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Olive, cinque caratteristiche attraggono la mosca

Forma, pezzatura e stato di idratazione sono solo alcune delle caratteristiche che la mosca dell'olivo (Bactrocera oleae) valuta prima di deporre il proprio uovo sotto l'epidermide del frutto

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Un esemplare di mosca dell'olivo

Fonte immagine: Alvesgaspar - Opera propria, CC BY-SA 3.0

Chi ha osservato attentamente un esemplare femmina di mosca dell'olivo (Bactrocera oleae) si sarà accorto che prima di inserire il proprio ovidepositore in un frutto, effettua uno specifico rituale di avvicinamento alla drupa. L'insetto vola intorno al fogliame a più riprese, poi si posa su un'oliva e la percorre in lungo in largo. Se le caratteristiche del frutto sono soddisfacenti, abbassa l'addome e penetra la cuticola, depositando un singolo uovo, da cui nascerà la larva che si nutrirà della polpa, causando tutti i danni che ben conosciamo.

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Capita però che la mosca non depositi il proprio uovo, ma riprenda il volo, cercando un frutto che soddisfi maggiormente le proprie necessità. Già, perché B. oleae è piuttosto esigente quando si tratta di identificare il luogo dove far crescere la propria progenie.

 

Numerosi studi hanno indagato quali siano le caratteristiche delle olive che maggiormente attraggono la mosca ed è possibile identificarne cinque:

  • stadio fenologico,
  • pezzatura,
  • forma,
  • colore,
  • stato di idratazione.

 

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Stadio fenologico: il momento giusto per l'attacco

La mosca non attacca indiscriminatamente tutte le drupe, ma solo quelle che hanno superato un preciso stadio fenologico: l'indurimento del nocciolo. Nelle prime fasi di sviluppo, infatti, le olive sono ancora troppo piccole, ricche di acqua e con polpa poco consistente. In queste condizioni, il frutto non rappresenta un ambiente favorevole per lo sviluppo della larva che, appena nata, ha bisogno di una polpa ben sviluppata e nutriente per potersi alimentare scavando gallerie all'interno del mesocarpo.

 

È solo a partire dalla fase di indurimento del nocciolo, quando il frutto inizia ad accumulare olio e il volume della polpa aumenta, che le olive diventano davvero attrattive per la femmina. Oltre alla disponibilità di nutrienti, anche la facilità di penetrazione della buccia con l'ovidepositore è un fattore decisivo: frutti troppo turgidi e compatti, come quelli nelle fasi iniziali, risultano fisicamente più difficili da forare.

 

Infine, va considerato anche il contesto climatico: durante l'estate, con temperature elevate e bassa umidità relativa, l'attività degli adulti si riduce, e con essa la probabilità di ovideposizione riuscita. Questa coincidenza temporale tra condizioni ambientali sfavorevoli e stadi precoci dello sviluppo del frutto contribuisce ulteriormente a rendere le olive giovani meno vulnerabili agli attacchi della mosca.

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Pezzatura: il frutto grande è più vulnerabile

Tra i fattori più evidenti che influenzano la preferenza della mosca c'è sicuramente la dimensione del frutto. Le cultivar a pezzatura maggiore sono generalmente più suscettibili agli attacchi di B. oleae. Frutti con un peso superiore a 1,7 grammi e un diametro maggiore di 7,5 millimetri rappresentano il bersaglio ideale per l'ovideposizione, mentre le olive più piccole, specie quelle sotto gli 0,8 grammi, risultano meno attrattive e spesso vengono ignorate dall'insetto.

 

La motivazione è semplice: frutti più grandi offrono più spazio e sostanze nutritive per lo sviluppo larvale e una probabilità più alta di completamento del ciclo fino allo sfarfallamento dell'adulto. Ad esempio, alcune varietà da mensa, notoriamente più voluminose, necessitano di una difesa fitosanitaria più attenta rispetto alle varietà da olio più rustiche e di piccola taglia.

 

Non bisogna però dimenticarsi che si tratta di preferenze, se quindi in un areale non ci sono drupe di grandi dimensioni, la mosca depone comunque le uova. Basta pensare alla Liguria, dove la cultivar dominante è la Taggiasca, caratterizzata da frutti piccoli con noccioli importanti.

 

Dalla deposizione dell'uovo fino all'uscita della larva matura

Dalla deposizione dell'uovo fino all'uscita della larva matura

(Fonte foto: "La Mosca delle Olive", a cura di Antonio Belcari)

 

Forma: la rotondità fa la differenza

Anche la forma della drupa gioca un ruolo rilevante. Studi sperimentali hanno dimostrato che la mosca dell'olivo preferisce in modo marcato le olive sferiche rispetto a quelle ovali. La spiegazione non è ancora del tutto chiarita, ma si può ipotizzare che la forma rotonda offra un ambiente più idoneo allo sviluppo della larva.

 

La percentuale di attacchi su frutti rotondi è dunque più elevata e per questo motivo, nella scelta varietale, il profilo morfologico delle drupe può rappresentare un criterio agronomico importante da tenere in considerazione, soprattutto in aree ad alta pressione della mosca.

 

Colore: il verde attrae (ma si può mascherare)

Il colore dell'oliva è un altro elemento che guida le scelte della mosca durante la ricerca del sito di ovideposizione. Le femmine di B. oleae tendono a preferire i frutti che mantengono una tonalità verde brillante fino a tarda stagione, mentre quelli che virano precocemente al violaceo o al nero risultano meno attrattivi.

 

Questo comportamento ha aperto la strada a strategie di confusione visiva, come l'uso del caolino o di altre polveri di roccia, che vengono irrorate sulle chiome degli olivi. Queste polveri creano una pellicola opaca sulla superficie delle drupe, modificandone l'aspetto e rendendole meno riconoscibili e appetibili per l'insetto. Inoltre, creano una barriera fisica che ostacola l'azione dell'ovidepositore.

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Stato di idratazione: meglio drupe meno turgide

Infine, un fattore meno visibile ma determinante è lo stato di idratazione del frutto. Le olive con un contenuto elevato di acqua sono le preferite dalla mosca perché più facili da penetrare e più adatte al sostentamento delle larve. Al contrario, le drupe meno turgide, con buccia più consistente e polpa meno succosa, risultano meno vulnerabili.

 

Questo aspetto è noto agli olivicoltori più esperti, che negli oliveti irrigui adottano pratiche mirate di stress idrico controllato nelle fasi finali di sviluppo del frutto. Ridurre leggermente l'apporto di acqua durante la maturazione, senza però compromettere la produttività della pianta, può rendere la superficie delle drupe di una consistenza "cuoiosa", meno attrattiva per la mosca e contribuendo quindi alla difesa integrata del frutteto.

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