Dimetomorf: dall'acido cinnamico alla revoca
Interviste impossibili: il 20 novembre 2024 inizierà il lungo commiato a uno degli antiperonosporici più usati negli ultimi decenni. Poi, dal 20 maggio 2025, stop
Si scrive dimethomorph, ma si legge dimetomorf. Un antiperonosporico derivato dall'acido cinnamico della cannella che per trent'anni ha arricchito i programmi antiperonosporici della vite e di altre colture.
Purtroppo, i formulati a base di dimetomorf autorizzati in Italia sono stati revocati il 13 giugno 2024 e potranno essere commercializzati solo fino al prossimo 20 novembre. Dal 20 maggio 2025, stop anche agli usi in campo. Prima della sua dipartita, vista l'importanza della sostanza attiva, si è quindi deciso di dedicargli un'intervista, l'ultima.
Caro dimetomorf, capolinea anche per Lei. Sa che mi spiace molto?
"Si figuri a me. Sono stato registrato in Italia la prima volta nel 1994 e dopo trent'anni di onorato servizio, la fine. Mi hanno mandato in pensione. Come in certe ristrutturazioni aziendali: fanno fuori i più anziani, anche se avrebbero ancora molto da dire e da fare. Soprattutto da insegnare".
Ma quali sono stati i motivi della sua revoca?
"Efsa ha individuato 'diversi motivi di preoccupazione', come si legge nel Regolamento di esecuzione Ue 2024/1207 della Commissione del 29 aprile 2024. Queste preoccupazioni sarebbero nate dalla mia classificazione come tossico per la riproduzione. Quindi sono stato schiaffato in categoria 1B, quello che comporta la frase H360F 'Può nuocere alla fertilità'. In più, mi hanno classificato interferente endocrino per l'uomo e in generale per i mammiferi non target. Dato che le concentrazioni ambientali sarebbero state considerate 'non trascurabili', la ghigliottina non poteva che essere calata sul mio collo".
Ma, scusi, Lei ha davvero questi effetti?
"Certo che sì. Per quanto riguarda l'interferenza endocrina sono stati registrati nei ratti maschi cambiamenti nel peso della prostata e delle vescicole seminali, come pure un ritardo nella separazione del prepuzio. Il tutto in uno studio esteso su una generazione. Negli studi sui cani, della durata di 90 giorni e di un anno, sono stati parimenti riscontrati un ridotto peso della prostata e un aumento della fibrosi interstiziale prostatica".
E tutto ciò a che dosi?
"Gli effetti sui ratti sono stati osservati alla dose media di 63 mg/kg/giorno, valore ricavato da un range compreso fra 44,3 e 100,3 mg/kg/giorno. La Noael, dose più bassa alla quale si è registrato un effetto avverso, è stata invece fissata come media a 23,4 mg/kg di peso corporeo al giorno, dato ricavato da un range fra 16,5 e 37,7 mg/kg/giorno. Nei cani, invece, le dosi sono spaziate fra 43 e 47 mg/kg di peso corporeo al giorno, ottenendo un valore di Noael per questi effetti a 15 mg/kg di peso corporeo al giorno".
Ma, scusi, quei dati non sarebbero la Loael, cioè la dose più bassa alla quale si è ravvisato un effetto? La Noael è l'assenza di effetti avversi...
"E che Le devo dire, nel report di Efsa c'è scritto Noael e io glieLa racconto per come la leggo...".
Va beh, poco importa. Proseguiamo: tradotto nel peso di un essere umano di media corporatura quei dati cosa diventano?
"Dunque, se applichiamo i dati sui ratti prendendo come riferimento un uomo o una donna di 60 chili di peso, per avere questi effetti si possono ipotizzare 3,78 grammi al giorno, con un minimo di 2,66 e un massimo di 6 grammi al giorno. Ingeriti per un lunghissimo periodo, fra l'altro. La Noael media sarebbe invece pari a 1,4 grammi, con un range da 990 milligrammi a 2,2 grammi. Sempre al giorno. E per moltissimi giorni".
E quanto ai dati sui cani?
"Basta rifare i conti: a una persona di 60 chili bisognerebbe somministrare tutti i giorni da 2,58 a 2,82 grammi. Minimo per 90 giorni. La Noael sarebbe invece di 900 milligrammi, sempre al giorno, per molti giorni".
Ok, sono dosi altissime. Però, mi scusi, fra animali da laboratorio ed esseri umani possono intercorrere differenze metaboliche che non permettono di adottare quei numeri in modo diretto.
"Certo, infatti si potrebbe applicare a quei numeri un coefficiente di riduzione uguale per lo meno a 100. Adottando prudenzialmente la Noael più bassa, quella ricavata dai test su cane, si scenderebbe quindi a 9 milligrammi al giorno, sempre per un individuo di 60 chili".
Cioè 3,28 grammi all'anno. Non Le sembra che anche così sia un po' troppo?
"Certo che lo è. Voi umani ingerirete sì e no fra i 50 e i 100 milligrammi di residui all'anno. Intendo di tutti gli agrofarmaci, mica solo miei. Peraltro, molti anni fa un certo Ivano Camoni, dell'Istituto Superiore di Sanità, aveva prodotto una bella pubblicazione sui confronti tra Adi, l'acceptable daily intake, e l'Edi, l'estimated daily intake...".
Spieghi meglio per favore.
"L'Acceptable daily intake (Adi) è la dose che si ritiene sicura per l'Uomo anche se assunta in teoria per tutta la vita. Si esprime in milligrammi per chilo per giorno ed è di solito un centesimo della Noel, la dose di non effetto ricavata in laboratorio su cavie, ossia quella già di per sé innocua. L'Edi ha la stessa unità di misura, ma è la dose stimata partendo dai consumi alimentari umani incrociati con le analisi residui provenienti dai monitoraggi annuali prodotti dai vostri ministeri".
Grazie per la puntualizzazione, ma tornando al lavoro di Ivano Camoni?
"Venne elaborata una comparazione, molecola per molecola, fra Adi ed Edi. Cioè quanto dell'Adi veniva realmente assorbito con la dieta dalla popolazione".
Risultato?
"Risultato è che io manco ci sono in quella lista. Un fungicida come mancozeb si poteva stimare che nel 1997 fosse ingerito in ragione di 15,7 milligrammi all'anno. Sempre parlando dell'ipotetico essere umano di 60 chili. Folpet e metalaxyl, anch'essi antiperonosporici come me, si potevano stimare rispettivamente in 1,8 e 4,6 milligrammi circa, sempre su base annua. Io, più o meno, potevo essere su cifre simili. Anzi, forse pure un po' più basse. E all'epoca si usavano molti più agrofarmaci di adesso. Quasi il doppio. Credo che se oggi venisse aggiornata quella stima comparativa, si scenderebbe di diverse decine di punti percentuali".
Ma allora, perché?
"Perché cosa? Della mia revoca? E che Le devo dire? Come soleva ricordare Vujadin Boškov, compianto allenatore della Sampdoria, 'rigore è quando arbitro fischia'. Efsa ha fischiato il rigore e io ho non l'ho parato".
Già. Alla fine l'arbitro ha sempre ragione. Ma, altri parametri tossicologici che dicono?
"Nel senso della tossicologia generale è stata fissata una Noael pari a 16 mg/kg di peso corporeo al giorno ottenuta da studi su ratti della durata di 90 giorni. Valore che è sceso a 11,3 mg/kg al termine di test della durata di due anni. In entrambi i casi sono stati notati effetti avversi a carico del fegato. Analoghi risultati nei cani in test di un anno, con una Noael più bassa, però, pari a 5 mg/kg peso corporeo al giorno".
Che tradotto in residui ingeriti all'anno dall'ormai stufo individuo di 60 chili?
"Anche adottando la Noael su cane, la più bassa, siamo sui 110 grammi all'anno per arrivare a livelli che lascino ipotizzare analoghi effetti. Dividendo poi il dato per 100, come criterio di sicurezza, si scende a 1,1 grammi annui per restare in ambiti sicuri. Una quantità che di fatto è centinaia di volte superiore all'ingerito effettivo. Peraltro, rimane tale anche dividendo per 1.000, giusto per adottare un criterio di sicurezza che sconfina nel maniacale: così agendo, sarebbero comunque 110 milligrammi/anno. Ossia un valore decine di volte superiore ai residui che obiettivamente si può pensare che i cittadini ingeriscano di me".
Però citava anche la tossicità riproduttiva, in modo più specifico.
"Certo. Diciamo che è l'aspetto che più ha contato nella mia revoca. Sempre guardando ai report di Efsa, la Noael riproduttiva ottenuta da uno studio esteso su ratti di una generazione è risultata pari a 26 mg/kg di peso corporeo, sempre al giorno. A quella dose si è riscontrata una durata ridotta della gravidanza, come pure una pubertà ritardata nei maschi. La Noael parentale, cioè sulle madri, è stata fissata in 26 mg/kg. Medesimo valore per la prole, nella quale si è osservata una crescita ridotta e una riduzione della distanza anogenitale. ECHA, l'agenzia europea per la chimica, ha inoltre considerato l'insorgenza ritardata della pubertà in combinazione con gli effetti sugli organi/sistemi riproduttivi maschili, come rilevante per gli esseri umani. Il parere del Rac di Echa mi ha quindi portato alla classificazione armonizzata come 'tossico per la riproduzione categoria 1B'. Per lo meno, non sono stati ravvisati effetti neurotossici e sullo sviluppo fetale da considerarsi inaccettabili. Evidenze positive del tutto inutili ai fini valutativi, però".
Quindi siamo su ordini di grandezza del tutto simili a quelli citati in precedenza.
"Esatto. Più o meno siamo lì: valori che ricadono molto al di sopra della mia assunzione annua, stimabile in pochi milligrammi all'anno. Quindi mi chiedo: se per abbassare ulteriormente il livello di assunzione per via orale fossero state abbandonate tutte le colture orticole e la mia difesa fosse stata incentrata solo sulla vite, ponendo un periodo massimo di applicazione sino a fine fioritura, cosa sarebbe successo? Mi sarei salvato oppure no?"
Questo credo non lo sapremo mai, giunti a questo punto... Ma resto scettico, visto il clima revocazionista a oltranza che si è ormai affermato in Europa.
"Ovvio. Il dubbio resterà però solo a voi, non certo a me. Non sono stato neanche ritenuto prodotto indispensabile, quindi non potranno nemmeno essere chieste deroghe tramite il famoso articolo 53. Ergo, faccio la valigia e vi lascio ai vostri problemi, perché a me di cosa fa la peronospora alle vostre colture poco ne cala, per dirla fuor di metafora".
La famosa regola del "problema tuo, problema risolto"?
"Bravissimo! vedo che ha colto lo stato d'animo che ho in questo momento. Il problema è tutto vostro. E chi le rogne se le cerca, è anche giusto che poi se le gratti".
Gliene diamo atto: se per le regole europee un derivato dell'acido cinnamico, tipico della cannella, non può più essere impiegato a difesa delle colture in base a dosi scollate da quelle reali, a lui cosa mai potrà importare? Magari, viste le defezioni sempre più numerose e sempre più importanti volute da Bruxelles, a preoccuparsi dovrebbe essere il comparto agricolo. A partire dalle industrie che meglio farebbero a difendere il settore fitosanitario nella sua interezza, anziché fare a gara nel breve periodo a chi meglio approfitta dei buchi aperti dalla normativa nei programmi di difesa.