Cattiva informazione: i "pesticidi" che non sono "pesticidi"
Su BresciaToday compare un articolo che parla di "pesticidi" nelle acque a dosi stellari e di fungicidi al momento ancora siglati ma già presentati come cancerogeni. Analizziamo i fatti
Periodicamente sulla stampa generalista compaiono articoli che alimentano l'indignazione contro la chimica agraria. Il più delle volte in modo esagerato quando non addirittura fuorviante. Ultimi della serie, due articoli apparsi su BresciaToday, testata online operante soprattutto in provincia di Brescia.
"Pesticidi", inquinamento, cancerogenicità. Insomma, la solita collezione di contenuti dalla forte vocazione allarmista. Il tutto, ovviamente, stando molto lontani dalla corretta narrazione dei fatti e dalla accurata verifica delle fonti.
Il caso Finchimica
In entrambi i rami del Parlamento si distinguono gli "atti di controllo", come le Interrogazioni e le Interpellanze, e quelli di "indirizzo", ovvero Ordini del Giorno, Risoluzioni e Mozioni. Nell'Allegato B degli "Atti di controllo e di indirizzo" del 29 giugno 2023, nella sezione "Atti di controllo" è contenuta l'interrogazione di Devis Dori e di Angelo Bonelli, di Alleanza Verdi e Sinistra, rivolta sia al Ministro dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica, sia al Ministro della Salute.
A Manerbio, in provincia di Brescia, opera infatti la Finchimica Spa, produttrice anche di sostanze attive a uso agricolo, inclusi gli erbicidi trifluralin ed ethalfluralin destinati ai mercati extra europei. Entrambe le sostanze attive non sono infatti più autorizzate all'impiego nel Vecchio Continente, ma continuano a essere impiegate al di fuori di esso.
Già questo fatto ha sollevato le ire dei Verdi, poiché questi ritengono inaccettabile che una fabbrica di prodotti chimici possa realizzare prodotti destinati all'export se questi non siano più autorizzati all'uso nei Paesi europei. Evidentemente, la normativa europea sulle produzioni e quella sugli usi continuano a essere delle esimie sconosciute fra gli ambientalisti. Ma v'è di più.
Nell'agosto 2022, Finchimica ha pure richiesto l'autorizzazione ad ampliare il proprio impianto di produzione, oggi su una superficie di cinque ettari, per avviare la "[…] produzione di un nuovo principio attivo fungicida (l'AM29) il cui composto è protetto da segreto industriale ma che, come si leggerebbe nella documentazione depositata dalla stessa società, dovrebbe rientrare nelle sostanze inquinanti assimilate alla classe I dei cancerogeni". Testo tratto dall'interrogazione Dori-Bonelli stessa.
Figuriamoci le reazioni quando nel giugno 2023 Arpa ha analizzato le acque della falda sottostante la Finchimica Spa e in tale occasione avrebbe "[…] rilevato la presenza di numerosi inquinanti, alcuni dei quali potenzialmente cancerogeni, in concentrazioni anomale e, addirittura, per alcune di queste componenti chimiche non esiste nemmeno un riferimento di legge che ne stabilisca i limiti". In tal caso Dori e Bonelli riportano parte di un articolo del Corriere della sera.
Le reazioni a Brescia
Sulla testata online "BresciaToday" viene pubblicato un pezzo dal titolo "Pesticidi nelle falde: azienda sotto inchiesta per inquinamento ambientale". Nel corpo dell'articolo si cita il 3,4-dicloro-benzotrifluoruro, utilizzato come solvente e per produrre altri prodotti chimici e coloranti. Questa sostanza sarebbe stata rinvenuta da Arpa a 1.980 µg/L (microgrammi per litro) contro un limite di 21 che stando all'articolo sarebbe stato fissato dall'Istituto Superiore di Sanità.
Di fatto, scorrendo il rapporto Istisan 22-35, si può leggere "[…] per il 3,4 diclorobenzotriflururo non sono disponibili valori di riferimento: è necessario valutare in dettaglio la sua similarità con il 4-clorobenzotrifluoruro utilizzando relazioni struttura-attività sulla base di analogie strutturali e dati tossicologici disponibili (bridging studies). Su questa base è stato possibile concludere che il read across è accettabile e i valori di RfD e RfC del 4-clorobenzotrifluoruro sono stati considerati mutuati".
In tale rapporto non si rinvengono però limiti nelle acque. Ma poco importa ai fini della presente disamina, poiché il 3,4-dicloro-benzotrifluoruro non è affatto un "pesticida". Quindi il titolo di BresciaToday odora fortemente di clickbait, dato che il 3,4-dicloro-benzotrifluoruro è un esimio sconosciuto dal nome complesso e indecifrabile per chi capisca poco o nulla di chimica, mentre la parola "pesticidi" è noto scatenare sempre allarme e indignazione. Ecco perché viene usata sovente da chi ami "vincere facile", anche quando le sostanze a uso fitosanitario c'entrino zero. Ma proseguiamo.
Cosa è il fungicida AM29
Sempre nel corpo dell'articolo vi è il riferimento al fungicida siglato AM29, al quale è stato dedicato un altro pezzo di BresciaToday dal titolo "Fungicida AM29, sì al nuovo impianto di produzione: 'È cancerogeno'". Badare bene: "È cancerogeno". Un'affermazione che non ammette repliche. Non si dice "sospetto di essere" o espressioni similari. No: È. Cosa che richiederebbe una solida fonte a supporto. Fonte ovviamente inesistente.
Inutile infatti cercare AM29 su Fitogest, né sulle banche dati del Ministero della Salute o europee, poiché AM29 non è ancora autorizzato, né quindi è ancora in commercio. Cercando un po' in bibliografia, però, si trova un articolo pubblicato dall'Università Pubblica di Maringà, in Brasile. L'approfondimento porta il titolo di "Secondary metabolites produced by endophytic fungi: novel antifungal activity of fumiquinone B" e descrive cosa sia e come funzioni AM29.
Di fatto, trattasi di un metabolita prodotto da alcuni funghi endofiti presenti nelle begonie che ha mostrato attività inibitoria nei confronti dei patogeni Diaporthe phaseolorum e Colletotrichum gloeosporioides. Il primo è l'agente responsabile dell'avvizzimento o cancro dello stelo di alcune leguminose. Il secondo causa la cosiddetta Lebbra dell'olivo. In sostanza, questo metabolita è un biofungicida capace di controllare la proliferazione di almeno un paio, per ora, di patogeni di interesse agrario.
Cosa hanno visto i ricercatori in laboratorio
Gli estratti sono stati ottenuti da 88 funghi endofiti, di cui 36 da Begonia fischeri, 24 da Begonia olsoniae e 28 da Begonia venosa. Di questi, 13 si sono mostrati attivi contro Colletotrichum gloeosporioides, 10 su Diaporthe phaseolorum e 6 su entrambi i patogeni.
I vari ceppi di funghi endofiti di begonia sono stati identificati e classificati: AM29 non è altro che uno dei tanti ceppi del fungo Neopestalotiopsis spp, estratto da Begonia fischeri, ed è stato depositato con adesione "CRM 1920" presso il centro CRM-UNESP, ovvero il centro brasiliano per le risorse microbiologiche.
Un fungo: l'AM29 altro non è quindi che un fungo. Ovvero uno di quei "biologicals" a cui si guarda con crescente interesse per integrare in campo l'azione dei fungicidi di sintesi che sempre più vengono limitati in Europa. Come sia possibile che venga considerato già cancerogeno resta un mistero, poiché ancora non è stata effettuata una valutazione in tal senso dalle Autorità competenti in materia.
Peraltro, in un'altra pubblicazione si riporta come il fumiquinone B, estratto però da un ceppo tellurico di Aspergillus fumigatus, avrebbe mostrato attività anche contro il nematode del legno dei pini (Bursaphelenchus xylophilus) e perfino contro Leishmania donovani, protozoo parassita causa della leishmaniosi, grave patologia umana e animale.
Potrebbe cioè rivelarsi una cura efficace e di origine naturale contro tutta una serie di avversità, per colture, boschi, animali e persino uomini. Magari, meglio sarebbe quindi lasciare lavorare in pace gli esperti per valutarlo in tutti i suoi aspetti, anziché attaccarlo senza neanche sapere cosa sia.
Conclusioni di un caso inesistente (per la fitoiatria)
Purtroppo, si deve contabilizzare l'ennesimo pessimo servizio reso alla cittadinanza da alcune testate generaliste. Queste infatti, ben lungi da possedere competenze scientifiche in materia, rilanciano affermazioni che poco o nulla hanno a che vedere con la verità oggettiva degli avvenimenti.
Nel caso di BresciaToday, a conferma, un solvente trovato nelle acque è stato presentato come un "pesticida", come pure il ceppo di un fungo endofitico delle begonie è stato ipotizzato "fungicida cancerogeno". Non ci si deve quindi stupire se comitati di cittadini preoccupati si attivino per protestare contro ciò che non solo non capiscono, ma che per giunta gli è stato fatto percepire come altamente pericoloso per la loro salute.
L'unica informazione con qualche senso è che il ceppo AM29 di Neopestalotiopsis spp potrebbe diventare in futuro un biofungicida impiegabile in campo fitosanitario. Forse: a patto di dimostrare in campo l'efficacia, come pure di superare il vaglio dell'Efsa in termini di sicurezza per l'ambiente e per la salute. Un processo di valutazione che nemmeno si sa se è iniziato e che se anche lo fosse è ben lungi dall'essere terminato.
Purtroppo, non si può stimare quanti Bresciani siano oggi allarmati e arrabbiati contro la chimica agraria dopo aver letto l'articolo di BresciaToday. Di sicuro, anche un solo cittadino sarebbe troppo.
E via così: nella gara al massacro.