Giornate Fitopatologiche 1962

Bologna 30-31 marzo 1962

I problemi inerenti alla frigoconservazione della frutta.

volume unico - pag. 81-89

Autori: G.C. Pratella

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Nella prima parte di questa nota si mettono in evidenza alcuni motivi che sono la causa del basso livello tecnico raggiunto nel settore della frigoconservazione della frutta in opposizione all'incessate aggiornamento notato in altri campi della frutticoltura e si lamenta in particolare la mancanza di una corrente di informazioni divulgative e di un'attività  sperimentale di ricerca che, a similitudine di quanto avviene in tanti paesi esteri, vagli e metta a punto nel nostro ambiente frutticolo le nuove tecniche di conservazione già  adottate all'estero e che studi le particolari esigenze tecniche di conservazione delle cultivar nostrane. Si rende noto inoltre che l'Istituto di Patologia Vegetale di Bologna, per iniziativa del suo direttore Prof. Gabriele Godà nich, da alcuni anni a questa parte sta estendendo il campo delle sue osservazioni al settore della frigoconservazione e ha in animo di ampliare quello delle attrezzature sperimentali relative. Ed è a questo proposito che il nostro istituto ha sollecitato l'intervento del Ministero dell'Agricoltura al completamento dell'impianto frigorifero sperimentale che è in corso di allestimento presso il Centro di Cadriano della Facoltà  Agraria di Bologna; nel pari tempo si inizierà , in collaborazione con la Fedexport, lo sfruttamento di un impianto pilota già  esistente, per la conservazione degli ortofrutticoli in atmosfera condizionata.
Nella seconda parte si comunicano i risultati definitivi o parziali delle sperimentazioni effettuate in questi ultimi anni relative alla conservazione delle pere Williams, Max Red B., Passa Crassana; della mela Stayman Winesap e dell'uva Regina. Per le prime due cvv. si è stabilito il momento ottimale della raccolta e si è messa a punto una tecnica frigorifera che prolunga il periodo di conservazione da tre a cinque mesi riducendo l'incidenza del r. molle del disfacimento ed inoltre del calo peso dal 6% circa a meno dell'1%.
Nella terza parte si propone una nuova impostazione sperimentale da adottarsi nello studio dell'eziologia delle fisiopatie.

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