Diserbi: quelli fatti male
Mancata efficacia degli erbicidi? Applicazione resa impossibile da condizioni meteo avverse? Tarature e gestione dei macchinari non ottimali? Sia come sia, certe volte i diserbi falliscono miseramente. Due esempi con Abutilon theophrasti

Esempio di diserbo poco efficace su Abutilon theophrasti
Fonte immagine: Donatello Sandroni
Passando lungo il Po, area cremonese, si possono ammirare campi a perdita d'occhio. Gli stessi fotografati e pubblicati negli anni scorsi dopo essere stati sommersi dalle piogge torrenziali primaverili. In alcuni casi, dopo due anni di allagamento, il proprietario ha deciso di sposare la pioppicoltura e ora in quegli appezzamenti si possono vedere giovani piante a inizio ciclo. Per altri 15 anni, almeno lì, di colture basse non se ne vedranno più. Per fortuna, visto che siamo in zone golenali che dovrebbero sconsigliare la semina di mais, soia o altri cereali.
Pioppeto di recente impianto. Scelta razionale in un'area golenale soggetta a periodici allagamenti e ristagni idrici. Le colture erbacee a ciclo annuale corrono ultimamente troppi rischi in tal senso
(Fonte: Donatello Sandroni)
Anche altri campi sono però fotografabili e a colpo d'occhio è Abutilon theophrasti, alias cenciomolle, a colpire l'occhio. O meglio, l'obiettivo. Presente un po' dappertutto, in un paio di occasioni si rivela l'infestante predominante, tanto da porsi qualche domanda sui prodotti usati, sui momenti prescelti di intervento e sulle modalità stesse di trattamento. Ciò poiché nella maggior parte degli appezzamenti visionati lungo lo stesso tragitto la malerba appare controllata in modo eccellente.
Mais infestato gravemente da cenciomolle
(Fonte: Donatello Sandroni)
Ipotesi 1: cilecca del prodotto usato
Può essere che abbia fallito l'erbicida o la miscela prescelta? Ci sta, vista la dominanza del cenciomolle su altre infestanti, tanto da pensare che è proprio lui a non essere stato colpito adeguatamente.
Utilizzabili in pre e/o post emergenza contro Abutilon su mais risultano però autorizzati al momento 86 formulati per 25 sostanze attive diverse (Fonte: Fitogest®). Un po' meno ricco l'arsenale utilizzabile su soia, con 21 formulati per 9 sostanze attive. Di certo, le soluzioni ci sono, quindi stupisce che questa malerba abbia potuto dilagare in questi campi ai livelli riportati nelle diverse fotografie.
Per non sapere né leggere, né scrivere - come si suol dire - fossi l'agricoltore l'anno prossimo proverei miscele diverse.
Forte infestazione di Abutilon theophrasti su soia
(Fonte: Donatello Sandroni)
Ipotesi 2: pre, post o tutti e due?
Fra le possibili cause del fallimento può esservi la scelta di effettuare una sola applicazione erbicida, o solo in pre o solo in post emergenza, anziché trattare in entrambi i posizionamenti tecnici. Se si punta tutto su un solo posizionamento, e poi il momento non si rivela il più propizio, capita che il controllo dei campi lo prendano le malerbe, soprattutto quelle particolarmente dominanti sulle altre, come appunto Abutilon.
In caso sia questa la spiegazione, non si sa però se la scelta, o solo pre o solo post, sia stata volontaria oppure obbligata: difficile entrare in campo a diserbare se le applicazioni vengono impedite da avverse condizioni meteo che chiudono ai trattori le finestre temporali ottimali per diserbare. Rinunciando al pre emergenza, soprattutto, si rischia grosso se le condizioni esterne successive impediscono il trattamento di post emergenza, o comunque lo ritardano al punto da non essere più efficace su alcune malerbe cresciute troppo nel frattempo.
Più difficile che ciò succeda applicando subito in pre emergenza, poiché per un verso o per l'altro una qualche efficacia questo trattamento ce l'ha sempre. Talvolta basta lui solo a risolvere i problemi. In caso ciò non succeda, però, c'è sempre il post emergenza con cui rimediare. Se pure al momento dei post emergenza il meteo martella malamente i campi, cari agricoltori, non c'è consiglio né erbicida che tenga: a quel giro vi beccate infestazioni pesanti contro le quali nulla v'è più da fare.
Diffusa infestazione di Abutilon theophrasti su soia
(Fonte: Donatello Sandroni)
Ipotesi 3: le attrezzature
Ovviamente, non si sa nemmeno se le attrezzature impiegate fossero ben tarate e siano state usate a velocità e pressioni consone, né si sa quali fossero le condizioni di campo al momento dell'applicazione. Quindi restano molti punti interrogativi in tal senso.
Una buona efficacia erbicida la si ottiene infatti solo se vengono rispettate tutte le buone pratiche di campagna, a partire dalla scelta degli ugelli più consoni e proseguendo con adeguate tarature delle irroratrici, finendo con un'applicazione razionale in campo, sia quanto a velocità di avanzamento, sia di pressioni d'esercizio. Magari anche in assenza di vento? Perché la fretta non è mai buona consigliera.
Dai bordi del campo sino all'interno, il cenciomolle è l'infestante predominante in questo appezzamento a mais
(Fonte: Donatello Sandroni)
Consigli per l'anno venturo
Di certo, a fronte di un risultato così scadente sarà opportuno per questi ignoti agricoltori riconsiderare altre scelte tecniche e operative, poiché un tale numero di piante di Abutilon non può certo far pensare a una condotta ottimale, volontaria od obbligata che sia stata.
- Seminare colture diverse, sulle quali sono autorizzati erbicidi a differente momento di impiego e a diverso meccanismo d'azione?
- Decidersi a trattare sia in pre sia in post emergenza? (Lo so: costa, ma...)
- Se si insiste a seminare una coltura sarchiabile, magari farla quella benedetta sarchiatura?
- Controllare in modo maniacale le attrezzature, sia in fase di taratura, sia di impiego?
- Eliminare le malerbe anche in post raccolta, prima che vadano a seme? (Vedi foto seguente).
Ognuno valuti se e quali consigli seguire, con l'augurio a tutti di non trovarsi i campi infestati come quelli riportati oggi.
Anche in post raccolta è possibile esercitare pressione sulla flora infestante, ovviamente prima che questa vada a seme. In tal senso era una volta in uso la tecnica della barra umettante intrisa di glifosate concentrato. Era sufficiente sfiorare la parte epigea delle infestanti per ucciderle, a patto di intervenire entro un certo stadio di sviluppo. Poca spesa, tanta resa. Soprattutto in ottica di gestione di lungo periodo delle malerbe
(Fonte: Donatello Sandroni)