2025
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Se l'Europa piange, gli Usa non ridono

Robert F. Kennedy Jr. ha varato il proprio "Make America Healthy Again", promettendo restrizioni feroci a chimica agraria e biotech. Peccato che ciò stia accadendo da decenni anche in Europa

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I farmers americani e le nuove politiche su agrofarmaci e Ogm

Fonte immagine: AgroNotizie® - generata con Ia

La guerra del Peloponneso fra Atene e Sparta, avvenuta fra il 431 e il 404 a.C., vide sì la vittoria di quest'ultima, ma a un prezzo così caro da non consentire festeggiamento alcuno. Per tale ragione, in tempi molto più recenti venne coniato il proverbio secondo il quale "Se Atene piange, Sparta non ride", alludendo a vittorie che sono costate al vincitore quanto e forse più che allo sconfitto.

 

Declinando tale proverbio in campo agricolo si può anche concludere che se l'Europa piange, gli Stati Uniti non ridono. Se infatti nel Vecchio Continente i produttori del settore primario devono fare i conti con le pesanti strette della Revisione Europea, del Green Deal e del Farm2Fork, anche negli Usa la rotta pare essere cambiata bruscamente dopo la nomina a Segretario alla Salute e ai Servizi Umani di Robert F. Kennedy Jr.

 

Questi ha infatti pubblicato il primo rapporto della commissione da lui stesso battezzata "Make America Healthy Again", ossia "facciamo l'America sana ancora", attingendo al più noto "Make America Great Again" impresso come acronimo su ogni cappellino rosso indossato dai fans repubblicani del controverso tycoon.

 

Nelle 68 pagine del documento è stato riassunto tutto il Kennedy-pensiero su chimica agraria e biotecnologie, scatenando le prevedibili reazioni preoccupate del mondo agricolo, ma anche di quello industriale e distributivo.

 

Obiettivi giusti, colpevoli sbagliati

Junk food, eccessi calorici, bevande gasate e zuccherate sono alla base della gran parte dei problemi sanitari statunitensi. Basti pensare che oltre il 30% degli Americani adulti è in sovrappeso e più del 40% è classificato obeso. In pratica, più del 70% degli americani adulti gioca con la propria salute ingerendo molto più di quanto serva. 

 

Non è quindi per caso se nel 2022 le malattie cardiovascolari sono state la causa principale di morte negli Stati Uniti con quasi 942mila decessi, mentre ammontano a circa 34 milioni coloro che devono fare i conti con il diabete (11% della popolazione).

 

Nonostante ciò, Kennedy attribuisce agli agrofarmaci buona parte delle responsabilità dell'aumento delle patologie in America, specialmente quello delle malattie croniche infantili. L'autismo, non a caso, è uno dei suoi cavalli di battaglia preferiti. 

 

Dure e specifiche accuse sono state mosse a glifosate e atrazina, da tempo e più volte revisionate dalle autorità competenti statunitense, a partire dall'Environmental protection agency. Il tutto senza considerare che quelli che lui e il suo staff considerano aumenti di casi sono spesso e in larga parte aumenti delle diagnosi per via dei mutati criteri di classificazione delle patologie. Cioè, sono aumentate le diagnosi, non i casi. Un po' come accade con i residui nei cibi: non sono aumentati quantitativamente, anzi, bensì sono rinvenuti più spesso grazie solo ai migliorati metodi di analisi nei laboratori. 

 

Studi deboli per politiche pericolose

Come accade da tempo in Europa, anche negli Usa le accuse agli agrofarmaci e agli Ogm si basano su studi per lo più attempati, per giunta fragili dal punto di vista delle metodologie e dei risultati. Per esempio, uno degli studi citati da Kennedy a supporto dei giri di vite contro i "pesticidi" risale al 1982 ed era basato sui residui di insetticidi nel latte materno.

 

Peccato che la maggior parte delle sostanze attive citate fosse in tracce infinitesime e sia stata nel frattempo vietata, oppure sia stata oggetto di limitazioni severe. Quindi è come se Kennedy stesse giudicando gli attuali treni super veloci, mossi da energia elettrica, puntando il dito sui locomotori a vapore alimentati a carbone.

 

Per i farmers a stelle e strisce iniziano i guai

Le paventate restrizioni all'uso dei mezzi tecnici, chimici e genetici, sta generando forti preoccupazioni lungo l'intera filiera produttiva americana. A partire dagli agricoltori, i quali temono di non riuscire più a garantirsi rese adeguate in caso venissero privati di soluzioni al momento efficaci ed economiche. E anche su questo punto vi sono forti similitudini con l'Europa, soprattutto con l'Italia, ove la falcidia di sostanze attive sta creando problemi sempre più gravi a tecnici e produttori. 

 

Anche a valle del mondo agricolo, però, in America non si dormono sonni tranquilli, poiché se a causa delle restrizioni kennedyane calassero i raccolti, si destabilizzerebbero a cascata le attuali dinamiche agroalimentari americane con probabili aumenti anche dei prezzi al consumo

 

Mal voluto non è mai troppo

Potrà suonare brutto, ma come si suol dire non è mai abbastanza il male che ci si è cercati da soli. A conferma, i tre quarti degli agricoltori americani pare abbiano votato per Donald Trump, aprendo così la strada a Kennedy, candidato in pectore a quel ruolo ancor prima che il nuovo Potus vincesse le elezioni.

 

In sostanza, non c'era nulla di nascosto o di non detto: ciò che sta succedendo oggi in America era perfettamente a conoscenza di tutti anche prima del voto. Quindi, se nei prossimi mesi quegli stessi agricoltori attraverseranno vicissitudini tecniche e reddituali, saranno in molti a pentirsi delle proprie decisioni elettorali, ma troppo tardi.

 

Glifosate, Bayer e tribunali: non solo Kennedy

C'entra solo un po', ma c'entra comunque. Si parla ancora di Kennedy, il quale ha avuto infatti un ruolo pure nelle vicende giudiziarie di glifosate negli Stati Uniti. Parte delle azioni legali contro Monsanto prima e Bayer poi sono infatti partite dallo studio legale del figlio, uno dei tanti avvocati prestatisi volentieri al saccheggio della multinazionale tedesca. 

 

Nonostante i 10,5 miliardi già sborsati per chiudere la faccenda con 120mila querelanti, Bayer non è però riuscita nell'intento e ancora oggi ha sulla testa 60mila cause. Si è già discusso su come le class action siano ormai degradate al livello di assalti alla diligenza legalizzati, ma non si pensava potessero arrivare a far chiudere un'azienda e a fare togliere dal mercato i suoi prodotti a base di glifosate. 

 

Stando infatti a una notizia circolata di recente, Bayer sta valutando una soluzione drastica per risolvere le cause legali nate dal supposto legame fra glifosate e cancro. Secondo fonti definite "vicine al caso", se il piano di conciliazione dovesse fallire Bayer potrebbe decidere di risolvere la faccenda ricorrendo alla cosiddetta "Texas two step bankruptcy".

 

Questa consente alle aziende ancora considerate solventi di proteggere i propri asset dai contendenti, nel caso di Bayer dai querelanti e dai loro avvocati, utilizzando protezioni normalmente riservate alle società fallite. L'obiettivo è quello di ottenere la liberazione da terzi di tutte le passività assegnate alla sua società scissa (si suppone Monsanto), impedendo così ai contendenti di perseguire tali rivendicazioni nei confronti della società madre (ovviamente Bayer).

 

Operativamente, nella prima fase, che ha sede appunto in Texas, la società madre separa le proprie passività dalle proprie attività. Nella seconda fase, realizzata solitamente in North Carolina, la nuova società nata dalla scissione dichiara bancarotta ai sensi del Chapter 11 (capitolo 11 della Legge fallimentare americana). E ciao risarcimenti. Un po' contorto come processo e non è affatto detto che funzioni nei tribunali, ma l'ipotesi pare sia al vaglio dei legali della Casa di Leverkusen. Si attendono sviluppi. 

 

Addio al marchio Roundup in America?

Oltre alle faccende legate alla "Texas two step banckruptcy", pare che Bayer possa mettere fine perfino alla distribuzione di Roundup negli Stati Uniti pur di affrancarsi da ogni possibile guaio giudiziario futuro. Questo fatto non implicherebbe di per sé la scomparsa dell'erbicida negli States, ove glifosate resta comunque ancora autorizzato, ma v'è da chiedersi quante aziende vorrebbero prendersi il rischio di restare sui mercati senza più il paravento di Bayer che le tiene in scia ed evita loro di finire anch'esse in tribunale. Difficile infatti pensare che avvocati e querelanti si fermerebbero solo per la chiusura del business americano del glifosate targato Bayer. Troppi soldi in ballo e parcelle avvocatizie troppo alte per mollare l'osso. 

 

In attesa delle più opportune conferme o smentite di queste drastiche ipotesi, resta il fatto che gli Stati Uniti stanno sperimentando uno dei terremoti più intensi nella storia della chimica agraria. Il giorno poi che gli agricoltori americani si vedessero sfilare glifosate e altri agrofarmaci strategici, capirebbero forse il dramma dei colleghi europei che negli ultimi anni si sono visti revocare molte, troppe, sostanze attive anch'esse strategiche. Ciò poiché sebbene a Bruxelles non sieda Robert F. Kennedy Jr., vi operano decisori politici non molto migliori, cioè quelli che in un recente passato arrivarono persino a ipotizzare per l'Italia un taglio del 62% dei chili di agrofarmaci impiegati. 

 

Una proposta demenziale, quella poi bocciata per la protesta dei trattori, che fa apparire Kennedy un permissivo dilettante. E tale paragone risulta impietoso non certo per l'Americano, bensì per i normatori europei, i quali hanno elaborato tagli molto più drastici di quelli stabiliti dal passionario novax statunitense, sostenitore di molteplici tesi complottistico-negazioniste di carattere pseudoscientifico. Uno standard di riferimento non certo aulico con cui confrontarsi. 

 

Quindi, come si diceva nell'incipit di questo articolo, se l'America piange l'Europa di certo non ride. Meglio sarebbe infatti guardare alla miriade di simil-Kennedy che sotto le mentite spoglie green operano a Bruxelles e nei vari governi nazionali del Vecchio Continente. E magari agire in modo da farli desistere dai loro conclamati piani di smantellamento della chimica agraria europea prima che sia troppo tardi. Momento, questo, che ormai è molto, molto vicino.

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