Trattamenti col drone: in Emilia Romagna prove su cipolla, vite e pomodoro
Il Servizio Fitosanitario della Regione Emilia Romagna, insieme al Centro di Saggio Astra Innovazione, sta svolgendo delle prove di applicazione di prodotti fitosanitari su tre culture: cipolla, vite e pomodoro. Una sperimentazione che ha come obiettivo quello di raccogliere dati utili a modificare la normativa, che oggi vieta questo genere di trattamenti

Il drone utilizzato nelle prove è stato un DJI Agras T50
Fonte immagine: Tommaso Cinquemani - AgroNotizie®
In Italia la normativa vieta l'applicazione di prodotti fitosanitari attraverso mezzi aerei. Se la norma risale al 2009 (Direttiva 2009/128/CE) e aveva come obiettivo quello di impedire i trattamenti tramite elicottero, ha avuto come conseguenza anche il fatto di mettere a terra i droni, velivoli senza pilota che pure potrebbero giocare un ruolo interessante nella difesa delle colture.
I droni infatti hanno la possibilità di trattare ampie superfici in poco tempo, entrando in campo anche quando il terreno non è carreggiabile, oppure in situazione di forte pendenza, come nei vigneti eroici. Le potenzialità di questi strumenti potrebbero anche essere cruciali per salvare le produzioni nelle aree alluvionate, dove l'ingresso dei trattori è interdetto per giorni e dunque insetti e funghi hanno tutto il tempo di colpire le piante.
"Come Servizio Fitosanitario dell'Emilia Romagna siamo convinti che i droni potranno giocare un ruolo importante nella difesa delle colture ed è per questo che siamo tra i promotori di questa sperimentazione", ci spiega Stefano Boncompagni, direttore del Servizio Fitosanitario della Regione Emilia Romagna, che incontriamo in un campo di cipolle presso Cab Massari, a Conselice, in provincia di Ravenna. Un campo che durante la visita, il 14 maggio 2025, è stato irrorato attraverso un drone, il DJI T50 Agras, messo a disposizione dalla Ditta Aermatica 3D.
Emilia Romagna: prove di uso del drone per i trattamenti fitosanitari
"La sperimentazione è iniziata nel 2024 e intendiamo continuarla anche l'anno prossimo. Stiamo eseguendo prove di irrorazione tramite drone su cipolla, pomodoro da industria, in zona Piacenza, e vite in collina, nel comune di Predappio (Fc). L'obiettivo è raccogliere quanti più dati per fornire ai ministeri competenti tutte le informazioni necessarie a modificare una normativa che oggi, di fatto, impedisce l'impiego dei droni per i trattamenti fitosanitari".
Come ci spiega Nicola Minerva, direttore di Astra Innovazione, le prove sperimentali hanno tre obiettivi fondamentali: misurare la deriva e quindi la quantità di prodotto fitosanitario che non raggiunge il bersaglio ma si disperde nell'ambiente. Valutare il deposito a terra, il residuo sulla coltura e, infine, la qualità dell'irrorazione, parametro direttamente correlato alla qualità della difesa garantita alla coltura.
La prova sperimentale su cipolla
Per farlo sono state tracciate in campo delle parcelle con diverse ripetizioni. Nello specifico, c'erano parcelle non trattate, come testimone, parcelle trattate con lo standard aziendale (barra irroratrice) e altre invece irrorate attraverso il drone. I tecnici hanno posizionato delle cartine idrosensibili e dei tamponi per verificare la qualità della copertura fogliare e la quantità di prodotto finito sul terreno.
Il drone, pilotato da Roberto Buoli, che con il fratello Rossano gestisce un'azienda di contoterzi che effettua anche applicazioni col drone, ha un carico utile di 40 chilogrammi ed è dotato di due ugelli rotativi (differenti per funzionamento rispetto a quelli in uso nelle macchine tradizionali) che hanno operato per questa applicazione applicando 8,5 litri al minuto ad una altezza di 2,8 metri dal suolo.
Il drone utilizzato per il trattamento e messo a disposizione dalla Ditta Aermatica 3D
(Fonte foto: Tommaso Cinquemani - AgroNotizie®)
Trattamenti col drone: il fattore deriva
Uno degli elementi chiave, oltre alla verifica del comportamento residuale del prodotto fitosanitario sulla coltura, per sperare in un cambio della normativa riguarda la deriva. Il Ministero della Salute, infatti, vuole essere certo che l'applicazione tramite drone sia sostanzialmente assimilabile all'applicazione tramite irroratrice tradizionale per quanto riguarda la dispersione nell'ambiente della miscela fitoiatrica.
Nel campo di cipolle che abbiamo avuto l'opportunità di visitare, il drone procedeva ad un'altezza di 2,8 metri dal livello del suolo e avanzava a 2 metri al secondo, con un volume di bagnatura di 100 litri ad ettaro e dimensione delle gocce di 300 micrometri. Condizioni che sono differenti da quelle che caratterizzano una barra irroratrice, dove gli ugelli distano poche decine di centimetri dal suolo e i volumi sono maggiori di diversi multipli.
Sulla carta, dunque, i trattamenti tramite drone potrebbero causare una deriva maggiore, avendo infatti una distanza elevata tra ugello e suolo e lasciando quindi tempo al vento di trasportare lontano le goccioline di miscela. Eppure, dai primi dati disponibili, ancora assolutamente parziali, sembra che in condizioni ambientali ottimali non vi sia una eccessiva deriva. Le cartine idrosensibili disposte a 3 metri dalla parcella sono state infatti raggiunte da un numero di goccioline compatibile a quello di un trattamento tradizionale. Mentre le cartine a 5 metri solo in alcuni casi sono state colpite. Nessuna deriva infine sulle cartine a 10 metri.
Durante il trattamento il drone segue una traiettoria pre impostata dal pilota
(Fonte foto: Tommaso Cinquemani - AgroNotizie®)
La situazione per quanto riguarda il vigneto sarà molto diversa rispetto allo scenario del pomodoro o della cipolla, dove lo sviluppo vegetativo è sostanzialmente bidimensionale. Con le viti, per di più disposte su un piano inclinato, si dovrà valutare bene il livello di copertura fogliare e la quantità di prodotto che raggiunge il suolo o viene disperso in ambiente.
Prove analoghe, condotte in altre regioni, come la Toscana o la Lombardia, hanno dimostrato che con le dovute accortezze si può ottenere un ottimo risultato. L'importanza delle prove condotte in Emilia Romagna è rappresentata però dal fatto che per la prima volta vengono usati prodotti fitosanitari reali (cimoxanil più rame più adesivante) e non invece traccianti o concimi fogliari. Una sperimentazione che per questo ha richiesto un lungo iter autorizzativo per essere svolta.
"A noi l'onere di essere apripista in questa sperimentazione, che spero sarà in grado di fornire informazioni utili ai ministeri competenti per cambiare la normativa e consentire l'utilizzo dei droni per la difesa fitosanitaria. Con le alluvioni che abbiamo avuto qui in Romagna è apparso evidente come sia necessario avere strumenti moderni per la distribuzione degli agrofarmaci", conclude Boncompagni.
"L'appello è anche alle ditte produttrici di mezzi tecnici, affinché sviluppino prodotti pensati per l'applicazione tramite drone, un mezzo che per le sue peculiarità tecniche avrebbe bisogno di prodotti sviluppati ad hoc".