Cerambicide dal collo rosso, altri ritrovamenti in Toscana
Il coleottero è stato ritrovato in nuove zone sempre del comune di Rosignano Marittimo (Li) dove, nonostante gli interventi di eradicazione, non è stato ancora debellato
Un esemplare adulto di cerambicide dal collo rosso (Foto di archivio)
Fonte immagine: carabus123 - Wikipedia
Ancora nuovi ritrovamenti in Toscana di Aromia bungii, il cerambicide dal collo rosso, dopo quelli di questa primavera.
Questo coleottero, classificato come una delle 20 specie aliene più pericolose per l'Unione Europea, è stato segnalato per la prima volta nel 2023 a Rosignano Solvay, nel comune di Rosignano Marittimo in provincia di Livorno, e non è stato ancora fermato, nonostante l'immediato tentativo di eradicazione messo subito in atto dal Servizio Fitosanitario Regionale.
Per tutto il 2025 sono proseguite senza sosta le operazioni di monitoraggio e rimozione delle piante infette o potenzialmente infette, che hanno fatto trovare altre piante infestate, fortunatamente tutte ancora nell'area dei primi ritrovamenti.
Si tratta comunque di una espansione dell'infestazione dovuta, secondo i tecnici del Servizio Fitosanitario Regionale, sia all'attività di diffusione del coleottero, sia al possibile trasporto involontario da parte dell'uomo.
Così è stata aggiornata la cartografia fitosanitaria ufficiale con le nuove zone rosse e le aree cuscinetto.
Per il 2026 continuerà il lavoro di monitoraggio e di rimozione delle piante infette, che sono ancora presenti sul territorio, a cura della ditta a cui il Servizio Fitosanitario ha già effettuato l'affidamento dei lavori.
Si tratta quindi di una situazione delicata, da gestire con la massima attenzione, vista la pericolosità di questo insetto che può attaccare numerose piante, molte delle quali da frutto, come peschi, albicocchi, susini, ciliegi, olivi (tanto che un altro nome volgare è cerambicide cinese delle drupacee) e anche melograni e pioppi bianchi.
Una quantità di piante attaccabili che rende questo insetto una minaccia estremamente grave sia per l'agricoltura che per l'ambiente e il paesaggio.
Nello specifico, a causare i danni sono le larve, che scavano gallerie nel legno di molte specie arboree da dove usciranno come adulti anche dopo 2 o 3 anni, portando a morte le piante nel giro di poco tempo.
E il fatto che siano le larve nascoste e protette dentro il legno a danneggiare le piante, rende ancor più difficile il controllo e quando si riesce a rilevarne la presenza ormai la maggior parte dei danni è già avvenuta.
Così il monitoraggio resta al momento l'arma principale per contrastare la diffusione di questo coleottero, e il Servizio Fitosanitario Regionale sottolinea l'importanza della collaborazione di tutta la cittadinanza affinché la lotta a questo insetto sia il più efficace possibile.
Oltre a questo, il Servizio Fitosanitario ricorda il divieto di reimpianto di piante ospiti (albicocco, ciliegio, mandorlo, pesco e susino) nelle zone focolaio, per evitare di inserire altre piante attaccabili, e l'obbligo di segnalare piante infestate o sospette, tramite l'indirizzo e-mail dedicato aromia.bungii@regione.toscana.it.