Morìa del noce: la risposta arriva dai portainnesti
La genetica punta su nuovi ibridi tolleranti a Phytophthora cinnamomi. Ecco come il noce nero può diventare una alternativa interessante per rendere gli impianti più longevi e salvaguardare le produzioni

Il noce da frutto è affetto da diverse fitopatologie che compromettono la salute dell'impianto e la resa (Foto di archivio)
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Il noce (Juglans regia), come specie frutticola da reddito, sta vivendo una trasformazione. Da un lato la crescita della superficie coltivata, in particolare con il metodo biologico; dall'altro le difficoltà legate alla gestione dei patogeni e all'impatto del cambiamento climatico.
Tra le problematiche fitosanitarie più gravi rientrano le infezioni da Phytophthora, patogeni terricoli responsabili del deperimento di interi impianti. Il genere Phytophthora rappresenta oggi una delle principali minacce per la nocicoltura mondiale: dalla fine degli anni Novanta sono numerosi i casi di morìa nei noceti. In oltre venticinque anni di monitoraggi e studi sono state identificate diverse specie di questo oomicete, tra cui P. cinnamomi, P. plurivora, P. cactorum e P. citrophthora.
Tra queste, Phytophthora cinnamomi è considerata la più invasiva e aggressiva, caratterizzata da un ampio spettro di piante legnose ospiti. In Europa è ormai diffusa in tutte le principali aree climatiche, incluso il bacino mediterraneo.
In questo contesto, il miglioramento genetico assume un ruolo strategico: l'obiettivo è individuare nuovo materiale vegetale capace di garantire produttività e resistenza, anche nei principali areali italiani.
Morìa del noce: sintomi e gestione
Un noce infettato presenta generalmente una crescita stentata, caduta fogliare precoce (filloptosi), frutti di piccola pezzatura, marciumi e annerimenti in prossimità del colletto. I ristagni idrici e una scarsa gestione delle acque rappresentano condizioni ideali per lo sviluppo di questo patogeno (gli oomiceti, infatti, sono spesso definiti "muffe d'acqua") e, trattandosi di un organismo terricolo, è frequente osservare alberi vicini con gli stessi sintomi.
In caso di infezione, il noceto deve essere espiantato e l'azienda agricola, oltre a perdere la produzione, si trova a sostenere i costi per la pulizia del terreno.
La corretta regimentazione delle acque e l'impiego di alcuni principi attivi possono avere un effetto contenitivo sull'infezione, ma non risultano risolutivi. Per questo motivo è fondamentale individuare tecniche agronomiche alternative. Tra queste tecniche rientrano i portainnesti tolleranti, di cui si parlerà nel paragrafo successivo.
Ibridi alternativi con il noce nero
Innanzitutto, è bene sottolineare che in nocicoltura esiste un portainnesto ibrido tollerante denominato 'Paradox' (J. hindsii × J. regia), ma non a P. cinnamomi.
Il miglioramento genetico tradizionale, quindi, sta lavorando sugli ibridi di Juglans major (noce nero dell'Arizona), Juglans nigra (noce nero orientale) e Juglans microcarpa (noce nero del Texas).
Di seguito si citano due studi scientifici che hanno testato le performance della tipologia del "noce nero" come base per poter, in futuro, costituire nuovo materiale vivaistico ai produttori.
Primo studio
Uno studio pubblicato nel 2015 ha individuato negli ibridi di J. major, J. nigra e J. microcarpa interessanti caratteri di tolleranza a P. cinnamomi.
Dalle valutazioni in serra si è notata una sensibilità nettamente inferiore all'infezione negli ibridi clonali di J. microcarpa x J. regia, con percentuali molto ampie che variano dall'8% al 79% della lunghezza del marciume del colletto. Mentre, gli ibridi clonali di J. major e J. nigra hanno fornito risposte tendenzialmente intermedie.
Le osservazioni in ambiente non protetto hanno poi confrontato il comportamento del portainnesto RX1 (J. microcarpa x J. regia) con Paradox sui quali è stata innestata la cultivar Serr.
I risultati ottenuti hanno mostrato una sopravvivenza maggiore negli alberi innestati su RX, mentre solo il 49% degli alberi innestati su Paradox è sopravvissuto. Questi dati confermano perciò una spiccata ed evidente tolleranza negli ibridi derivanti da noci neri.
Secondo studio
A seguire nel 2021 è stato pubblicato un altro studio di miglioramento genetico che ha valutato una vasta collezione di ibridi e specie di Juglans come potenziali portainnesti.
Si sono valutati 35 genotipi, sia ibridi che specie pure di noce nero del Texas, confrontati con 3 genotipi di noce comune. Tutte le piante sono state infettate in primavera e in autunno per 3 anni con inoculi isolati di P. cinnamomi e osservata la lunghezza della necrosi del colletto.
Gli ibridi e le specie hanno dato risposte differenti. Prima di tutto si è notata una differenza significativa tra i gruppi genetici e la loro tolleranza rispetto alla stagione: le piante di noce nero del Texas sembrerebbero meno suscettibili in autunno rispetto che in primavera. L'ipotesi quindi è che ci sia un'interazione fra la tipologia di genotipo e il periodo in cui avviene l'infezione. Mentre i tre genotipi di noce comune hanno mostrato una sensibilità elevata al patogeno a prescindere dal periodo stagionale.
I noci neri testati in primavera mostrano una colonizzazione del patogeno più estesa, con valori compresi tra 75 e 80 millimetri di necrosi nei genotipi ibridi e tra 56 e 59 millimetri nei genotipi puri di J. microcarpa. In autunno, la progressione del microrganismo risulta invece più contenuta, attestandosi su circa 42-46 millimetri per gli ibridi e 37-38 millimetri per J. microcarpa.
Si conferma la maggiore suscettibilità del noce comune: si registrano lunghezze di necrosi medie comprese fra 91,5 e 100,6 millimetri. Al contrario, J. microcarpa ha mantenuto la propria tolleranza intrinseca con valori di necrosi significativamente inferiori.
Da queste osservazioni sono stati individuati 7 cluster, ognuno contenente ibridi e specie pure, diversi per il loro grado di suscettibilità. Il cluster 7 nello specifico è molto interessante perché raggruppa piante con alti livelli di tolleranza denominate H5/18, H7/28, H8/29, H10/43 e H6/22.
Le analisi preliminari con marcatori molecolari hanno indicato H5/18, H7/28, H8/29 e H10/43 come ibridi a tre vie (J. regia × J. nigra × J. major). Mentre H6/22 è geneticamente più vicina al noce comune, un aspetto che la rende interessante per ridurre il rischio di blackline.
Questo perché la blackline è una patologia virale che costituisce una seria minaccia per i noceti quando si impiegano portainnesti di specie diverse dal noce comune, come appunto il noce nero. Proporre perciò dell'innovativo materiale vegetale che sia resistente sia a Phythphora che a blackline è un contributo prezioso per il vivaismo e per tutti gli impianti colpiti da entrambe le patologie.
Di questa sperimentazione sono stati portati avanti 5 genotipi di J. regia × J. nigra × J. major e quattro genotipi di J. regia. Da queste piante madri tolleranti si è selezionata la progenie più performante per un totale di 77 piante. Da queste 77 piante si sono selezionati 16 individui innestati con Chandler e/o Lara, e messi a dimora nel 2019 in Veneto su suoli fortemente infetti dal patogeno.
Attualmente questi 16 genotipi sono in fase di osservazione e valutazione e rappresentano il "serbatoio genetico" da cui attingere dati per eventuali sviluppi sulla tolleranza a P. cinnamomi.
Conclusioni e prospettive future
Le sperimentazioni condotte negli anni dunque delineano un percorso di miglioramento genetico sempre più orientato alla selezione di portainnesti specifici per le principali avversità fitopatologiche.
L'obiettivo è individuare materiali in grado di coniugare resistenza a Phytophthora cinnamomi, compatibilità con le cultivar di Juglans regia e minore rischio di blackline, garantendo così ai produttori un materiale sano per ottenere impianti più longevi e preservare la produzione di noci, anche in aree soggette a ristagni idrici e/o con pressione patogena elevata.
Questi risultati rappresentano un passo importante verso una nocicoltura più adattabile agli stress biotici e alle diverse condizioni pedoclimatiche italiane.
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Bibliografia consigliata
Vitale, S., Luongo, L., Scarpari, M., Tizzani, L., Garaguso, I., Galli, M., Belisario, A., Scotton, M., Mughini, G., Gras, M., & Haegi, A. (2021). Sources of Resistance to Phytophthora cinnamomi in Juglans spp. for Potential Rootstocks. HortScience, 56(6), 667-671.
Browne, G. T., Leslie, C. A., Grant, J. A., Bhat, R. G., Schmidt, L. S., Hackett, W. P., Kluepfel, D. A., Robinson, R., & McGranahan, G. H. (2015). Resistance to Species of Phytophthora Identified among Clones of Juglans microcarpa × J. regia. HortScience, 50(8), 1136-1142.