2025
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Agrofarmaci, Europa sempre meno attrattiva per i produttori

La complessità del quadro regolatorio europeo ha reso la registrazione di un nuovo agrofarmaco in Europa un'attività lunga e complessa, che scoraggia molti produttori che preferiscono guardare alle Americhe e all'Asia

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Il numero di agrofarmaci disponibile è sempre minore (Foto di archivio)

Fonte immagine: © Countrypixel - Adobe Stock

Gli agricoltori hanno davanti una lunga serie di sfide da affrontare per riuscire a produrre cibo sufficiente a sfamare una popolazione mondiale in aumento, in un contesto di crisi climatica e di instabilità dei mercati. Per vincere queste sfide hanno bisogno di soluzioni innovative, in grado di coniugare produttività e sostenibilità ambientale. Ma a livello europeo la registrazione di una nuova sostanza attiva o di un nuovo agrofarmaco sta diventando una corsa ad ostacoli, lunga e costosa, che porta le aziende produttrici a guardare prioritariamente ad altri mercati.

 

"Nel 2019 BASF ha ottenuto l'approvazione di Revysol®, l'ultima nuova sostanza attiva chimica ad essere registrata nell'Unione Europea", ci spiega Gustavo Palerosi Carneiro, senior vice president Emea & Cis della multinazionale tedesca che incontriamo a Londra nell'ambito del World Agri-Tech Innovation Summit 2025. "Da allora, più nulla. Sei anni senza nessuna nuova molecola di sintesi approvata. E anche nel campo dei prodotti biologici, l'innovazione è molto rallentata. Ma pensiamo anche all'erbicida Luximo®. Nel 2019 lo abbiamo registrato in Australia, nel 2022 in Uk, mentre in Europa siamo ancora in attesa del via libera".

 

Gustavo Palerosi Carneiro, senior vice president Emea & Cis di BASF

Gustavo Palerosi Carneiro, senior vice president Emea & Cis di BASF

(Fonte foto: Tommaso Cinquemani - AgroNotizie®)

 

Le ragioni di questo blocco sono molteplici, ma alla base vi è un sistema autorizzativo sempre più complesso, che tende a equiparare il concetto di "più regole" a "più sicurezza". Una visione che, secondo molti operatori del settore che si sono confrontati dal palco londinese, è fuorviante e controproducente.

 

"L'Europa è passata da essere un punto di riferimento per l'innovazione in agricoltura a essere l'ultima area geografica dove un'azienda pensa di portare una nuova tecnologia", ha dichiarato Mark Waltham, ceo di Certis Belchim. "La normativa è troppo complessa, i tempi sono imprevedibili, i requisiti cambiano in corsa. Questo genera una tale incertezza che molte imprese decidono semplicemente di non provarci nemmeno".

 

Oltre alla lentezza del processo autorizzativo, le aziende lamentano anche la frammentazione del mercato europeo. "Ci sono centottanta sostanze attive di origine biologica autorizzate in almeno uno Stato membro", ha spiegato Jennifer Lewis, direttrice esecutiva di Ibma. "Ma pochissime di queste sono disponibili in tutti i ventisette Paesi. La conseguenza è che un prodotto che un agricoltore può usare in Spagna, magari non è disponibile appena oltre il confine in Francia".

 

Priscila Quaini Jacobitz, senior Government Affairs manager di CropLife Europe, sottolinea poi come molte definizioni giuridiche siano ambigue e i tempi massimi previsti per legge non vengano rispettati. "Questa incertezza si riflette direttamente sui costi di sviluppo e scoraggia gli investimenti in ricerca e sviluppo sul nostro continente".

 

Le conseguenze per l'agricoltura europea

La mancanza di innovazione rischia di lasciare gli agricoltori europei privi di soluzioni efficaci per gestire le avversità. "La resistenza di erbe infestanti e parassiti è in aumento", ha detto Anthony Klemm, ceo della statunitense Enko. "Il problema è che la cassetta degli attrezzi a disposizione dei produttori è sempre più sguarnita. E questo mette a rischio la sicurezza alimentare dell'intera Europa".

 

Un caso emblematico è quello di Phytophthora infestans, il fungo responsabile della peronospora della patata. "In Danimarca il divieto di utilizzo del mancozeb ha già causato la perdita di efficacia dei prodotti rimasti", ha spiegato ancora Mark Waltham. "E oggi le nuove varietà di blight si stanno diffondendo anche negli altri Paesi europei".

 

La necessità di un cambio di paradigma

Nonostante le difficoltà, c'è spazio per un cauto ottimismo. "Oggi a Bruxelles si respira un'aria nuova", ha affermato Jennifer Lewis. "C'è la volontà politica di semplificare le procedure, in particolare per le soluzioni biologiche, e ci aspettiamo una proposta legislativa entro la fine dell'anno".

 

Anche dal settore privato arrivano proposte concrete. "Dobbiamo rimettere al centro la collaborazione tra aziende, università e centri di ricerca", ha dichiarato Christina Coen, chief Transformation Officer di Upl. "Nel passato ci sono stati tentativi di cooperazione precompetitiva per accelerare l'innovazione ed è ora di rilanciare questi modelli".

 

Per BASF non si tratta solo di approvare nuove molecole, ma di spiegare alla società che la chimica non è un nemico. "Un antibiotico non fa paura se siamo malati", ha spiegato Gustavo Palerosi Carneiro. "Allo stesso modo, se usiamo un agrofarmaco nel modo corretto, con dosi e tempi da etichetta, possiamo garantire produzioni sicure e sostenibili".

 

La multinazionale tedesca sta investendo fortemente anche in soluzioni di origine biologica, genetica e digitale. "Crediamo in un futuro integrato, dove le soluzioni biologiche affiancheranno la chimica. Ma non potranno sostituirla del tutto. E senza un contesto regolatorio favorevole, nemmeno queste innovazioni vedranno la luce in Europa tanto presto. Anche il digitale può giocare un ruolo importante. In BASF abbiamo sviluppato Xarvio®, una piattaforma che consente una gestione migliore delle colture, che può portare anche ad un minore impiego di agrofarmaci".

 

Il sentimento che si respira al World Agri-Tech è di attesa. La posta in gioco è alta. Senza accesso a nuove soluzioni, l'agricoltura europea rischia di diventare meno competitiva rispetto a quella americana, brasiliana o asiatica. La strada per un'Europa più innovativa passa da un cambiamento profondo delle regole del gioco. Solo così, secondo i produttori, sarà possibile attrarre investimenti, tutelare l'ambiente e garantire un futuro alla produzione agricola del continente.

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