Tumore batterico Agrobacterium tumefaciens

Classificazione: Batteri > Batteriosi

A. tumefaciens è la causa di questa malattia, il batterio può attaccare tutte le dicotiledoni erbacee ed arboree, anche se i danni più rilevanti sono a scapito di drupacee e pomacee. 

Biologia

Le masse tumorali, che si formano nell’arco di una stagione, vanno incontro a disgregazione grazie all’azione dei microrganismi terricoli; questi residui infetti sono la causa delle nuove infezioni; da questi il batterio arriva in contatto con nuove piante e le infetta attraverso le lesioni presenti su di esse. E' presente in tutti i terreni agrari nella normale flora microbica, non tutti gli agrobatteri però sono tumorigeni, ma solo una parte (quelli che portano i geni tumori, che vengono trasmessi alle cellule della pianta trasformandole in cellule tumorali). Il livello di presenza del batterio in campo è direttamente legato al numero di piante già infette. Il batterio può sopravvivere per diversi anni nel terreno vivendo allo stato saprofitario ( a carico delle sostanze in decomposizione). 

Danni causati

A. tumefaciens penetra attraverso ferite presenti su radici e colletti delle piante; dal punto di penetrazione inizia a determinare l'alterazione dei tessuti della pianta causandone una crescita abnorme, formando strutture globose, mammellonari, di dimensioni variabili, presenti su radici e colletto. Queste strutture inizialmente sono morbide e biancastre ma col passare del tempo si inscuriscono e induriscono lignificando. In genere la massa tumorale è posizionata lungo la radice e non è causa di danni, altre volte provoca dei deperimenti in quanto altera il trasporto idrico alla parte superiore della pianta. Sono soprattutto le giovani piante (1-2 anni) a soffrire di più l’attacco di questo batterio. Sulle drupacee è possibile con un solo esame visivo diagnosticare la malattia, mentre su melo il riconoscimento è più complesso in quanto vi possono essere strutture simili sviluppate da altri tipi di agrobatteri. 

Interventi agronomici

Importante è l’impiego di materiale di propagazione sano, adottando ampie rotazioni (4-5 anni) piantando monocotiledoni (es. frumento, orzo, mais, aglio, cipolla, ecc.), in quanto non suscettibili. Utile è anche la rimozione e l'eliminazione delle piante infette, evitando di ferire le piante durante le operazioni colturali. Curare il drenaggio del terreno evitando i ristagni idrici. 

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