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Novalis Forum 2024: la tradizione al centro dell'innovazione

Nella terza edizione focus su ricerca e sviluppo: a che punto è il settore, l'open innovation e come farla in modo sicuro; l'importanza per le aziende di investire nella divisione R&D e creare una sana competizione tecnologica con i competitor

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Novalis Forum 2024 si è svolto all'interno del Laboratorio Aperto - ex Chiesa del Carmine di Piacenza

Fonte immagine: AgroNotizie®

A Piacenza il 15 novembre 2024 si è svolta la terza edizione del Novalis Forum, l'appuntamento che riunisce addetti del settore della difesa e mondo della ricerca accademica, organizzato da Vitalia Consulting

Focus sulla ricerca e l'innovazione in materia di difesa fitosanitaria: perché è importante farla e come?

 

Ad aprire l'evento è stato Stefano Jondini, ceo di Expedia Mrcc Srl: "Il Novalis forum nasce proprio dal concetto di novalis, che in latino significa maggese, cioè un terreno agricolo lasciato a riposo per essere più fertile e produttivo l'anno successivo. Ispirandoci quindi proprio alla natura, questo evento in chiusura dell'anno vuole essere un momento di pausa produttiva, condividendo i dati di ricerca raccolti durante la stagione e confrontandosi per preparare al meglio gli impegni futuri.

 

Non nova sed nove (dal latina Non cose nuove, ma in forma nuova) è il claim di questa edizione, perché innovare non significa sempre creare qualcosa di nuovo, ma anche migliorare quello che già esiste. Ne sono un esempio gli estratti naturali: utilizzati da migliaia di anni in agricoltura ma oggi tornano come novità tra le sostanze attive autorizzate, grazie a processi produttivi, sostenibili e a basso impatto ambientale".

 

Nel corso dell'evento si sono alternati diversi relatori che hanno presentato le ultime novità in materia di difesa fitosanitaria, alla ricerca di innovazioni che garantiscano un futuro sostenibile per le produzioni agroalimentari.

 

Innovazione è anche tradizione

Oggi innovare non significa più soltanto introdurre novità, ma anche migliorare e ottimizzare ciò che già esiste. Questo vale anche per il settore degli agrofarmaci: oggi sono autorizzate circa 400 sostanze attive rispetto alle oltre mille disponibili vent'anni fa.

Monica Garbarino di Federchimica Agrofarma ha sottolineato il continuo processo di rinnovamento che coinvolge le aziende del settore agrochimico.

 

Conformarsi alla normativa 1107/2009 sugli agrofarmaci è sempre più impegnativo: i tempi di registrazione di nuovi prodotti non riescono a tenere il passo con gli aggiornamenti regolatori e l'evoluzione delle esigenze del mercato.

In particolare, si stanno rivalutando i bioagrofarmaci: prodotti di origine naturale utilizzati anche in agricoltura biologica; possono contenere come principi attivi sostanze originariamente pensate per l'alimentazione, come birra o latte vaccino, che hanno dimostrato proprietà fitosanitarie e sono state poi autorizzate come sostanze attive.

 

Rispetto al passato, oggi l'agricoltore utilizza dosi minori nei trattamenti in campo, in linea con gli obiettivi europei della Farm to Fork di ridurre del 50% l'uso di agrofarmaci. Inoltre, è cambiata anche la tipologia di prodotti richiesti dal mercato: la domanda di principi attivi di origine biologica è aumentata del 40%.
I bioagrofarmaci si stanno affermando come valide alternative ai prodotti di sintesi per la protezione delle colture.


Open innovation sì ma... con le dovute precauzioni

Se nella scorsa edizione del Forum si è parlato dell'importanza dell'open innovation, dell'accessibilità ai dati aziendali e della collaborazione scientifica nella filiera, quest'anno si è ribadito quanto sia fondamentale farlo, ma in sicurezza.

 

Silvia Jondini di Expedia Mrcc Srl ha presentato i rischi legati alla sottrazione delle innovazioni e le strategie per prevenirli.

La ricerca rappresenta un investimento importante nell'economia di un'azienda, quindi è giusto proteggere i dati e i risultati ottenuti. Tuttavia, tale protezione dovrebbe essere temporanea, per consentire l'introduzione delle innovazioni sul mercato e favorire una sana competizione tecnologica nel settore agrochimico.
Ne sono un esempio i brevetti, che garantiscono al detentore il loro monopolio ma per un tempo limitato di 20 anni.

 

Il principio dell'open innovation si basa su un equilibrio tra condivisione e protezione: da un lato, promuove la collaborazione per il progresso della ricerca e l'inserimento di nuovi attori nel settore; dall'altro, richiede l'adozione di strategie efficaci per tutelare la proprietà intellettuale delle innovazioni.

 

Ci sono vari strumenti di tutela: il brevetto, per la protezione delle invenzioni, concede un monopolio di durata limitata; il segreto industriale per la tutela di informazioni proprietarie ipoteticamente perenne, ma espone comunque al rischio di deduzione dei competitor; il copyright per la protezione del diritto d'autore; infine, i marchi, per la tutela di simboli distintivi.

 

Oltre a questi, in caso di collaborazioni, è fondamentale stipulare contratti e accordi all'inizio della ricerca, in modo da stabilire preventivamente come verranno gestiti i diritti di tecnologie future. Un accordo ben redatto deve essere chiaro e comprensibile per tutte le parti coinvolte e privo di contraddizioni al suo interno.

Anche se questo tipo di accordi si può applicare a qualsiasi settore di ricerca, l'ambito agrochimico presenta una complessità aggiuntiva legata alla regolamentazione. In particolare, la gestione della protezione dei dati (data protection) richiede strategie mirate per salvaguardarne la proprietà intellettuale.

 

L'assenza di una strategia preventiva espone le aziende al rischio di furto di innovazioni, perdita di segreti industriali e, di conseguenza, alla riduzione del vantaggio competitivo nei confronti dei competitor.

 

In conclusione, aprirsi al mercato in sinergia con i competitor è indispensabile per avanzare nella ricerca e sviluppare soluzioni innovative che rispondano alle necessità del settore agrochimico. Bisogna però farlo in sicurezza, affrontando con attenzione gli aspetti legali e regolatori, così da definire, sin dall'inizio della ricerca, una strategia integrata che comprenda investimenti in R&D, aspetti normativi e tutela legale.

 

Visti i frequenti aggiornamenti normativi in materia di agrofarmaci, è fondamentale che la ricerca continui ad evolversi per individuare soluzioni sempre più efficaci e sostenibili.

 

L'esigenza di adattarsi in tempi brevi ai cambiamenti normativi è un tema centrale e condiviso anche da Syngenta nel suo impegno verso lo sviluppo di nuove soluzioni per la difesa delle colture.

Risponde a questo obiettivo l'iniziativa SygenTalent, una call for ideas dedicata all'innovazione, rivolta a startup e studenti universitari. Ma non è l'unico progetto.

 

Syngenta ha dato ampio spazio al concetto di open innovation con iniziative che favoriscono la collaborazione esterna. Tra queste, il portale Agcelerators, una piattaforma aperta in cui gli utenti registrati possono contribuire alla risoluzione di problematiche identificate dalla divisione di R&D dell'azienda.

 

Inoltre, Syngenta ha aperto il proprio laboratorio di ricerca dedicato al genome editing, mettendo a disposizione il proprio knowhow per promuovere l'innovazione nel settore.

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