Soia: se il fungo attacca, le foglie diventano fluorescenti
L'azienda statunitense InnerPlant ha sviluppato una nuova varietà di soia che quando colpita da un fungo diventa fluorescente. In questo modo l'agricoltore può individuare le aree malate ed effettuare trattamenti mirati e tempestivi

Quando la soia InnerPlant viene attaccata da un fungo produce una molecola bioluminescente
Fonte immagine: InnerPlant
Il sogno di ogni agricoltore è quello di poter parlare con le piante... e di avere risposta. Sapere dalle dirette interessate come si sentono, se hanno bisogno di nutrienti o se sono sotto attacco di qualche patogeno, permetterebbe infatti di poter intervenire in maniera tempestiva, mettendole nelle condizioni di produrre al meglio.
Seguendo questo principio, un'azienda statunitense, InnerPlant, ha sviluppato una nuova varietà di soia che diventa fluorescente quando colpita da un fungo. I ricercatori hanno infatti usato le moderne biotecnologie per legare la risposta metabolica della pianta infettata dal micete, alla produzione di molecole bioluminescenti. Il risultato? Quando un fungo attacca un individuo la pianta si illumina, indirizzando i trattamenti dell'agricoltore.
Come funziona la soia fluorescente di InnerPlant
Il sistema sviluppato da InnerPlant si basa su una proteina fluorescente, la cui espressione è legata ad un gene che è stato inserito nel Dna della soia, denominata InnerSoy. Quando la pianta rileva un attacco fungino, attiva una serie di contromisure, tra cui la produzione di questa proteina, che emette un segnale ottico visibile attraverso droni, satelliti o sensori montati sui mezzi agricoli.
Ad occhio nudo non è possibile distinguere le piante malate da quelle sane, ma attraverso dei sensori sì. In questo modo l'agricoltore, attraverso una apposita piattaforma digitale, può individuare tempestivamente le aree colpite, intervenendo solo dove necessario con trattamenti mirati, riducendo così l'uso di fitofarmaci e migliorando l'efficienza degli interventi.
La bioluminescenza è rilevabile solo da sensori montati su droni, mezzi agricoli o satelliti
(Fonte foto: InnerPlant)
Questo approccio permette un cambio di paradigma, passando da una gestione uniforme dei campi a una gestione di precisione, pianta per pianta, aumentando la sostenibilità e riducendo i costi. "Le piante diventano dei veri e propri biosensori viventi, in grado di comunicare con l'agricoltore in maniera tempestiva, prima che il danno diventi visibile a occhio nudo", ha spiegato Shely Aronov, ceo di InnerPlant.
Il percorso regolatorio e le collaborazioni
InnerPlant ha recentemente ottenuto il via libera dalla Food and Drug Administration (Fda) statunitense attraverso il New Protein Consultations per la proteina fluorescente inserita nella soia. Questo passaggio, fondamentale per garantire la sicurezza alimentare, viene richiesto ogni qual volta si inserisce in una pianta coltivata una nuova proteina, non ancora conosciuta per il consumo umano, ma che non abbia proprietà fitosanitarie (in quel caso l'iter è molto più complesso).
Il via libera dell'Fda segue l'approvazione ottenuta in precedenza dal Dipartimento dell'Agricoltura degli Stati Uniti d'America (Usda) alla coltivazione. Grazie a queste autorizzazioni, l'azienda ha avviato la commercializzazione di InnerSoy negli Stati Uniti già quest'anno.
Per sviluppare e testare sul campo la sua tecnologia, InnerPlant ha stretto accordi con partner strategici come John Deere, Syngenta e Growmark, oltre ad aver avviato una collaborazione diretta con gli agricoltori attraverso la piattaforma InnerCircle, che raccoglie feedback dai produttori per migliorare le future applicazioni.
Implicazioni per l'agricoltura
La possibilità di avere un campo che "parla" con l'agricoltore rappresenta un passo avanti per l'agricoltura di precisione. Le piante fluorescenti consentono infatti di intervenire solo quando e dove serve, riducendo l'uso di fungicidi, i costi di produzione e le emissioni legate agli interventi in campo, contribuendo a una filiera agroalimentare più sostenibile e resiliente.
Dopo la soia, InnerPlant sta lavorando su applicazioni simili per il cotone e, in futuro, per altre colture strategiche, aprendo nuove prospettive per l'agricoltura globale e offrendo agli agricoltori strumenti innovativi per gestire le colture in modo più intelligente ed efficiente.
In Europa queste nuove varietà non saranno però disponibili, a causa della moratoria all'impiego di varietà Ogm. Questo nuovo tratto, che già di per sé renderebbe la soia geneticamente modificata, viene infatti inserito in varietà già Ogm, resistenti ad esempio agli erbicidi.
Secondo InnerPlant però, se in passato l'utilità degli Ogm non era percepita dall'opinione pubblica, in quanto si limitava sostanzialmente alla resistenza a prodotti erbicidi, con questa nuova generazione di piante il tema della sostenibilità ambientale balza in primo piano e potrebbe dunque portare ad una maggiore accettazione sociale.