Melo: chi è Colletotrichum chrysophilum e perché è difficile riconoscerlo
Biologia e sintomatologia di una specie che fa parte del genere di funghi tassonomicamente più complesso nel mondo agricolo. Nell'articolo anche l'esperienza nel controllo di un agricoltore altoatesino
Lo sapevi che tra i primi dieci più importanti patogeni delle piante al mondo ci sono i funghi del genere Colletotrichum?
Si tratta di più di 340 specie diverse: la maggior parte sono rare o si trovano solo in specifici areali, molte altre si conoscono come antracnosi e circa 30 specie sono distribuite a livello globale e hanno una vastissima gamma di ospiti. È un caso, quello del genere Colletotrichum, particolarmente complesso dal punto di vista tassonomico: nuove specie vengono continuamente descritte e altre accorpate.
A complicare ulteriormente la situazione c'è il fatto che i funghi del genere Colletotrichum possono mostrare diversi stili di vita: sono necrotrofi quando si cibano delle parti morte dell'organismo ospite, emibiotrofi quando solo per una parte del loro ciclo di vita si cibano delle parti vive dell'organismo ospite, latenti cioè che restano in vita per un certo periodo ma con metabolismo molto ridotto ed endofitici quando vivono all'interno dei tessuti dell'ospite.
Quindi, per via del complesso ciclo di vita di molte specie e della capacità di infettare diversi ospiti vegetali, il riconoscimento e il controllo delle malattie causate da Colletotrichum spp. può risultare molto complicato. Al momento, sono stati identificati 14 complessi di specie di Colletotrichum e le specie più rilevanti fanno parte dei complessi di specie C. gloeosporioides, C. acutatum, C. boninense e C. truncatum.
Negli ultimi anni in Italia si parla molto della specie Colletotrichum chrysophilum perché legata alla manifestazione sintomatica di glomerella leaf spot (Gls) su melo, una malattia che può portare ad una defogliazione prematura della pianta e ad una ridotta qualità dei frutti.
Questa malattia è già nota da tempo nelle regioni umide e subtropicali di coltivazione delle mele come il Sud Amercia, il Sud Ovest degli Stati Uniti e alcune regioni della Cina. In Italia Colletotrichum chrysophilum è comparso per la prima volta nel 2019 in Emilia Romagna e in Veneto, e negli anni successivi è stata ritrovata anche in Alto Adige e in Piemonte.
In questo articolo approfondiamo la biologia di questa specie e la sintomatologia che causa sulle piante infette. Inoltre, abbiamo intervistato l'agricoltore altoatesino Alex Malpaga, dell'azienda agricola Schloss Payersberg, per farci raccontare la sua esperienza con il patogeno in questi ultimi anni tra danni e metodi di controllo.
Chi è Colletotrichum
I funghi del genere Colletotrichum sono ascomiceti e sono in grado di parassitizzare piante arbooree, arbustive ed erbacee, causando danni ai vari organi come tuberi, steli, foglie e frutta.
Secondo la vecchia nomenclatura Colletotrichum è la forma asessuata o imperfetta mentre glomerella è la forma sessuata o perfetta. In entrambi i casi i funghi si riproducono attraverso spore mucillaginose che si disperdono nell'ambiente grazie alla presenza di acqua.
I complessi di specie C. gloeosporioides e C. acutatum sono quelli più frequentemente riportati in letteratura e si differenziano per alcune caratteristiche:
- la temperatura ottimale è intorno ai 30 gradi Celsius per C. gloesporioides e intorno ai 25 gradi per C. acutatum. A detta di alcuni studiosi, questo comportamento potrebbe spiegare il perché negli ultimi anni in Europa e in Italia si trova molto più spesso C. gloeosporioides rispetto a qualche hanno fa;
- C. gloeosporioides infetta prevalentemente i tessuti vegetali mentre C. acutatum preferisce i frutti;
- C. gloeosporioides in campo ha sia la fase asessuata che quella sessuata mentre C. acutatum ha prevalentemente la fase asessuata;
- i due complessi di specie hanno anche diversi modi di svernare formando differenti corpi fruttiferi: C. acutatum produce masse conidiali arancioni mentre C. glosporoides sviluppa prevalentemente acervuli neri.
Comparsa e diffusione in Italia di Colletotrichum chrysophilum
Nel 2019, verso la fine dell'estate, sono stati trovati sintomi di glomerella leaf spot in Emilia Romagna in un impianto di mele varietà Cripps Pink (cov) e Rosy Glow (cov) nel ferrarese.
Un anno dopo la malattia è stata ritrovata anche in Alto Adige dove il gruppo di lavoro di Fitopatologia del Centro Laimburg è riuscito a rilevare e identificare il patogeno. Prima, con un'analisi microscopica delle spore fungine, gli isolati sono stati assegnati al genere Colletotrichum sp.; dopo, sequenziando una specifica regione di Dna del fungo, l'isolato è stato assegnato al complesso di specie C. gloeosporioides. Infine, con ulteriori tecniche specifiche di laboratorio e un'analisi filogenetica con specie note, è stata determinata anche la specie, appunto Colletotrichum chrysophilum.
Dopo le regioni del Nord Est è stata la volta del Piemonte, dove i sintomi della malattia sono stati segnalati per la prima volta nel 2022.
A parte questo ultimo caso, in tutti gli altri il 2021 è stato l'anno in cui la malattia ha fatto più fatica a svilupparsi, forse per via delle basse temperature autunnali. Nel 2022 e nel 2023 la malattia, al contrario, si è espansa notevolmente e le aziende interessate sono considerevolmente aumentate.
Le condizioni climatiche, si sa, possono incidere fortemente sulla dinamica di popolazione di un patogeno e in questo caso a contribuire alla rapida espansione della glomeralla potrebbero essere state le precipitazioni abbondanti a fine estate seguite da temperature costanti oltre la media annuale. Ancora una volta i cambiamenti climatici potrebbero quindi giocare un ruolo fondamentale nella diffusione di un patogeno.
La sintomatologia
In letteratura si segnala che glomerella ha tempi di incubazione molto brevi. A fine luglio, nell'arco di 2-5 giorni dall'infezione, infatti, si possono vedere i primi sintomi:
• macchie fogliari bruno-rossastre che in poco tempo si trasformano in grandi macchie gialle;
• clorosi;
• defogliazione della pianta del 50-75% entro un mese dalla comparsa dei primi sintomi;
• lesioni sui frutti infossate, brunastre e circolari di 1-3 millimetri di diametro;
• produzione ridotta l'anno successivo.
Macchie fogliari e lesioni sui frutti
(Fonte: Centro di Consulenza per la fruttiviticoltura dell'Alto Adige)
Defogliazione
(Fonte: Centro di Consulenza per la fruttiviticoltura dell'Alto Adige)
Le varietà di mela più colpite appartengono per lo più al gruppo Golden Delicious quindi Gala, Golden, Granny Smith, Crimson Snow e Inored Story. Sono più tolleranti, invece, le varietà che derivano da Red Delicious e Fuji.
Come affrontare la malattia: i dati del 2024 e l'esperienza di un agricoltore altoatesino
Il primo mezzo di controllo è sicuramente il monitoraggio, per questo dalla fine della primavera di quest'anno sono stati condotti in tutti i meleti del Nord Italia monitoraggi mirati.
I primi sintomi sono stati osservati tra la fine di luglio e l'inizio di agosto, sulle foglie e poi sui frutti degli impianti di Gala. Da inizio agosto i sintomi sono comparsi anche su impianti di Golden e dopo anche su Pink Lady.
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Vista la confusione a livello tassonomico è difficile capire tempestivamente quale specie di Colletotrichum è presente in campo anche perché fino al momento della formazione degli acervuli, quindi verso fine luglio, è molto difficile isolare il fungo. Eppure conoscere nome e cognome del patogeno è molto importante per poter gestire in maniera mirata il controllo. Inoltre, il genere Colletotrichum è caratterizzato da così tante specie che questo fa sì che ognuna di loro possa comportarsi in maniera differente. Infatti, possono produrre spore diverse in quantità e tipo, possono avere una fitness diversa e quindi competitività rispetto ad altre specie più o meno marcata, possono differire per aggressività e capacità di infettare il melo, nella preferenza dell'ospite ma soprattutto nella sensibilità ai fungicidi.
Ad oggi in Italia si sta lavorando molto sulla diagnostica attraverso la creazione di modelli previsionali che si basano anche sulle condizioni climatiche, come temperatura, pioggia e bagnatura sopra chioma. Le aree più colpite sono anche quelle più umide e lo conferma anche Alex Malpaga dell'azienda Schloss Payersberg: "Non so bene come questo fungo sia arrivato in Italia ma la mia idea è che il nostro fiume, quando viene un grande temporale, ricopre completamente i prati e lì l'acqua si ferma anche per una settimana. Può essere che sia cominciata così l'infezione quattro anni fa. Questa è solo una mia idea ma ho notato che nelle zone con più acqua e quindi con più umidità il fungo è più aggressivo".
Nell'azienda di Alex in Alto Adige i sintomi sono apparsi per la prima volta nel 2023, 3 anni dopo la comparsa nel campo del suo vicino. "L'anno scorso è stata danneggiata soprattutto la varietà Pink Lady della quale abbiamo gli alberi più grandi e più vecchi. Lì abbiamo trovato il 20-30% di danno. Diciamo che il 20% è glomerella e il resto è qualcos'altro. Ma sono state danneggiate anche le varietà Gala e Golden. Io ho un prato grande con tutte le mie varietà ed è proprio lì che mi sono reso conto che i sintomi della glomerella si vedevano su tutte le varietà tranne che su Fuji. Nell'impianto di Golden prima abbiamo trovato i sintomi sulle foglie e dopo anche sulle mele così abbiamo iniziato a fare degli interventi, prima della pioggia e entro 14 giorni dalla comparsa dei sintomi. Così siamo riusciti a salvare un po' il raccolto".
Contro il Colletotrichum chrysophilum non sono ancora stati segnalati dei trattamenti specifici, ma alcuni fitofarmaci che si utilizzano per la ticchiolatura del melo si sono dimostrati comunque efficaci, come ad esempio quelli a base di captano.
Alex Malpaga nella sua azienda è stato seguito dal Centro di Consulenza per la fruttiviticoltura dell'Alto Adige. Anche quest'anno hanno ritrovato sintomi di glomerella ma sembra che la situazione sia più controllata rispetto all'anno precedente. "Per il controllo abbiamo fatto degli interventi con prodotti a base di captano e fosfato di potassio e siamo andati bene. Questo prodotto si usa per la ticchiolatura ma abbiamo visto che va bene anche per glomerella", afferma Alex e per chi come lui deve affrontare il patogeno consiglia: "Bisogna stare molto attenti e monitorare sempre le foglie. Se si trova qualcosa bisogna essere pronti ad intervenire perché questa malattia è molto veloce ed entro 2-3 giorni riempie di macchie la pianta e dopo diventa sempre più difficile controllarla. Non bisogna aspettare più di 14 giorni per fare un intervento. Questa malattia assomiglia un po' all'alternaria ma è ancora più aggressiva e veloce, soprattutto se piove".
Il Centro di Sperimentazione Laimburg ha recentemente pubblicato i risultati di test fatti in vitro che valutano l'efficacia di alcuni fungicidi contro glomerella leaf spot. In questi test è stata analizzata la crescita del fungo Colletotrichum chrysophilum per calcolare il grado di inibizione da parte del principio attivo/fungicida e sono state elaborate anche delle curve dose/risposta per poter individuare la giusta dose da poter potenzialmente utilizzare in campo.
Nelle condizioni standard di laboratorio alla dose di 100 e di 10 parti per milione il fungicida Fontelis® di Corteva (principio attivo: penthiopyrad) ha inibito completamente la crescita del fungo. Anche il Polyram® DF di BASF (principio attivo: metiram) ha inibito il fungo al 100%, solo però alla dose di 100 parti per milione, e si tratta di un prodotto la cui registrazione d'uso scade a novembre 2024. Interessante anche il comportamento di Malvin® 80 Wg di Upl (sostanza attiva: captano) e di Geoxe® di Syngenta (sostanza attiva: fludioxonil) da valutare però in relazione alle dosi si impiego.
Tabelle risultanti dai test in vitro fatti dal Centro di Sperimentazione Laimburg
(Fonte: rivista Frutta e Vite n. 3/2024 del Centro di Consulenza Consulenza per la fruttiviticoltura dell'Alto Adige)
Attenzione però perché si tratta di risultati conseguiti in laboratorio, in condizioni controllate, e che quindi non sono immediatamente trasferibili in pieno campo ma, sicuramente, possono fare da base per eseguire prove mirate in pieno campo in futuro.
Colletotrichum sì, ma non solo su melo
Questo genere di funghi in Italia era già conosciuto da tempo per i danni che può causare anche su altre due colture molto importanti: l'olivo e gli agrumi.
La sintomatologia su olivo passa dalle defogliazioni con necrosi sulle foglie al disseccamento dei rametti. Gli effetti più negativi però si osservano indubbiamente sulle drupe con marciumi che, anche quando coinvolgono solo lo 0,5% dei frutti, determinano un abbassamento della qualità dell'olio tale da farlo uscire dalla categoria dell'extravergine.
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Anche su agrumi era già conosciuto il genere Colletotrichum ma qualcosa è cambiato negli anni nella sintomatologia. Prima si sosteneva che questo fungo fosse un saprofita che causava danni soprattutto in post raccolta; dal 2010, invece, in Sicilia hanno cominciato ad osservare una serie di sintomi anche in pre raccolta.
Si tratta di cascola post fioritura, cascola dei frutticini o loro annerimento, disseccamento del peduncolo, macchie fogliari, defogliazioni, disseccamento e macchie sui frutti.