Mal bianco dell'Orzo Erysiphe graminis f. sp. hordei, Blumeria graminis f. sp. hordei

Classificazione: Funghi > Oidio

 

In passato il fungo era incluso nel genere Erysiphe; recenti studi di biologia molecolare lo hanno associato al genere Blumeria, di cui rappresenta l'unica specie. Dal punto di vista morfologico si differenzia da Erysiphe per la forma degli austori e per alcuni caratteristiche della parete cellulare dei conidi.

B. graminis f. sp. hordei è un parassita obbligato, incapace cioè di svilupparsi al di fuori di un organismo ospite; colpisce soprattutto frumento, orzo, avena e segale, attaccando anche molte graminacee spontanee. Può inoltre rappresentare un problema di una certa rilevanza sui tappeti erbosi ornamentali e sportivi, in particolare se costituiti da Poa pratensis

Attacchi del patogeno sono stati registrati su più di sessanta specie in Italia e su centinaia di specie in tutto il mondo.

Forma conidiofori corti provvisti di cellula basale rigonfiata. I conidi, di forma elissoidale, incolori e dalle dimensioni di 25-35 x 10-15 micron sono disposti in lunghe catene di 10-20 elementi. I cleistoteci dal diametro di 120 - 200 micron, sono immersi nel feltro miceliare e contengono 8-25 aschi con 8 ascospore ciascuno.

 

Biologia

 

Le infezioni hanno inizio dalle ascospore che dai conidi. Questi ultimi, di maggior interesse sotto l'aspetto epidemiologico, sono prodotti dal micelio nella stagione primaverile. I miceli, portati dal vento, giungono su superfici fogliari recettive, emettendo un appressorio che ne permette l'adesione. Emettono poi un tubulo germinativo che perfora la cuticola vegetale ed entra nei tessuti sottostanti, dove vengono differenziati gli austori che consentono l'approvvigionamento di sostanze nutritive. 

Il periodo di incubazione varia tra i 5 e i 10 giorni.

Le temperature ottimali per le infezioni sono comprese tra 15 – 20 °C. 

Pur necessitando di un livello di umidità relativa superiore al 90%, la presenza di un velo d'acqua sulle foglie limita gli attacchi del patogeno. 

Le infezioni più gravi si verificano quando si alternano periodi di tempo siccitoso e periodi più umidi.

Nelle regioni caratterizzate da estati siccitose la formazione di cleistoteci garantisce la sopravvivenza del fungo alle condizioni avverse. 

Nelle zone a clima temperato i cleistoteci assumono invece un ruolo secondario. 

Nei mesi autunnali, con alta umidità relativa, i cleistoteci liberano le ascospore assicurando la ripresa delle infezioni sui cereali vernini. 

In inverno il patogeno rimane quiescente, superando la stagione fredda sotto forma di micelio sulle piante infette, riprendendo le infezioni conidiche in primavera.

 

Danni causati

 

Può colpire tutte le parti aeree della pianta, localizzandosi prevalentemente sulla pagina superiore delle foglie, a partire dalle basali. 

Sulla superficie fogliare compaiono inizialmente delle pustole, che evolvono in macchie puntiformi, che vanno estendendosi, ricoperte da una muffa di consistenza soffice e di colore bianco–grigiastro. I tessuti perimetrali delle aree colpite assumono una colorazione brunastra e poi necrotizzano. 

Questa sintomatologia lede la capacità fotosintetica della pianta. 

All'interno del feltro miceliare si sviluppano i cleistoteci, riconoscibili come formazioni tondeggianti di colore nerastro. Le foglie colpite ingialliscono e disseccano; i culmi si indeboliscono e si piegano nella parte apicale. 

Gli attacchi più gravi si verificano in primavera, nelle fasi di levata e spigatura. In caso di gravi epidemie le perdite di produzione possono arrivare fino al 30%, accompagnate da un peggioramento qualitativo della granella.

 

Interventi agronomici

 

Evitare le semine eccessivamente fitte e precoci. Calibrare accuratamente gli apporti di azoto in base ai fabbisogni della coltura. Orientare la scelta varietale su cultivar resistenti.

 

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