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Xylella, la Toscana un anno dopo

A metà dicembre 2018 la notizia di quarantuno piante trovate positive al batterio a Monte Argentario, in provincia di Grosseto. A distanza di un anno la situazione è rassicurante, ma la guardia non cala

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Una pianta di ginestra (Spartium junceum L.), la specie su cui è stato trovato per la prima volta il batterio in Toscana

Fonte immagine: Dedda71 - Wikipedia

Il 12 dicembre 2018, poco più di un anno fa, il Servizio fitosanitario regionale della Toscana annunciava di aver trovato quarantuno piante, arboree e arbustive, positive al batterio Xylella fastidiosa, a Monte Argentario in provincia di Grosseto.

Una notizia che suscitò grande preoccupazione in tutto il comparto agricolo toscano dove sia il vivaismo che l'olivicoltura rappresentano produzioni importantissime sia dal punto di vista economico che identitario.

A smorzare un minimo la preoccupazione c'era il fatto che il batterio trovato nel grossetano apparteneva alla sottospecie Xylella fastidiosa multiplex Sequence Type 87 (ST87) , diversa dalla sottospecie presente in Puglia, Xylella fastidiosa pauca ceppo CoDiRo, e che non era stato infettato nessun olivo.

Il ritrovamento era stato fatto durante i controlli ordinari previsti a livello ministeriale, partiti già dal 2014, facendo scattare le procedure di prevenzione, eradicazione e controllo.

Sono così stati effettuati controlli approfonditi con un totale di 1.120 prelievi nell'area interessata, che hanno portato alla identificazione di settantadue piante infette dal batterio, appartenenti a undici specie vegetali diverse, in particolare ginestre e cisti, ma anche in questo caso non sono stati trovati olivi infetti.

Il 17 dicembre 2018 la Giunta regionale approvava con una delibera il 'Piano di azione per l'eradicazione del focolaio di Xylella fastidiosa sul Monte Argentario' individuando la zona infetta intorno alle piante ritrovate positive alla presenza del batterio, che è risultata di circa 134 ettari e avviando le procedure previste dalla normativa europea.

Intanto il comune di Monte Argentario metteva a disposizione dei locali da adibire a laboratorio per poter effettuare le analisi sul posto e due zone dove poter raccogliere e distruggere le piante infette o sospette.

Sono poi iniziate le attività di ricerca e monitoraggio degli insetti vettori in collaborazione con l'Università di Firenze, che hanno portato al ritrovamento di Philaenus spumarius e di Neophilaenus campestris, comuni vettori di Xylella. E di questi due esemplari di Neophilaenus campestris sono risultati positivi al batterio, e per prevenzione sono stati effettuati trattamenti insetticidi sull'area con piretro naturale.

Alcuni giorni dopo è stato affidato l'incarico a una ditta specializzata per l'estirpazione e la distruzione delle piante. In totale, con la collaborazione dei carabinieri forestali, in circa due mesi di lavoro da febbraio a inizio aprile 2019 sono state rimosse e distrutte 498 piante, tra infette e sospette, che si trovavano in due garden, in giardini privati e soprattutto nella macchia spontanea.

Nel mese di aprile 2019 sono iniziati i controlli di monitoraggio in una fascia di cinque chilometri di fuori della zona infetta, potenziando il programma di monitoraggio già in atto.

A giugno 2019 è stata la volta dell'ispezione della Commissione europea per valutare la situazione e le misure intraprese per fronteggiare l'emergenza, a cui dovrà seguire una relazione che sarà comunicata al Parlamento europeo, oltre che agli Stati membri e ai cittadini.

Sempre a giugno il Mipaaf pubblicava le zone italiane indenni da Xylella, cioè non interessate dal batterio, confermando il territorio regionale della Toscana indenne, con le uniche eccezioni del comune di Monte Argentario e del comune di Orbetello, confinante con Monte Argentario, segno che il lavoro svolto è stato efficace per circoscrivere il problema.

Intanto il Servizio fitosanitario regionale ha attivato collaborazioni scientifiche con l'Università di Firenze, di Pisa, con la Scuola superiore Sant'Anna, il Cnr e il Crea e ha intrapreso una assidua attività di informazione rivolta alle associazioni agricole e vivaistiche, realizzando anche opuscoli e pubblicazioni oltre a una pagina dedicata alle informazioni su Xylella.

Sul fronte della ricerca è partito anche il progetto europeo Life Resilience che coinvolge l'Istituto di bioeconomia del Cnr di Firenze e due realtà agricole a Lucca e a Grosseto dove vengono effettuati studi per valutare l'efficacia di metodi di coltivazione di gestione dell'oliveto per contrastare e controllare la diffusione del batterio.

A distanza di un anno dal ritrovamento di Xylella in Toscana quindi la situazione appare sotto controllo, ma ovviamente resta alta la guardia e proseguono i controlli fitosanitari, che dal 2014 ad oggi hanno analizzato oltre 20mila campioni di piante, così come resta attivo l'indirizzo e-mail xylellafastidiosa@regione.toscana.it dedicato alle segnalazioni di sintomi sospetti o alla richiesta di informazioni.

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