Cimice asiatica, quanto sono efficaci i metodi naturali?
Uno studio italiano ha valutato l'efficacia insetticida dei principali prodotti di origine naturale reperibili in commercio contro la cimice asiatica. È stata testata anche la loro sicurezza sul suo antagonista naturale, la vespa samurai usata per la lotta biologica, con risultati interessanti
Un esemplare adulto di cimice asiatica (Foto di archivio)
Fonte immagine: © Marco Uliana - Adobe Stock
La cimice asiatica, Halyomorpha halys, è ormai uno tra gli insetti dannosi più diffusi in molte parti di Italia, in grado di causare danni a uno svariato numero di piante coltivate e non.
Un problema che oggi si sta cercando di controllare soprattutto con due strategie: con gli insetticidi (di sintesi o di origine naturale) sulle singole coltivazioni e con la lotta biologica a livello territoriale, fatta con l'imenottero Trissolcus japonicus che ne parassitizza le uova, la cosiddetta vespa samurai.
Così, nell'ottica di una lotta sempre più sostenibile alla cimice asiatica, un gruppo di ricercatori dell'Università di Perugia, insieme ai tecnici dell'azienda Agri 2000 Net di Castel Maggiore (Bo) che si occupa di sperimentazione agricola, hanno valutato l'efficacia insetticida dei principali prodotti di origine naturale reperibili in commercio e la loro sicurezza nei confronti dell'antagonista naturale della cimice.
E hanno pubblicato i risultati sulla rivista scientifica Scientific Reports.
Un lavoro diviso in due parti: una in laboratorio, dove è stata valutata la mortalità degli insetti causata dai vari prodotti, e una in pieno campo, valutando la riduzione dei danni della cimice in frutteti di pero.
Nello specifico i prodotti valutati sono stati: l'azadiractina, i sali di potassio degli acidi grassi, l'olio essenziale di arancio, la farina di basalto, il caolino, la farina fossile, la zeolite, lo zolfo doppio ventilato raffinato (zolfo 1), lo zolfo triventilato scorrevole (zolfo 2), una mistura di zolfo 1 + zeolite, una mistura di zolfo 2 + zeolite, una mistura di zolfo 2 + farina fossile, e il polifosfato di calcio a tre dosaggi diversi.
La mortalità delle cimici in laboratorio è stata valutata sulle ninfe, gli insetti allo stadio giovanile, a 4 e a 7 giorni dal trattamento.
Per quanto riguarda gli effetti in pieno campo sono stati valutati vari trattamenti in due anni diversi su tre pereti, confrontando la farina fossile, i funghi entomoparassiti Akanthomyces muscarius e Beauveria bassiana, il polifosfato di calcio + la farina fossile e la miscela zolfo 2 + farina fossile, usando come controllo negativo l'acqua e come controllo positivo un insetticida neonicotinoide a base di acetamiprid.

Una ninfa di cimice asiatica (Halyomorpha halys)
(Fonte: Katja Shulz - Wikipedia)
I risultati sono stati interessanti, anche perché c'è stata una certa divergenza tra le prove di laboratorio e le prove di campo.
In laboratorio i prodotti che si sono dimostrati più efficaci nell'uccidere le ninfe delle cimici sono stati il polifosfato di calcio, che ha causato una mortalità del 71,9% degli insetti dopo 7 giorni, seguito dall'azadiractina, con il 53% di mortalità e dai sali di potassio, con il 49%.
Si tratta in generale di valori di mortalità che non sono elevatissimi, e gli altri prodotti valutati si sono fermati ad una mortalità ancora inferiore.
Riguardo alla tossicità sull'antagonista della cimice Trissolcus japonicus la mortalità minore è stata causata dall'azadiractina, con circa il 3,13% di esemplari morti dopo 7 giorni, mentre le mortalità più elevate si sono avute con il polifosfato di calcio (93,75%) e con le miscele zolfo 1 e zolfo 2, rispettivamente dell'81,25% e dell'84,38%.
Dati che dimostrano come l'azadiractina possa essere un principio attivo interessante, in quanto abbastanza efficace sulle cimici (almeno sugli stadi giovanili) e piuttosto sicura nei confronti dell'antagonista.

Un esemplare di vespa samurai (Trissolcus japonicum), mentre parassitizza uova di cimice asiatica
(Fonte: Oregon State University)
Ma i risultati più interessanti sono venuti dalle prove di campo. Nel primo anno di prove, il 2021, quando sono stati testati la farina fossile e i funghi entomoparassiti Akanthomyces muscarius e Beauveria bassiana, i risultati non sono stati particolarmente incoraggianti, dal momento che questi prodotti si sono rivelati sì più efficaci del controllo negativo (l'acqua), ma molto meno efficaci dell'acetamiprid, circa 3-4 volte meno.
Una bassa efficacia che i ricercatori hanno attribuito alle alte temperature della stagione che avrebbero reso meno attivi soprattutto i funghi entomoparassiti.
Invece, nel secondo anno di prove, le miscele polifosfato di calcio + farina fossile e zolfo 2 + farina fossile, si sono mostrate molto efficaci nel ridurre i danni da cimice, tanto quanto l'acetamiprid e in alcuni casi anche di più.
Risulti che nel complesso fanno ben sperare per un approccio nuovo e più ecologicamente sostenibile del controllo della cimice, per quanto siano ancora necessari altri studi, in particolare sulla sicurezza nei confronti dell'antagonista e sull'efficacia dei trattamenti con azadiractina in pieno campo.