Acetamiprid derogato in Francia: la dura legge della fitoiatria
Con 316 voti favorevoli e 223 contrari l'Assemblea Nazionale francese reintroduce acetamiprid con una deroga triennale rinnovabile, soprattutto per contrastare la proliferazione di afidi vettori di virosi per la barbabietola da zucchero

Le proteste dei bieticoltori transalpini ha indotto il ritorno di acetamiprid in deroga (Foto di archivio)
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Non si può certo dire che ai Francesi non fosse stato detto quanto grave sia stato l'errore di bandire tutti i neonicotinoidi dal proprio territorio, incluso quell'acetamiprid che continua invece a essere usato in altri Paesi dell'Unione europea, sebbene con pesanti restrizioni dei limiti massimi residui. Limiti tagliati draconianamente di ben cinque volte, obbligando a ridisegnare numerose strategie insetticide in tal senso.
Si auspica quindi a livello europeo una rivalutazione più razionale e oggettiva della molecola, passata sbrigativamente al tritacarne a causa di una sola ricerca la cui portata appare oggi meno ampia di quanto in effetti le sia stato attribuito in origine.
La ghigliottina francese su acetamiprid e relative conseguenze
Purtroppo per i colleghi d'Oltralpe - e anche a seguito di un'indagine condotta da un'associazione ambientalista - nel 2018 anche acetamiprid venne bandito entro i confini transalpini con drammatiche conseguenze per alcune colture agrarie, soprattutto per la barbabietola da zucchero.
Già nel 2020, infatti, la bieticoltura da zucchero francese aveva subito gravi danni, vedendo calare le proprie produzioni del 27% a causa soprattutto delle virosi di cui alcuni afidi sono vettori. Danni che hanno continuato a crescere anche l'anno successivo, con le strategie insetticide incapaci di arginare adeguatamente i parassiti.
Agricoltori: protestare a volte serve
Le proteste degli agricoltori francesi, soprattutto dei bieticoltori, hanno però spinto il Governo a riconsiderare il bando di acetamiprid, arrivando alla conclusione che sì - incredibile ma vero - a qualcosa serve. Altrimenti si perdono produzioni a due cifre percentuali e interi settori economici nazionali subiscono danni economici pesanti. Perché la realtà è fatta così: non si agita, non ha fretta. Quando decide di sbatterti in faccia le conseguenze dei tuoi gesti lo fa in modo secco e senza preamboli.
Stando a Le Monde, quotidiano francese che si è occupato della faccenda, la decisione "[…] ha suscitato polemiche e reazioni contrastanti, con associazioni ambientaliste e scienziati che esprimono preoccupazione per i potenziali impatti negativi sull'ambiente e sulla salute umana. Si teme, in particolare, che l'uso dell'acetamiprid possa danneggiare gli impollinatori, come le api, e che possa contaminare il suolo e le acque".
Timori visti e rivisti, questi, e che si teme si vedranno fotocopiati tal quali anche nei prossimi decenni nonostante i processi di revisione europea di tante molecole non siano con essi d'accordo.
Le proteste dei detrattori
Sempre stando al giornale francese, le proteste sarebbero derivate soprattutto dai partiti di sinistra e dagli ambientalisti, definendo "Trumpista" la decisione dell'Assemblea nazionale francese e bollandola come "un trattato di sottomissione all'agrochimica", oppure ancora come una "legge velenosa".
Ai neonicotinoidi viene infatti ancora attribuito in toto il fenomeno che colpì le api francesi a metà degli anni '90 (soprattutto dal 1997 in poi), dimenticandosi però che per circa un lustro quegli insetticidi erano stati usati senza che di problemi ne venissero segnalati, come pure che i medesimi problemi continuarono ad aggravarsi anche dopo il bando di quella preziosa classe di strumenti tecnici.
L'idea che la reimmissione di acetamiprid fosse irrimandabile, quindi, non sfiora nemmeno la mente dei "No-Pesticidi", ossessionati come sono dalle loro crociate anti-industriali anche quando vi siano ragioni oggettive alla base di certe decisioni. Con buona pace però di questi schieramenti - e a tutto vantaggio degli agricoltori francesi - acetamiprid ha invece ottenuto tre anni di deroga "[...] per far fronte a una grave minaccia che compromette la produzione agricola". Deroga eventualmente rinnovabile in funzione delle valutazioni di uno specifico organismo di vigilanza. Le barbabietole francesi ringraziano. Gli afidi e le virosi un po' meno.
Sovranità alimentare: la seconda ossessione
A intorbidire le acque, però, non c'è solo l'ossessione "anti-pesticidi" e "anti-multinazionali" degli ecologisti e delle sinistre transalpine. Annie Genevard, Ministra dell'Agricoltura francese, ha infatti celebrato la decisione come un "[…] percorso di riconquista della nostra sovranità alimentare". Affermazione che lascia il tempo che trova: di fatto, nessuno ha obbligato i Francesi a bandire acetamiprid sette anni fa. Hanno fatto tutto da soli.
Se oggi la bieticoltura francese è in ginocchio è quindi tutta colpa loro. Parlare di concorrenza sleale, tema caro a diverse associazioni agricole, è quindi fuori luogo. I mezzi tecnici sono lì, a disposizione di chiunque li voglia usare. Se l'Europa bandisce sostanze attive creando problemi agli agricoltori del Vecchio Continente non deve diventare un problema per i produttori del resto del mondo. Lo stesso vale se la Francia si autoflagella proibendo un insetticida e poi, come si suol dire, "ci si tocca il pane".
Quella degli altri Paesi, infatti, non è sleale come concorrenza. È semmai autolesionismo esserci privati di quegli strumenti con le nostre stesse mani. A tal proposito, è infatti utile parafrasare Tom Hanks e il suo personaggio Forrest Gump: "Stupido è chi lo stupido fa".
Quindi, se davvero si tiene alla sovranità alimentare, qualsiasi cosa s'intenda con questa espressione, sarà bene smetterla col dare ad altri le colpe di disastri auto inflitti, assumendosi per inverso le proprie responsabilità: politiche, associative, comunicative. In Francia come in Italia e come nel resto d'Europa.