Una barriera verde per difendere pomodoro e pero dalla cimice
Nell'ambito del progetto Contr-Halys è stato testato l'impiego di fasce seminate a soia e favino per attirare gli esemplari di cimice asiatica e tenerli lontani da colture di interesse quali il pero e il pomodoro da industria
La cimice asiatica (Halyomorpha halys) è uno dei principali problemi per chi produce pere, ma può rappresentare un serio problema anche per i produttori di pomodoro da industria. Anche se la pressione di questo fitofago varia molto di anno in anno, se le condizioni ambientali sono favorevoli i danni che è in grado di arrecare alle colture sono molto ingenti.
Sui frutticini di pero le punture di suzione causano malformazioni che rendono il prodotto invendibile sul mercato. Mentre sulle pere ormai formate si creano delle tacche sugherose che ne deprezzano il valore commerciale. Il pomodoro da industria risente meno degli attacchi di H. halys, tuttavia le punture dell'insetto causano deformazioni e uno scadimento della qualità delle bacche.
Come difendere pero e pomodoro dalla cimice asiatica
Per queste ragioni la Regione Emilia Romagna ha deciso di finanziare attraverso la Misura 16.1 del Psr 2014-2020 il progetto Contr-Halys (nome esteso: "Approccio sinergico per la difesa sostenibile delle colture frutticole e orticole nei confronti della cimice asiatica"), che vede la partecipazione di: Università Cattolica del Sacro Cuore (sede di Piacenza), Azienda Agraria Sperimentale Stuard, Pizzacchera Società Agricola S.s., Azienda Campo Dei Frutti, Centro di Formazione Sperimentazione e Innovazione Vittorio Tadini (Cfsivt).
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La tecnica Attract & Kill per contrastare la cimice asiatica
Cuore della strategia di contenimento testata nell'ambito del progetto Contr-Halys è la tecnica Attract & Kill, già sperimentata nei confronti di altri insetti dannosi su differenti tipologie di colture. L'approccio è relativamente semplice: l'insetto indesiderato viene attirato tramite attrattivo alimentare o feromone in una specifica area e quando la sua presenza è adeguata viene eliminato attraverso un trattamento insetticida.
"Nell'ambito del progetto Contr-Halys abbiamo utilizzato il favino e la soia per attrarre la cimice asiatica", spiega Ilaria Negri, ricercatrice dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza.
"Halyomorpha halys è infatti attirata da queste colture proteiche di cui si nutre, preferendole al pero o al pomodoro. In particolare, sono state realizzate delle fasce intorno ai campi sperimentali di pomodoro, mentre nel caso del pero le due essenze sono state seminate nel sottofila".
Sotto i peri è stato seminato il favino. Si noti inoltre il diffusore di feromoni di aggregazione adiacente al tronco
(Fonte foto: Università Cattolica del Sacro Cuore)
Il favino è stato seminato in autunno, in modo che si potesse sviluppare durante tutto l'inverno e fornisse "protezione" all'inizio della primavera, quando gli esemplari svernanti di cimice escono dal letargo e vanno in cerca di cibo. Per proteggere pomodori e pere durante l'estate, invece, è stata seminata la soia, il cui baccello esercita una forte attrazione.
"A rendere le fasce ancora più interessanti per H. halys ha contribuito l'impiego di un feromone di aggregazione, che attira gli esemplari in un'area circoscritta intorno al diffusore, rendendo possibile il trattamento", sottolinea Ilaria Negri.
Il progetto ha previsto anche l'utilizzo di trappole per il monitoraggio dei voli di cimice. Quando la presenza dell'insetto nelle fasce inerbite è stata sufficientemente elevata, si è proceduto all'impiego di insetticidi.
Un diffusore di feromone
(Fonte foto: Università Cattolica del Sacro Cuore)
Nello specifico sono stati usati dei piretroidi nelle tesi convenzionali e piretro naturale nelle tesi biologiche. "I piretroidi hanno dimostrato un discreto potere abbattente e permettono un controllo soddisfacente della cimice, mentre il piretro naturale ha più che altro una funzione repellente, allontanando gli adulti dal campo", sottolinea Ilaria Negri.
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Le polveri di roccia contro la cimice
Per rendere le pere e i pomodori ancora meno attrattivi per la cimice è stata utilizzata della zeolite. Si tratta di una polvere di roccia che viene disciolta in acqua e distribuita in campo con la normale attrezzatura utilizzata per i trattamenti fitosanitari. Una volta che l'acqua evapora la zeolite rimane sulle superfici vegetali imbrattandole di bianco.
La zeolite potrebbe scoraggiare gli attacchi da cimice in quanto previene la formazione di un microclima umido che favorisce la presenza di questi insetti. Inoltre la zeolite aiuta l'agricoltore nella gestione del campo, soprattutto durante l'estate.
Le polveri di roccia, di colore bianco, sono infatti in grado di riflettere la luce del sole, diminuendo quindi la temperatura della chioma e il consumo idrico da parte della pianta. Inoltre proteggono i frutti dalle scottature e tengono lontani altri insetti dannosi. Infine, sono ininfluenti per quanto riguarda la capacità fotosintetica delle piante.
Pero, risultati promettenti nel controllo della cimice asiatica
L'Emilia Romagna è la prima regione in Italia per quanto riguarda la produzione di pere, con circa 17mila ettari coltivati, che cubano il 70% dei frutti prodotti annualmente nel Paese. Per questo motivo l'individuazione di soluzioni per contrastare gli attacchi di cimice asiatica è di elevato interesse per gli agricoltori.
Anche il 2023 non è stato una annata favorevole alla frutticoltura in Emilia Romagna. Le gelate primaverili, simili a quelle registrate nel 2022, hanno di fatto azzerato la produzione di pere nelle aziende agricole coinvolte nel progetto. Tuttavia, i dati raccolti sono stati sufficienti per effettuare un primo bilancio.
Malformazioni su pere causate da punture sui frutticini da parte della cimice
(Fonte foto: Università Cattolica del Sacro Cuore)
"Halyomorpha halys può provocare due differenti tipologie di danno. Uno relativo alla deformazione dei frutti, che li rende completamente non commercializzabili, un altro relativo alla formazione di tacche sugherizzate sulla superficie della pera", spiega Sergio Tombesi, professore presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza.
"Sulle tesi non trattate abbiamo avuto un danno che si collocava tra il 10% e il 30% dei frutti. Per quanto riguarda invece le tesi trattate, abbiamo avuto dei buoni risultati con le varietà estive, ad esempio Williams, con un sostanziale azzeramento del danno. Mentre nelle varietà più tardive, quali Kaiser o Decana, non abbiamo osservato grosse differenze tra trattato e non trattato".
Le cause di queste differenze vanno probabilmente ricercate nei differenti timing di sviluppo dei frutti e delle fasce attrattive. La soia è infatti una coltura interessante per la cimice solo quando presenta il baccello, ed è quindi attrattiva per un periodo limitato di tempo, che non copre l'intero arco temporale di maturazione delle pere.
"I frutti tardivi, rimanendo in campo molti mesi, sono stati esposti per un periodo maggiore all'attacco dell'insetto e quindi la fascia inerbita ha fornito protezione solo per un lasso di tempo limitato, anche se fondamentale per evitare le malformazioni nei frutticini".
Tacche sugherizzate causate da punture tardive di cimice asiatica
(Fonte foto: Università Cattolica del Sacro Cuore)
Iniziativa realizzata nell'ambito del Psr Emilia Romagna 2014-2020 – Tipo di operazione 16.1.01 – Gruppi operativi del Pei per produttività e sostenibilità dell'agricoltura, Focus Area 4B – Progetto: Approccio sinergico per la difesa sostenibile delle colture frutticole e orticole nei confronti della cimice asiatica (Halyomorpha halys) - Contr-halys