2023
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Olivo, un estratto di melograno contro la lebbra delle olive e l'occhio di pavone

Una sperimentazione dell'Università di Reggio Calabria ha mostrato l'efficacia di un prodotto ottenuto dalle bucce dei melograni per prevenire 2 importanti malattie fungine degli olivi. Intervista al professore Leonardo Schena che ha coordinato i lavori

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Un'oliva danneggiata dalla lebbra

Fonte immagine: Leonardo Schena - Università degli Studi Mediterranea di Reggio Calabria

Si potrebbero aprire nuove e interessanti prospettive per il controllo, o meglio la prevenzione, di 2 importanti malattie fungine dell'olivo: la lebbra delle olive, che colpisce i frutti maturi, e l'occhio di pavone, che attacca le foglie potendo provocare anche la defoliazione delle piante.

 

A dirlo è uno studio condotto dall'Università Mediterranea di Reggio Calabria, recentemente pubblicato sulla rivista scientifica Journal of the Saudi Society of Agricultural Sciences (Jssas), che ha mostrato le potenzialità di trattamenti a base di un estratto ottenuto dalle bucce di melograno per la prevenzione di queste malattie.

 

Per farci spiegare nel dettaglio cosa è stato fatto e come potrebbe essere utilizzato questo prodotto, abbiamo intervistato il professore Leonardo Schena, che ha coordinato i lavori di ricerca.

 

Professor Schena, cosa è il prodotto che avete utilizzato?
"Il prodotto utilizzato viene indicato con la sigla Pge (pomegranate peel extract) ed è un estratto alcolico ottenuto da bucce di melograno. La valorizzazione di bucce di melograno, uno scarto dell'industria agroalimentare, punta a ridurre i costi ed è in linea con l'esigenza di sviluppare strategie di lotta alle malattie delle piante, sostenibili e a basso impatto ambientale. Come solvente viene utilizzato etanolo allo scopo di ottenere un prodotto il più possibile sicuro, sia per l'ambiente che per i consumatori".

 

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Il professore Leonardo Schena

(Fonte Foto: Leonardo Schena)

 

Perché avete pensato di provarlo contro queste malattie dell'olivo?
"In realtà, le ricerche oltre all'olivo hanno riguardato anche numerose altre colture. Inizialmente l'efficacia del Pge è stata valutata contro malattie di ortofrutticoli freschi con trattamenti effettuati in fase di post-raccolta. Successivamente, visti i risultati molto soddisfacenti, sono state condotte anche sperimentazioni in pieno campo.

 

Risultati importanti sono stati ottenuti contro l'oidio della vite, il marciume bruno delle drupacee, la muffa verde azzurra degli agrumi e, per l'appunto, la lebbra (o antracnosi) e l'occhio di pavone (o cicloconio) dell'olivo.

 

In altre parole, la scelta dei sistemi ospite patogeno su cui valutare il Pge è stata dettata più che altro dai nostri interessi di ricerca e dall'importanza delle differenti colture nel territorio in cui operiamo. In questo contesto, l'olivo è certamente una delle colture più importanti e, lebbra ed occhio di pavone, sono indubbiamente le malattie più rilevanti, con gravi ripercussioni sulla quantità e la qualità delle produzioni".

 

Che prove avete fatto e quali sono stati i risultati?
"Come già accennato in precedenza, sono state condotte numerose sperimentazioni. Per maggiori dettagli, suggerisco la lettura di una rassegna pubblicata sulla rivista Mdpi Plants, nel 2021.

 

Tornando all'olivo, lo scopo iniziale dello studio pubblicato su Jssas è stato quello di valutare l'efficacia di trattamenti con Pge, effettuati in fase di fioritura, contro la lebbra. Precedenti studi condotti dal nostro gruppo di ricerca oltre che da altri ricercatori a livello internazionale hanno, infatti, evidenziato l'importanza strategica delle infezioni di Colletrotichum spp. (agenti causali della lebbra) che si realizzano durante la fioritura o nelle prime fasi di sviluppo delle olive. Queste infezioni non determinano nell'immediato la comparsa di sintomi, ma restano in gran parte latenti, favorendo il superamento della fase estiva, calda e secca, da parte dei patogeni protetti all'interno dei tessuti dell'ospite. In autunno, grazie alle mutate condizioni ambientali più favorevoli alla malattia e, soprattutto, alla maggiore sensibilità delle olive in fase di invaiatura, i patogeni si riattivano causando diffusi e gravi marciumi che di sovente riguardano la totalità delle produzioni.

 

Limitare le infezioni latenti è pertanto fondamentale per ridurre lo sviluppo delle infezioni primarie e posticipare la fase di sviluppo epidemico della malattia, dando più tempo agli agricoltori per raccogliere olive sane e produrre olio di qualità. Non a caso negli ultimi anni sono stati registrati su olivo formulati commerciali utilizzabili solo a cavallo della fioritura ed uno di questi, il Flint Max, è stato anche usato nelle nostre ricerche come testimone chimico. Con piacevole sorpresa, il Flint max, pur confermando un'ottima attività è risultato meno efficace del Pge nel ridurre l'incidenza delle infezioni latenti e nel ritardare la fase epidemica della malattia.

 

Un’altra bella sorpresa è stata la constatazione che con un solo trattamento in fase di fioritura, oltre alla lebbra, si riesce a ridurre anche l'incidenza delle infezioni latenti di Venturia oleaginea, agente causale dell'occhio di pavone, principale responsabile di defogliazione anticipata nell'olivo.

 

Inoltre, sebbene, al momento non sono state condotte ricerche specifiche, l'ampio spettro di azione dimostrata per il Pge che comprende funghi necrotrofi, biotrofi ed emibitrofi e la significativa riduzione della defogliazione nelle piante di olivo trattate nel corso di questa sperimentazione, suggerirebbe una buona efficacia anche contro altre malattie, tra cui la cercosporiosi, malattia defogliante causata dal fungo Mycocentrospora cladosporioides.


Vale la pena evidenziare che i risultati pubblicati su Jssas seguono una precedente ricerca pubblicata nel 2017 sulla rivista Phytopathology. In questo primo studio è stata evidenziata l'ottima efficacia del Pge contro la lebbra dell'olivo quando somministrato in autunno, poco prima dello sviluppo epidemico della malattia. In particolare, il Pge è risultato più efficace del rame, che è sostanzialmente l'unico prodotto efficace utilizzabile in autunno per la lotta alla lebbra e, più in generale, ancora oggi, prodotto chiave per la protezione fitopatologica dell'olivo.

 

Nel complesso, le evidenze scientifiche ottenute suggeriscono che la combinazione di più trattamenti con Pge da effettuare a fine inverno, primavera ed autunno potrebbero consentire la protezione dell'olivo dalle principali malattie di natura fungina ed evitare l'utilizzo di sostanze chimiche con elevato impatto ambientale".    

 

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Foglie di olivo attaccate dall'occhio di pavone

(Fonte Foto: Leonardo Schena)

 

Il prodotto che avete usato è completamente sperimentale o è già reperibile sul mercato?
"A partire dal 2017 abbiamo avviato una proficua collaborazione con la BIOGARD, una divisione della CBC (Europe) Srl leader nella produzione e commercializzazione di formulati biologici per la protezione delle colture.

 

La BIOGARD dopo aver confermato l'efficacia del Pge, anche in prove sperimentali condotte autonomamente, ha avviato con successo lo sviluppo di un prototipo di formulato. Ciò nonostante, al momento non è disponibile un formulato commerciale e non sono state avviate le procedure per ottenerlo. Le ragioni di questa apparente incongruenza sono esclusivamente di natura economica. Infatti, pur essendo il Pge ottenuto da scarti dell'industria alimentare ampiamente disponibili, i costi di estrazione con etanolo sembrano essere al momento troppo elevati per ottenere un formulato economicamente competitivo con i prodotti di sintesi. Il suo utilizzo potrebbe essere sin d'ora economicamente competitivo per produzioni di nicchia ad elevato valore aggiunto come ad esempio produzioni ottenute in regime di agricoltura biologica e/o per trattamenti di ortofrutticoli freschi in fase di post-raccolta, per i quali al momento sono disponibili pochissime molecole autorizzate.

 

Tuttavia, anche in questo caso, l'aspetto economico rappresenta il principale fattore limitante in considerazione degli elevati costi di registrazione. Personalmente ritengo che questo stato di cose potrebbe cambiare nel prossimo futuro in considerazione della crescente avversità verso l'uso di sostanze chimiche in agricoltura e le conseguenti politiche comunitarie (Green Deal). In altre parole, un costo attualmente non competitivo, potrebbe diventarlo a breve".

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