La peronospora della vite, causata dal patogeno P. viticola, è la malattia crittogamica più grave della vite; è in grado di attaccare tutti gli organi verdi della pianta, principalmente le foglie, i germogli e i grappoli, causando ingenti danni se non gestita correttamente.
La peronospora trascorre l’inverno principalmente sotto forma di oospore (spora originata da riproduzione sessuale) presenti sulle foglie cadute a terra e rimaste sotto le viti. In primavera, quando si supera la soglia termica di 10°C, le oospore generano numerose zoospore (spore di origine asessuale e provviste di flagelli) le quali grazie a schizzi d’acqua e vento raggiungono gli organi della pianta suscettibili dando origine alle infezioni primarie. Perché si verifichino le infezioni è necessario che in 24-48 ore cadano almeno 10 mm di pioggia, che vi sia un velo d’acqua sulla foglia per diverse ore e che i tralci siano lunghi almeno 8-10 cm. Inoltre le infezioni non possono avvenire fino a quando non sono presenti gli stomi. Iniziata l'infezione si ha un periodo di incubazione di 4-15 giorni, a seconda dell’andamento climatico, prima della comparsa dei primi sintomi. Con condizioni termo-igrometriche adeguate, 98% di umidità relativa e temperature comprese tra i13 e i 29°C e almeno quattro ore di buio, si ha la sporulazione, rappresentata dalla tipica muffetta bianca, formata dalle fruttificazioni del fungo; da queste si generano numerose zoospore, sempre in presenza di condizioni termo-igrometriche idonee, che danno inizio alle infezioni secondarie. Per avviare le infezioni secondarie non è necessario che avvengano delle precipitazioni ma sono sufficienti anche poche ore di bagnatura (rugiade o nebbie) specialmente con temperature medie elevate (23-24°C). Durante la stagione si ha un numero variabile di cicli con successive infezioni secondarie fino a settembre-ottobre dove inizia la fase di riproduzione sessuale per la formazione delle oospore svernanti.
Sulle foglie la sintomatologia può essere duplice
- Macchia d'olio: aspetto tipico delle prime infezioni (primaverili) con umidità elevata e temperatura media non troppo alta. Si evidenzia con chiazze tondeggianti, inizialmente verde chiaro e successivamente giallastre, sparse sul lembo. La pagina superiore della foglia, in corrispondenza delle chiazze, assume un aspetto traslucido-edematoso da cui deriva la definizione 'macchia d'olio'. Le macchie appaiono anche ai bordi delle foglie. Nella pagina inferiore, in condizioni di elevata umidità, compare un feltro miceliare biancastro (fruttificazioni conidiche). Il decorso prosegue con la necrotizzazione delle macchie, dando luogo a disseccamenti localizzati (con frequente lacerazione della parte centrale dei tessuti necrotici) che provocano una prematura caduta della foglia. Nei casi più gravi può sopravvenire la perdita totale dell'apparato fogliare.
- Mosaico: sintomatologia tipica a carico delle foglie più vecchie, legata alle infezioni tardive di piena o fine estate, nelle quali l'attacco può coinvolgere anche le femminelle. Si manifesta con piccole macchie clorotiche (che poi necrotizzano) localizzate vicino alle nervature e disposte in numero maggiore su tutto il lembo. Anche in questo caso sulla pagina inferiore si notano piccoli ciuffi di micelio in corrispondenza della mosaicatura.
Sui grappoli l'attacco precoce del patogeno, possibile dalla pre-fioritura a fine fioritura, si manifesta con una deformazione della parte terminale del grappolo che, incurvandosi a uncino, assume una colorazione brunastra (allessatura, come se avesse subito una scottatura). In condizioni di elevata umidità, tutto il grappolo si ricopre della caratteristica muffa biancastra. Post-allegagione il grappolo viene infettato attraverso gli stomi dei piccoli acini fino a che non atrofizzano (acini di circa 2 mm di diametro); dopo questa fase il patogeno può penetrare nel grappolo solo dal peduncolo. L'infezione del giovane grappolo si manifesta con i medesimi sintomi rilevati nell'infiorescenza: gli acini in formazione si ricoprono di una muffa biancastra ed il rachide risulta allessato assumendo una incurvatura a 'S'. Le infezioni tardive su grappoli con acini già ingrossati o invaiati, non producono nessuna muffa; gli acini subiscono una pesante disidratazione, assumono colorazione brunastra con striature violacee (secondo lo stadio di invaiatura) e poi disseccano. Questi sintomi sono conosciuti come 'Peronospora larvata'.
L'intervento di tipo agronomico contro la P. viticola va inteso come un'ausilio alla difesa chimica e non come pratica alternativa; gli interventi sono mirati a ridurre i fattori predisponenti alla malattia. E’ importante scegliere vitigni poco sensibili e ambienti sfavorevoli allo sviluppo del patogeno, tenere la vegetazione distante dal suolo, dove è presente una maggiore umidità, specialmente nella fasi di allevamento. L'asportazione precoce dei polloni sottrae al fungo una importante via di inoculo (in quanto più vicina al suolo quindi maggiormente raggiungibili dalle zoospore). Eliminare le femminelle in eccesso, sia perché giovani e quindi maggiormente suscettibili, sia perché si trovano nella parte alta della pianta che risulta essere quella meno raggiungibile dai trattamenti. Evitare eccessi di concimazione azotata che rendono più suscettibili gli organi vegetali, in quanto più teneri e acquosi; l'eccessivo rigoglio vegetativo impedisce anche una sana ventilazione della chioma, incrementando l’umidità (bagnature) e costituendo un’ostacolo alla penetrazione dei trattamenti chimici. Effettuare sfogliature e cimature. Infine le lavorazioni al terreno interrando i residui della vegetazione infetta, contenenti le oospore, riduce il potenziale di inoculo (la capacità di generare nuove infezioni). L’inerbimento contribuisce alla riduzione del livello di umidità rispetto a terreni diserbati o lavorati in maniera convenzionale.
indipendentemente dalla coltura
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