2025
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Bostrico dell'abete rosso, dalla tempesta Vaia a oggi

Cosa ha scatenato l'infestazione di questo piccolo coleottero in Veneto e quali sono state le azioni messe in campo per contrastarla? A sette anni dalla "tempesta perfetta", ecco com'è la situazione

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Come si presenta oggi il bosco in località Soccento, Auronzo di Cadore (Bl)

Fonte immagine: Giulia Romualdi - AgroNotizie®

Conosciuto anche come bostrico dell'abete rosso, il bostrico tipografo (Ips typographus) è un piccolo coleottero originario dell'Asia settentrionale e dell'Europa che negli anni si è espanso in tutta Europa, Italia compresa. A maturità raggiunge una lunghezza tra 4,5 e 5,5 millimetri, ha una forma cilindrica ed è dentellato sul retro. Ha un colore che va dal nero al marrone-rossiccio e sui lati del corpo ha dei peli giallognoli.

 

Questo piccolo insetto è un coleottero corticicolo, si nutre cioè della parte sottocorticale del fusto della pianta, andando a interrompere il flusso della linfa e portando la pianta alla morte. Al 99% attacca l'abete rosso perché, come ci spiega Valerio Finozzi dell'Unità Organizzativa Fitosanitario della Regione Veneto, "è un parassita specie specifico, si è evoluto con la sua specie ospite, l'abete rosso appunto". Può attaccare anche altre piante, come per esempio il larice o il pino silvestre piuttosto che il pino nero, ma lo si trova quasi esclusivamente sull'abete rosso.

 

Nel suo sviluppo l'andamento climatico è un fattore chiave: estati calde e siccitose, per esempio come quelle del 2022 e del 2023, hanno stressato le piante e favorito il suo sviluppo e la sua diffusione.

 

È considerato un parassita di debolezza essendo in grado di selezionare le piante più vecchie, deboli e stressate che andrebbero incontro a morte naturale. In un ambiente equilibrato (fase endemica) non provoca danni rilevanti, anzi, la sua presenza per certi aspetti è benefica per il bosco, è infatti un fattore positivo ed equilibrante dell'ecosistema boschivo.

 

Ma allora perché rappresenta un problema così grande?

 

I problemi arrivano quando in un bosco si hanno piante schiantate o sofferenti in grande quantità. Qui l'insetto trova un ambiente ideale per la sua crescita e la sua riproduzione, causando delle vere e proprie infestazioni (fase epidemica). Lo scenario che si è verificato nell'ottobre 2018 a seguito della tempesta Vaia.

 

Bostrico: insetti adulti sottocorteccia

Bostrico: insetti adulti sottocorteccia

(Fonte foto: Valerio Finozzi dell'Unità Organizzativa Fitosanitario della Regione Veneto)

 

Bostrico, da una situazione endemica a una epidemica

Tra le numerose superfici colpite dalla tempesta Vaia c'è stata anche quella in località Soccento, ad Auronzo di Cadore (Bl), che ho avuto il piacere di visitare durante un Press Tour organizzato dalla Regione Veneto attraverso l'Autorità di Gestione Regionale del Psr 2014-2022 e Csr 2023-2027 dal 12 al 14 maggio scorsi.

 

Proprietaria della superficie è la Magnifica Regola di Villagrande, una delle prime comunioni familiari degli antichi abitanti del luogo che da anni si dedica ad amministrare, organizzare e godere del patrimonio nel quadro delle secolari tradizioni e dello sviluppo economico e sociale della Regola stessa, occupandosi in primis della cura dei boschi di proprietà. Qui in prevalenza c'era l'abete rosso, con qualche esemplare di larice, e grazie all'abbondante disponibilità di materiale legnoso schiantato a causa della tempesta Vaia, il bostrico ha avuto la possibilità di riprodursi in massa causando ingenti danni.

 

Nello specifico l'attacco dell'insetto è avvenuto a seguito di una nevicata abbondante nel dicembre del 2020, che ha causato la caduta di numerose piante che, una volta a terra, hanno attirato il coleottero, già diffuso dopo Vaia, appunto. La tempesta perfetta dunque.

 

"Diciamo che quello che ha scatenato la pullulazione - ci spiega Finozzi - è stata a tutti gli effetti la tempesta Vaia: schianti diffusi, quindi un po' in qua e un po' là, gruppi di dieci, venti, cinquanta piante che per una serie di motivi tutti validi e condivisibili non sono stati prontamente tolti e hanno favorito il passaggio del bostrico da una situazione endemica a una epidemica".

 

Come detto il bostrico nel bosco c'è sempre stato, "magari colpiva dieci piante, quelle più stressate, quelle che dopo un taglio venivano esposte a sole, vento e pioggia, quindi a fattori atmosferici che le debilitavano, però tutto sommato era in equilibrio. Con la situazione che si è creata con la tempesta Vaia e tutto il materiale messo a disposizione, il coleottero si è riprodotto in maniera incontrollata ed è esploso fino ai livelli che si sono visti e che hanno interessato poi anche le piante in piedi".

 

Il bostrico tipografo non attacca necessariamente la pianta viva, ma il legname fresco, come una pianta a terra schiantata o un tronco appena tagliato messo in catasta, di conseguenza tutto quel materiale fresco facilmente colonizzabile a disposizione ha favorito il suo incremento numerico. "Da qui poi - precisa Valerio Finozzi - si è riversato sulle piante in piedi che comunque, anche se rimaste in piedi, erano state indebolite. Quando capisce che una pianta è in sofferenza, il bostrico attacca".

 

È piuttosto difficile capire se una pianta è stata attaccata dal bostrico, anche per un occhio più esperto, perché la pianta colpita in un primo momento rimane verde. I primi segnali dell'infestazione sono la perdita/caduta degli aghi: se si passa sotto degli alberi appena colonizzati dal bostrico si viene "investiti" da una pioggia di aghi. Dopodiché c'è il distacco della corteccia, soprattutto nella parte apicale della pianta, che però continua a restare verde. "È qui che si dovrebbe intervenire per eliminare il coleottero dal punto di vista fisico".

 

L'ultima fase è il viraggio di colore della chioma che da verde inizia a ingiallire, a diventare di colore arancione, poi mattone, rosso scuro, fino a perdere completamente gli aghi e a risultare decorticata. A questo punto è già tardi intervenire perché "molto probabilmente - ci spiega Finozzi - in queste piante il bostrico è già in fase di evasione, è andato su altre piante; si andrebbero quindi a colpire piante che non sono più attive dal punto di vista fitosanitario".

 

Oltre al danno paesaggistico, sia in località Soccento che nelle altre superfici boschive colpite, ci sono state conseguenze anche dal punto di vista economico. Il bostrico infatti vive in simbiosi con dei funghi cromogeni che a loro volta vanno ad alterare la colorazione del legname, si assiste cioè al cosiddetto fenomeno dell'azzurramento. Le tavole di legno hanno vene azzurre-verdastre che vengono considerate un difetto e che portano quindi a un deprezzamento del costo del legno.

 

Come si presentava uno dei boschi (il bosco nella località Digonera del Comune di Rocca Pietore (Bl)) durante l'infestazione di bostrico

Come si presentava uno dei boschi (il bosco nella località Digonera del Comune di Rocca Pietore (Bl)) durante l'infestazione di bostrico

(Fonte foto: Valerio Finozzi dell'Unità Organizzativa Fitosanitario della Regione Veneto)

 

Le azioni messe in campo per contrastare il bostrico tipografo

Come ci racconta Valerio Finozzi, nella pratica è stato molto complicato agire. C'è stato un confronto sia a livello di province per quello che riguarda il Veneto, sia a livello di regioni e province coinvolte nel Tavolo Tecnico Nazionale, che comprende la Provincia Autonoma di Bolzano, la Provincia Autonoma di Trento, la Regione Lombardia, la Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, la Regione Veneto, il Crea e il Ministero dell'Agricoltura, della Sicurezza Alimentare e delle Foreste. "Sono stati stanziati 3 più 3 milioni di euro dedicati al bostrico con la Legge n. 234 del 2021 per il 2022 e per il 2023. Poi, con la Legge n. 101 del 12 luglio 2024, sono stati stanziati altri 9 milioni: 3 per l'annualità 2024, 3 per il 2025 e 3 milioni per il 2026 per continuare l'attività di ricerca, sperimentazione e contrasto".

 

"Per il contrasto al bostrico sono arrivati dei fondi anche dalla Strategia Forestale Nazionale, impiegati dall'Unità Operativa Servizi Forestali e Foreste e Selvicoltura per Progetti e Bandi Psr".

 

"Per la situazione che si era creata - afferma Finozzi - le attività di contrasto vero e proprio non sono state moltissime, ma i fondi sono stati uno strumento molto importante e hanno dimostrato la sensibilità delle istituzioni".

 

In alcune situazioni si sono adottate le piante esca, si sono cioè tagliate delle piante verdi sane per convogliare il flusso degli insetti e poi eliminarli dal punto di vista fisico.

 

In altre zone sono state fatte delle azioni di monitoraggio per capire le dimensioni del fenomeno, "anche perché, va ricordato, questo è il primo fenomeno di una certa importanza a Sud delle Alpi".

Il monitoraggio è stato effettuato con trappole a feromoni. "La trappola - ci spiega - veniva svuotata settimanalmente o ogni dieci giorni e in base al numero di insetti catturati veniva valutata la capacità di espansione della popolazione in quel punto. Se si calcola che 7mila-8mila insetti catturati per trappola all'anno sono la soglia di allerta, il fatto che la cattura media per trappola nel 2023 è stata di quasi 40mila insetti per trappola, cinque volte tanto il livello soglia di allerta, si capisce la dimensione del fenomeno".

 

"Azioni di monitoraggio - continua - sono state fatte anche con immagini satellitari, con l'utilizzo di droni e attraverso un'app specifica sviluppata insieme all'Università degli Studi di Padova - Dipartimento di Agronomia, Animali, Alimenti, Risorse naturali e Ambiente (Dafnae), grazie alla quale anche il libero professionista che girava per i boschi aveva la possibilità di segnalare i nuclei di bostrico".

 

Dove è stato possibile invece è stata fatta un'azione preventiva, magari eliminando delle piante che potevano essere già deboli e attaccabili dal bostrico. È stata fatta anche un'attività di formazione e di informazione nei confronti della popolazione.

 

Nel caso specifico della località di Soccento, grazie ai finanziamenti ottenuti col Psr 2014-2022, è stato realizzato il rinfoltimento delle superfici forestali pesantemente attaccate tra il 2020 e il 2022. Una squadra di operatori forestali ha proceduto al taglio, all'allestimento e all'esbosco del materiale tagliato, piantando poi nuove piantine. Al posto dell'abete rosso sono state piantate circa 3mila piante di faggio, acero montano e sorbo su una superficie complessiva di 6,5 ettari e questo ha contribuito ad aumentare la biodiversità del bosco.

 

Una cosa imparata è proprio quella di preferire dei boschi misti di più specie a boschi con piante tutte della stessa specie in modo da evitare situazioni come questa, "dove quando arriva un parassita o una problematica fitosanitaria non lascia scampo".

 

Al posto dell'abete rosso sono state piantate circa 3mila piante di faggio, acero montano e sorbo

Al posto dell'abete rosso sono state piantate circa 3mila piante di faggio, acero montano e sorbo

(Fonte foto: Giulia Romualdi - AgroNotizie®)

 

Bostrico: primi segnali positivi, ma l'attenzione rimane alta

L'attività di monitoraggio con le trappole sta continuando tuttora, "sia con trappole che prevedono lo svuotamento manuale da parte di un operatore ogni sette-dieci giorni, sia con trappole semiautomatiche che sono controllate giornalmente da remoto", afferma Valerio Finozzi. Sta continuando anche il monitoraggio tramite app sviluppata dall'Università degli Studi di Padova, Dafnae, immagini satellitari e droni.

 

Sono in corso inoltre delle prove sperimentali con un insetticida a base di chlorantraniliprole. "Viene usato - ci spiega Finozzi - sui tronchi in catasta, quindi lontano dal bosco, e non interferisce con gli altri insetti e la fauna presente. Rodendo la corteccia, il bostrico lo ingerisce e muore. Non è quindi un insetticida per contatto. Ad oggi la sperimentazione sta procedendo bene".

 

Già dallo scorso anno ci sono stati i primi segnali di rientro dell'infestazione, i numeri di insetti catturati nelle trappole sono infatti in calo: le catture medie realizzate nel 2024 sono state 16-17mila per trappola, ancora alte, visto che sono state il doppio del livello di allerta, ma comunque inferiori agli anni precedenti.

 

Anche quest'anno c'è stato un calo di insetti nelle catture, se continua così, "se ci sono primavere piovose come quelle del 2024 e del 2025, si può dire che l'infestazione è in fase di rientro, nel 2027 potrebbe essere rientrata definitivamente. Diverso è il discorso - conclude Valerio Finozzi - se si assisterà a una siccità particolarmente diffusa, ad altre situazioni di schianti di piante perché è importante ricordare che adesso in generale le foreste sono indebolite, per cui se per esempio si ha una nevicata che una volta un certo tipo di foresta poteva 'sopportare', adesso magari le piante che sono investite dalla neve vengono schiantate, da lì si potrebbe generare un nuovo mini focolaio di bostrico".

 

Già dallo scorso anno ci sono stati i primi segnali di rientro dell'infestazione, ma l'attenzione rimane alta

Già dallo scorso anno ci sono stati i primi segnali di rientro dell'infestazione, ma l'attenzione rimane alta

(Fonte foto: Giulia Romualdi - AgroNotizie®)

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