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Fumaggine dell'olivo, non è una malattia fungina

Le foglie e i frutti dell'olivo possono ricoprirsi di una sostanza nera e feltrosa, composta dal micelio di alcuni funghi. Ma attenzione, non si tratta di una malattia fungina della pianta. I funghi infatti si sviluppano sulla melata prodotta dalle cocciniglie e solo indirettamente causano danni agli olivi

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Fumaggine nera su foglie di olivo

Fonte immagine: World of Plant

Capita con una certa frequenza che sulle foglie dell'olivo si formi una sostanza appiccicosa, nerastra, dall'aspetto feltroso. Si tratta della fumaggine, composta dal micelio di alcuni funghi (Capnodium spp., Alternaria spp. ed altri). Questo composto di colore scuro, che imbratta le foglie, ma anche i rami e le olive, può causare perdite produttive, in quanto impedisce alla luce di colpire le foglie e quindi riduce la capacità fotosintetica degli olivi.

 

Ma attenzione, i funghi non si sviluppano a danno dell'olivo, ma si nutrono della melata, secreta da alcune specie di cocciniglia, come ad esempio quella mezzo grano di pepe. Sono dunque questi parassiti a causare la fumaggine e dunque, per una corretta gestione del problema, occorre intervenire per ridurne il numero.

 

Le cocciniglie rappresentano dunque un problema su due fronti. Da un lato, sottraendo linfa alla pianta provocano un indebolimento. In secondo luogo, producendo melata gettano le basi per lo sviluppo della fumaggine, che riduce la capacità fotosintetica degli olivi e quindi ne rallenta lo sviluppo.

 

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Che cos'è la fumaggine dell'olivo

La fumaggine dell'olivo non è una vera e propria malattia fungina della pianta, ma piuttosto una conseguenza della presenza di sostanze zuccherine, come la melata, sulla superficie delle foglie. Si tratta di una colonizzazione da parte di funghi saprofiti (organismi che si nutrono di materia organica morta) appartenenti principalmente ai generi Capnodium, Cladosporium, Alternaria e altri.

 

Questi funghi, non essendo patogeni veri e propri, non penetrano nei tessuti vegetali né causano infezioni sistemiche, ma si sviluppano sulla melata prodotta da alcuni insetti fitofagi, come le cocciniglie dell'olivo, in particolare la Saissetia oleae, conosciuta anche come cocciniglia mezzo grano di pepe.

 

Questa relazione indiretta rende la gestione della fumaggine particolarmente complessa: non basta trattare la patina nera visibile sulle foglie, ma è necessario agire a monte, sul controllo degli insetti produttori di melata.

 

I fattori che predispongono l'olivo alla fumaggine

La fumaggine dell'olivo tende a manifestarsi soprattutto in oliveti trascurati o gestiti in modo poco razionale. Uno dei principali fattori predisponenti è la scarsa arieggiatura della chioma, spesso causata da potature insufficienti o eccessivamente diradate nel tempo. Anche una fertilizzazione sbilanciata, con eccessi di azoto e carenze di fosforo e potassio, può favorire lo sviluppo della vegetazione più tenera e, di conseguenza, più esposta agli attacchi delle cocciniglie.

 

Inoltre, l'impiego ricorrente di insetticidi non selettivi può compromettere l'equilibrio biologico dell'agroecosistema, riducendo la presenza di predatori naturali delle cocciniglie e favorendone la proliferazione. Le temperature miti invernali, infine, rendono più probabile la sopravvivenza delle forme svernanti del parassita, anticipando le infestazioni primaverili.

 

Le foglie di olivo si imbrattano di fumaggini a seguito di attacchi di cocciniglia

Le foglie di olivo si imbrattano di fumaggini a seguito di attacchi di cocciniglia

(Fonte foto: Ministero dell'Agricoltura australiano)

 

Gli effetti della fumaggine sulla pianta

Sebbene la fumaggine non penetri nei tessuti vegetali, può provocare danni significativi alla fisiologia dell'olivo. Lo strato nero che ricopre foglie e rametti riduce drasticamente la superficie fotosinteticamente attiva, compromettendo la produzione di energia e rallentando l'accrescimento dell'albero. Inoltre, limita gli scambi gassosi, ostacolando la respirazione delle foglie.

 

Quando l'infestazione è estesa, si può osservare un calo della vigorìa della pianta, una minore produzione di olive e una ridotta qualità del raccolto. A lungo andare, la fumaggine può compromettere la produttività dell'oliveto in maniera rilevante, specialmente se associata a una forte presenza di cocciniglie.

 

La cocciniglia mezzo grano di pepe, il nemico da battere

La principale responsabile della fumaggine dell'olivo è la cocciniglia mezzo grano di pepe (Saissetia oleae). Questo insetto, tra i più pericolosi per l'olivicoltura mediterranea, vive a spese della linfa dell'olivo, che succhia perforando i tessuti vegetali. Il danno diretto è quindi una sottrazione di energia alla pianta, aggravata dalla produzione di abbondante melata, una sostanza di scarto che diventa substrato ideale per lo sviluppo dei funghi della fumaggine.

 

La cocciniglia mezzo grano di pepe

La cocciniglia mezzo grano di pepe

(Fonte foto: Università della Florida)

 

Saissetia oleae compie generalmente una generazione all'anno e sverna sotto forma di neanide, nascosta lungo la nervatura delle foglie o sui rametti. Le nuove neanidi emergono tra luglio e agosto e si diffondono sulla chioma, rendendo questo il momento chiave per l'eventuale intervento insetticida.

 

Strategie di prevenzione: buona agronomia e controllo biologico

Per prevenire le infestazioni di cocciniglia dell'olivo, e quindi lo sviluppo della fumaggine, è fondamentale adottare buone pratiche agronomiche. Una potatura regolare e ben eseguita, che mantenga la chioma arieggiata e ben esposta alla luce, è il primo passo. La concimazione deve essere equilibrata, evitando eccessi di azoto che rendono la vegetazione più appetibile ai parassiti.

 

Anche il controllo biologico riveste un ruolo importante. Numerosi predatori e parassitoidi naturali, come Chilocorus bipustulatus, Scutellista cyanea e quelli del genere Metaphycus, possono limitare le popolazioni di cocciniglia in modo efficace, se non ostacolati da trattamenti insetticidi ad ampio spettro.

 

Quando necessario, si può intervenire con prodotti ammessi anche in agricoltura biologica, come l'olio bianco minerale, da applicare in estate al momento della schiusa delle neanidi. Il prodotto agisce per asfissia, formando una pellicola che blocca la respirazione dell'insetto. Tuttavia, l'efficacia del trattamento dipende fortemente dal tempismo e dalle condizioni ambientali, come l'assenza di piogge nei giorni successivi.

 

Come eliminare la fumaggine

Una volta che la fumaggine dell'olivo si è insediata, è possibile rimuovere lo strato nerastro mediante lavaggi fogliari con tensioattivi o con soda caustica all'1%, applicata in primavera. Questa operazione permette di ripristinare in parte la funzionalità fotosintetica delle foglie colpite. Trattamenti con sali di rame, spesso utilizzati contro l'occhio di pavone, possono anche avere un effetto indiretto di contenimento dei funghi.

 

Tuttavia, va ricordato che eliminare la patina nera non risolve il problema alla radice, se non si interviene contemporaneamente con il controllo della cocciniglia.

 

Il ruolo degli oliveti abbandonati

Una particolare attenzione va rivolta agli oliveti abbandonati, che rappresentano serbatoi incontrollati di cocciniglia dell'olivo. In queste aree, la mancanza di interventi agronomici favorisce lo sviluppo indisturbato di Saissetia oleae, con conseguente proliferazione di fumaggine. La presenza di questi focolai può rendere vano ogni sforzo di contenimento nelle aziende limitrofe, soprattutto nei periodi in cui le neanidi migrano attivamente da una pianta all'altra.

 

Per questo motivo, oltre alla gestione aziendale, è essenziale promuovere interventi coordinati a livello territoriale, soprattutto nelle aree in cui si intende recuperare vecchi impianti. D'altronde la diffusione di oliveti abbandonati, sempre più frequente, rappresenta un problema anche sotto altri fronti, come ad esempio la proliferazione della mosca dell'olivo (Bactrocera oleae), che può passare facilmente dalle piante abbandonate a quelle coltivate.

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