Questa malattia è tra le principali malattie fungine della vite dopo la Peronospora. L’agente patogeno è un fungo ascomicete classificato come U. necator, per la forma sessuata (ascogena), e O. tukeri, per la forma asessuata (conidica). Per il suo sviluppo si avvantaggia di temperature medio-elevate (20-30°C), assenza di bagnature e elevata umidità relativa, (la sua aggressività è più elevata negli ambienti centro-meridionali e nelle aree collinari dell’Italia settentrionale). Anche il vitigno gioca un ruolo importante nella recettività a questa malattia.
La conservazione da un anno all’altro avviene come micelio svernante presente nelle gemme, il quale può causare attacchi molto precoci, o con gli organi sessuati (cleistoteci), presenti sulle foglie cadute a terra. In primavera grazie al micelio svernante si possono verificare attacchi precoci, anche con temperature molto basse. Durante il periodo primaverile-estivo la crittogama attacca i vari organi vegetali sviluppandosi sulla loro superficie e producendo i conidi (spora da riproduzione asessuata), diffondendo così l'infezione. Lo sviluppo dipende molto dalle temperature, dai 5-6 fino ai 30-35°C, con l'optimum attorno in 27°C. La malattia è sfavorita da temperature molto alte (superiori a 33°C), bagnature prolungate e luce di elevata intensità che inibisce la germinazione dei conidi.
La malattia colpisce tutti gli organi verdi della pianta (foglie, fiori, acini e tralci) e in modo particolare quelli giovani. Sugli acini colpiti si forma una 'patina' biancastra dall’aspetto polverulento, costituita dal micelio e i corpi fruttiferi; rimuovendola con un dito è possibile vedere le arre sottostanti presentare chiazze necrotiche dall’aspetto reticolare costituite da tanti puntini dal colore bruno-nerastro. Con l’accrescimento dell’acino nelle parti sane si creano delle fenditure, anche profonde. Anche il rachide e i peduncoli allo stato erbaceo possono essere colpiti mostrando delle necrosi reticolari e delle allessature (imbrunimento e ammorbidimento dei tessuti) superficiali. Gli acini colpiti rimangono più piccoli e meno zuccherini. Sulle foglie vi è lo sviluppo della tipica muffa polverulenta bianco-grigiastra sulla pagina superiore, che a volte può essere molto lieve, tanto da non essere visibile ad occhio nudo; la foglia manifesta inoltre bollosità e increspature del lembo con la presenza di aree decolorate e punteggiature necrotiche. Gli attacchi sui tralci sviluppano aree necrotiche reticolari e i tralci colpiti precocemente risultano deboli, più corti del normale e con crescita irregolare. Anche dopo la lignificazione i tralci mostrano i segni dell’attacco con una fitta reticolatura bruno-rossastra, i segni sono ritrovabili anche l’anno seguente. La suscettibilità è maggiore sui giovani organi vegetali e sui grappoli fino all’invaiatura. Il periodo più critico è posizionato tra la fioritura e la chiusura dei grappoli.
Gli interventi agronomici attuabili sono diversi: dalla scelta corretta del vitigno e dell’ambiente di coltivazione alla gestione razionale della concimazione azotata evitando gli eccessi, che favoriscono un abbondante lussureggiamneto della vegetazione rendendola più suscettibile alla malattia. Adottare forme d’allevamento che permettano una buona penetrazione della luce. Molto importanti sono le operazioni di potatura e sfogliatura che permettono l’instaurarsi di condizioni sfavorevoli alla malattia grazie ad un’entrata maggiore della luce e una maggiore penetrazione dei fungicidi.
indipendentemente dalla coltura
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