolari criticità e la successiva valutazione dell’impatto dei residui dello zolfo, elemento indispensabile per la vita, aveva permesso di inserirlo nell’allegato IV del regolamento 396/2005, che elenca le sostanze per le quali non è necessario fissare limiti massimi di residuo nelle derrate alimentari. Il rinnovo sembrerebbe quindi una passeggiata ma… sarà veramente così? Vediamo cosa ha scritto la Francia, in collaborazione con il correlatore Slovenia, con cui c’è stato un piccolo battibecco (meglio: una divergenza di opinioni) su di un sofisticato argomento di tossicologia.
 

Usi e formulati rappresentativi

Da tempo la valutazione di una sostanza attiva a livello Ue non avviene più prendendo in considerazione tutti gli usi autorizzati ma, per un problema di risorse e di tempi, essa viene effettuata su di un numero limitato di usi e formulati rappresentativi. Nel caso dello zolfo i formulati rappresentativi sono due:
  1. Zolfo 80% WG (granuli idrodispersibili)
  2. Zolfo 98.5% DP (“Dustable Powder”, polvere secca per polverizzazioni)
Mentre gli usi rappresentativi scelti sono quelli effettivamente più diffusi a livello Ue: per il WG abbiamo vite contro oidio ed eriofidi e cereali contro oidii, per il Dust abbiamo la vite contro oidio.
 

E il mio prodotto che fine ha fatto? E le orticole?

Questo non vuol dire che i prodotti e le colture attualmente presenti nelle etichette autorizzate scompariranno, ma che il relativo dossier dovrà essere esaminato nell’ambito del rinnovo dell’autorizzazione dei relativi formulati, dopo che verrà rinnovata la sostanza attiva. Chi sta vendendo una formulazione “non rappresentativa” farà meglio ad assicurarsi con il proprio fornitore sulle intenzioni del titolare della registrazione di fare i necessari investimenti per la preparazione del dossier del formulato. Non è infatti detto che studi fatti sulle formulazioni rappresentative valgano anche per prodotti diversi (in molti casi non valgono), seppure contenenti lo stesso principio attivo. Stessa cosa per le colture non considerate rappresentative: nessun problema, ma il dossier del formulato le deve contemplare.
 

L’opinione dello Stato relatore

Tranquillizziamo tutti: nonostante il relativo paragrafo sia stato oscurato come prassi, le conclusioni del valutatore fanno presagire il meglio per la sostanza: si propone l’approvazione senza restrizioni come sostanza attiva a basso rischio.

Secondo la valutazione nessuna criticità dal punto di vista tossicologico è stata segnalata e non è stato ritenuto necessario fissare nessuno dei limiti tossicologici (ADI, AOEL, AAOEL, ARfD) cui siamo stati abituati, in quanto l’esposizione dell’uomo allo zolfo usato per la difesa delle colture è una piccola parte del fondo naturale e quindi il suo uso in fitoiatria non costituisce alcun rischio aggiuntivo rispetto a quello che correremmo se lo zolfo come prodotto fitosanitario non esistesse. Per questo motivo è stata confermata anche la sua inclusione nell’allegato IV del regolamento 396/2005, che annovera le sostanze per le quali non è necessario fissare limiti massimi di residui (in realtà non è stretto compito della procedura di rinnovo confermare questi aspetti, ma della revisione degli MRL operata dall’Efsa, spesso le procedure si intersecano – ci sono troppe agenzie?).
Ovviamente la valutazione esclude anche che lo zolfo sia un perturbatore endocrino né per l’uomo né per gli altri organismi, così come esclude problemi ambientali (no POP, Persistent Organic Pollutant e compagnia cantante). Anche le api sembrano essere al sicuro, alle dosi e modalità di utilizzo proposte. Quindi, una volta tanto, l’affermazione “Tanto è zolfo” sembra calzante, anche se qualche punto critico sono riusciti a trovarlo.
 

Tanto è zolfo ma…

Le uniche criticità riscontrate riguardano gli utilizzi a dosaggi più elevati (previsti dalla formulazione per impolveramento) in corrispondenza dei quali sono stati evidenziati sporadici superamenti di alcuni limiti di tolleranza nelle acque per i solfati (metaboliti dello zolfo), criticità che lo Stato relatore non ritiene comprovata nella pratica, in quanto smentita dai dati di monitoraggio disponibili nell’ampia bibliografia disponibile. Anche l’impatto nei confronti degli artropodi non bersaglio, degli organismi acquatici, dei lombrichi (solo per gli usi a dosaggio più elevato) e degli uccelli (solo per gli usi a dosaggio più elevato) è stato segnalato come criticità che verrà sicuramente esaminata e approfondita successivamente.
 

Prossimi passi

La strada è ancora lunga: il prossimo passaggio, probabilmente successivo ai cosiddetti “technical meetings”, è la conclusione Efsa, in cui si vedrà se le conclusioni dello Stato relatore saranno state condivise.
 

Approfondimenti per studiosi, addetti ai lavori o semplicemente curiosi

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