Una nuova cocciniglia su vite?
Anche se dall'aspetto può sembrare una cocciniglia, Aleurocanthus spiniferus è un aleurodide che solitamente attacca le piante del genere Citrus, ma che si può trovare anche su vite, dove arreca seri danni alle produzioni. Ecco come riconoscerlo e gestirlo

Nella sua forma giovanile, A. spiniferus ricorda una cocciniglia
Fonte immagine: Vito Lasorella, responsabile tecnico di Agrolab Tech
All'apparenza sembra proprio una cocciniglia, con lo scudetto nero arrotondato e le secrezioni cerose ai bordi. E invece Aleurocanthus spiniferus è un aleurodide, appartiene cioè alla stessa famiglia della mosca bianca (Bemisia tabaci), che crea così tanti problemi ai produttori serricoli.
A. spiniferus, parassita di origine tropicale arrivato in Italia nel 2008, è ben conosciuto da chi produce agrumi, visto che ama installarsi sulla pagina inferiore delle foglie di limoni e aranci, dove succhia la linfa, indebolendo le piante, e produce abbondante melata, che imbratta foglie e frutti, formando un substrato ideale per lo sviluppo della fumaggine.
Eppure sempre più spesso questo aleurodide, che negli stati giovanili si ricopre di spine (da qui il nome), viene ritrovato anche sulle piante di vite, sia da tavola che da vino, creando non pochi problemi agli agricoltori. Questo insetto, infatti, se non viene debitamente controllato ha una popolazione che cresce molto velocemente e può rendere invendibile l'uva prodotta, in particolar modo quella da tavola, che sporcandosi di melata viene rifiutata dal mercato.
Grazie all'aiuto di Roberto Rizzo, ricercatore del Centro di Difesa e Certificazione del Crea di Palermo, vediamo dunque l'origine di questo insetto, la diffusione e i danni che può arrecare. Analizzeremo poi quali strategie di difesa è necessario mettere in campo.
Una forma giovanile di Aleurocanthus spiniferus
(Fonte foto: Regione Siciliana)
Origine e diffusione
Aleurocanthus spiniferus ha origine nel Sud Est asiatico e da qui si è diffuso in Africa, Europa e in alcune zone del Pacifico. Nel vecchio continente è stato segnalato in Grecia, Bulgaria, Montenegro, Croazia e Belgio, mentre in Italia la prima segnalazione risale al 2008 in Puglia, seguita da una rapida diffusione: Lazio e Campania nel 2017, Emilia Romagna nel 2018, Sicilia e Lombardia negli anni successivi, fino al rinvenimento in Toscana nel 2020.
"Si è diffuso praticamente in tutto il territorio nazionale in maniera molto veloce", sottolinea Rizzo, evidenziando come la mobilità dell'insetto sia ridotta, ma la sua propagazione avvenga soprattutto attraverso lo spostamento di piante infestate, rendendo difficile il contenimento.
Ciclo biologico e riconoscimento
Aleurocanthus spiniferus è un rincote appartenente alla famiglia degli aleurodidi, la stessa della mosca bianca (Bemisia tabaci), ma si distingue chiaramente per le ali grigio-azzurre con piccole macchie bianche, che rendono facile il riconoscimento degli adulti.
L'insetto ha sei stadi di sviluppo: uova, tre età di neanide, pupa e adulto. È bene ricordare che solo la neanide di prima età e l'adulto sono forme mobili. Quando la larva fuoriesce dall'uovo, infatti, va alla ricerca di un luogo dove infilare il suo stiletto boccale. Successivamente non si muove. Mentre l'adulto, dotato di ali, vola alla ricerca di un compagno con cui accoppiarsi, ma non copre grandi distanze.
"Durante le mute le esuvie rimangono adese all'insetto, contribuendo alla formazione di una protezione che lo rende resistente agli attacchi di predatori e inficia l'efficacia di alcuni trattamenti fitosanitari, ad esempio quelli con prodotti di contatto", specifica Roberto Rizzo.
Un adulto di Aleurocanthus spiniferus
(Fonte foto:Vito Lasorella, responsabile tecnico di Agrolab Tech)
Il pupario, caratterizzato da una forma ellittica e da spine evidenti sul dorso circondate da un anello ceroso bianco, è un elemento chiave per il riconoscimento in campo e in laboratorio, anche se dona all'insetto una forma tipica da cocciniglia.
Il ciclo vitale si svolge interamente sulla pagina inferiore delle foglie e si completa in due-quattro mesi a seconda delle condizioni climatiche, con tre-sei generazioni annue nei nostri ambienti. Le condizioni ottimali per lo sviluppo sono comprese tra i 20 e i 34°C con un'umidità relativa del 70-80%, mentre temperature inferiori allo zero e superiori ai 40°C risultano letali per l'insetto.
Lo svernamento avviene come neanide di terza età o di pupa sulle piante sempreverdi, come gli agrumi, che mantengono la vegetazione anche durante l'inverno. La posizione preferenziale nella pagina inferiore delle foglie e la copertura cerosa rendono questo fitofago difficile da raggiungere con i trattamenti fitosanitari.
Per il monitoraggio in campo, le forme giovanili si osservano come piccole strutture nere e spinose sulla pagina inferiore, spesso circondate da un alone bianco ceroso, mentre le uova vengono deposte a spirale, ma sono talmente piccole da non poter essere individuate ad occhio nudo. Gli adulti, se disturbati, possono muoversi, ma sono in generale poco mobili, spostandosi solo per brevi tratti.
Piante ospiti e danni
A. spiniferus è estremamente polifago, con una spiccata preferenza per gli agrumi, ma viene segnalato anche su vite, melo, pero, kaki, melograno, rosa, edera e altre ornamentali. "È un insetto molto polifago, poiché si nutre su più specie: dalle piante arboree a quelle erbacee", ricorda Rizzo. "Questa caratteristica lo rende molto difficile da controllare".
Il danno diretto è causato dalla suzione di linfa, con indebolimento e deperimento delle piante in caso di forti infestazioni. Ma il problema maggiore è la produzione di melata, che favorisce la fumaggine, riducendo fotosintesi e respirazione fogliare.
Aleurocanthus spiniferus su foglia di vite
Fonte foto: Vito Lasorella, responsabile tecnico di Agrolab Tech)
Sulla vite le infestazioni possono portare alla perdita della produzione. Nella zona di Taranto, ad esempio, sono stati segnalati attacchi su uva da tavola, che imbrattandosi di melata diventa invendibile. Questo problema si estende anche all'uva da vino, creando difficoltà nella gestione del vigneto e della qualità del raccolto.
Difesa biologica e convenzionale
Il controllo di A. spiniferus è complesso per la posizione riparata dell'insetto sulla pagina inferiore delle foglie e per la protezione offerta dalle secrezioni cerose. "Devono essere utilizzati insetticidi sistemici o citotropici, poiché quelli di contatto difficilmente raggiungono il bersaglio", chiarisce Roberto Rizzo.
Per il contenimento si possono utilizzare le sostanze attive previste dai disciplinari regionali. In generale, sono efficaci insetticidi a base di acetamiprid, deltametrina, buprofezin e pyriproxyfen, prestando attenzione a trattare i primi stadi di sviluppo. Sono state sperimentate anche sostanze a basso impatto (oli essenziali, sali di potassio, Beauveria bassiana), ma l'efficacia non è elevata e varia molto in base alle condizioni climatiche. "In areali caldi come Sicilia e Puglia, i microrganismi hanno difficoltà a funzionare efficacemente", spiega Rizzo.
Sul fronte del controllo biologico si sta studiando il ruolo di parassitoidi specifici. "Negli ultimi anni, grazie a campionamenti in Puglia, Sicilia e Campania, è stata riscontrata la presenza di un imenottero del genere Eretmocerus, che sembrerebbe specifico e potrebbe aiutare nel contenimento di questo aleurodide", anticipa Rizzo.
Trattandosi di un insetto da quarantena, chi individua la presenza in campo è obbligato a segnalarla e a procedere alla distruzione della pianta e al trattamento obbligatorio. "Questo è un problema notevole, soprattutto per il verde urbano, dove non sempre è semplice intervenire con trattamenti o rimuovere le piante infestate", avverte Rizzo.
Il ricercatore del Crea lancia infine un appello: "Tutti i servizi fitosanitari regionali si sono attivati, ma manca un coordinamento nazionale che permetta di monitorare realmente la diffusione di questo fitofago e la presenza di antagonisti naturali. Sarebbe opportuno uno studio più approfondito per avere una mappa chiara della presenza di A. spiniferus e per valutare un'eventuale deregolamentazione, considerando che ormai è presente in tutto il Paese".
Di difesa del vigneto abbiamo parlato anche nel nostro podcast "Terra di Denari" curato dalla giornalista Barbara Righini. È possibile ascoltare la puntata di seguito.
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