Autismo causato dai "pesticidi"? No. E lo si sapeva da tempo
Agricoltura, ambiente e salute: stando a uno studio pubblicato su Nature non esisterebbe nemmeno la paventata esplosione di casi alla base dell'attuale caccia alle streghe

L'aumento delle diagnosi di autismo non è legato all’uso di agrofarmaci: lo confermano dati epidemiologici e studi scientifici (Foto di archivio)
Fonte immagine: AgroNotizie® (modificata)
Fra le molteplici (supposte) cause dei disturbi dello spettro autistico sono stati spesso inseriti anche i prodotti fitosanitari. In effetti, dal 2000 a oggi la prevalenza dei casi di autismo negli Stati Uniti si sarebbe impennata da un bambino su 150 (diagnosi standardizzata a otto anni di età) a uno su 31 nel 2022.
Come sempre accade di fronte a fenomeni numerici significativi sono nate le congetture più disparate sulle cause di tale esplosione di diagnosi. Fra queste, ovviamente, anche quella a carico degli agrofarmaci. Glifosate ed esteri fosforici sono stati quindi messi sul banco degli imputati, con le prevedibili crociate anti chimica agraria che ne sono conseguite.
Glifosate ed esteri fosforici causano autismo? No.
Già nel 2014 si approfondì il tema degli esteri fosforici accusati di provocare autismo, argomento ripreso poi nel 2020 con un secondo approfondimento aggiornato. In sostanza, stando ai dati pubblici accessibili in America, fu possibile dimostrare come l’aumento nel tempo delle diagnosi in Usa sia coinciso con una riduzione del 63% negli usi di tali prodotti e del 50% della presenza di queste sostanze nelle urine degli Americani.
Pure si rilevò come gli Stati più agricoli mostrassero incidenze inferiori di casi di autismo rispetto a Stati più tipicamente urbani. L’Alabama, per esempio, ha circa otto volte la superficie coltivata del New Jersey, ma mostra un quarto dell’incidenza rispetto a quest’ultimo (1:178 contro 1:45).
Nel 2019 venne poi pubblicato un altro articolo in cui si analizzava una ricerca circolata nel 2017 circa i mirabolanti danni economici attribuiti all'impiego in Europa di questi insetticidi. Uno studio pieno di falle metodologiche e di impostazione tanto da non poter dimostrare alcunché di quanto affermato, permettendo di derubricare la ricerca come una lunga sequenza di illazioni mai dimostrate.
Infine, nel 2023 venne pubblicato un approfondimento anche sull'ipotizzato legame fra glifosate e spettro autistico, riportando il confronto fra dati epidemiologici americani e uso dell'erbicida, Stato per Stato. E no: glifosate non pare proprio influire sulla prevalenza di questi disturbi, visto che non v'è alcuna correlazione fra le sue quantità utilizzate e il numero di diagnosi.
Il tutto mentre le ricerche dimostravano che tali disturbi hanno una base prevalentemente genetica e i bambini che ne soffrono erano già stati condannati a patirne praticamente al momento del concepimento.
La caccia alle streghe continua
Sebbene esistano da decenni pubblicazioni sulle cause dei disturbi dello spettro autistico, nello scorso 16 aprile, Il segretario del Dipartimento della Salute e dei Servizi Umani, Robert F. Kennedy Jr., ha tenuto una conferenza stampa sull'aumento delle diagnosi di autismo in America, definendola una "epidemia" causata da "una tossina ambientale" e affermando che avrebbe presto annunciato uno studio per individuare l'agente responsabile.
Peccato che nel frattempo sia stata pubblicato uno studio sulla rivista Nature che ridimensionerebbe molto il concetto stesso di "epidemia". Di fatto, dagli anni '90 a oggi i casi sarebbero progressivamente aumentati dapprima per l'affinamento dei metodi diagnostici e delle statistiche sanitarie, poi dall'ampliamento del concetto stesso di autismo, includendo in esso anche altri disturbi comportamentali che precedentemente erano considerati diversamente. In sostanza, non sono aumentati i casi: sono solo state accorpate più popolazioni afflitte da disturbi diversi. Quindi, non solo non vi sarebbero legami dimostrati fra uso di agrofarmaci e autismo, ma non vi sarebbe neppure la paventata esplosione di casi alla base del parossismo allarmista attuale.
Una storia già vista: la celiachia
Quanto sopra ha un caso parallelo che poggia più o meno sulle medesime cause, ossia la celiachia. Anche per questa patologia sono piovute accuse d'ogni genere, dagli agrofarmaci ai grani moderni, citando ancora la crescita dei casi negli ultimi decenni.
Peccato che fino agli anni '80 la celiachia mostrasse un solo caso diagnosticato ogni 2mila-3mila persone, prevalentemente bambini. Diagnosi basate su ben poco piacevoli biopsie intestinali. A partire dagli anni '90, invece, si poterono diagnosticare molti più casi grazie all'arrivo di nuove metodiche come la diagnostica sierologica e i test genetici. Grazie a ciò le diagnosi salirono intorno all'1% su scala mondiale, con l'Italia che mostrava però circa un terzo di tale valore nonostante gli oltre venti chili di pasta consumata all'anno.
Ancora oggi si stima che nel Belpaese i casi sommersi di celiachia siano alcune centinaia di migliaia, quindi il giorno che dovessero emergere vi sarebbe subito qualche agitatore di pance - è proprio il caso di dirlo - che spaccerebbe questo aumento di diagnosi per un aumento di casi.
Conclusioni
Come per qualsiasi altro caso malattia-causa (supposta), la semplice conta delle diagnosi non è di per sé prova di alcunché. Trattasi delle mai abbastanza vituperate correlazioni spurie. Solo specifiche indagini scientifiche, serie ovviamente, possono eventualmente dimostrare un legame oggettivo fra una specifica patologia e uno specifico agente esterno.
Si attende quindi fiduciosi che alla fine, dopo tanto allarmismo e sensazionalismo mediatico di certi "ricercatori indipendenti", qualcuno possa finalmente mettere sul tavolo dati certi e robusti, al posto di accuse sgangherate e dalla consistenza del cotone.