Mosca dell'olivo, in Liguria usano (con successo) il drone
In Liguria è stato sperimentato l'uso del drone per distribuire esche insetticide per il controllo della mosca dell'olivo. I risultati sono positivi: trattamenti più veloci e difesa ottimale, senza deriva

Un momento del trattamento degli olivi tramite drone
Fonte immagine: Centro di Sperimentazione e Assistenza Agricola (Cersaa)
L'olivo (Olea europaea) è una specie coltivata praticamente in tutta la penisola, ma in alcune aree, come la Liguria, il contesto produttivo è particolarmente sfidante. Qui, infatti, gli oliveti sono realizzati su terrazzamenti che strappano alla montagna aree agricole. In queste zone, che potremmo definire di olivicoltura eroica, la difesa degli olivi è tutt'altro che semplice.
Le elevate pendenze e la difficoltà di accesso agli appezzamenti, costringono gli agricoltori ad entrare di persona negli oliveti per trattare a mano. Di norma, servono due persone per effettuare le irrorazioni: una con la lancia e l'altra che presta assistenza. Il risultato è rappresentato da trattamenti non sempre effettuati a regola d'arte, un lavoro oneroso per il personale e anche pericoloso, visto che si entra in contatto diretto con il prodotto fitosanitario.
La difficoltà di gestire gli oliveti in queste condizioni è uno dei motivi per il quale molti agricoltori stanno abbandonando l'olivicoltura in Liguria, come in altre aree dell'Italia con condizioni simili. Secondo recenti stime, su circa 29mila ettari ad oliveto, circa 13mila sono lasciati a se stessi.
Per cercare di risollevare la situazione il Centro di Sperimentazione e Assistenza Agricola (Cersaa) di Savona ha messo in campo, in coordinamento con la Regione Liguria e la Regione Lombardia, una sperimentazione per il trattamento degli oliveti con il drone.
"Abbiamo utilizzato i droni per distribuire una esca insetticida, l'Exirel® Bait, su alcune aree olivetate, con risultati estremamente positivi, sia in termini di efficacia della difesa che di sostenibilità economica e ambientale dell'applicazione", ci ha raccontato Giovanni Minuto, direttore del Cersaa.
Come si è svolta la sperimentazione
Le prove in campo sono state condotte in diverse aree della Liguria e della Lombardia difficili da raggiungere con mezzi tradizionali. L'obiettivo era quello di testare l'efficacia dei droni per la distribuzione localizzata di esche insetticide secondo la tecnica attract and kill. In particolare, i trattamenti sono stati effettuati su una superficie fogliare limitata (2 m2 per pianta), utilizzando un drone DJI Agras con serbatoio da 15 litri, messo a disposizione dalla Fondazione Fojanini di Sondrio. A operare il drone è stata una compagnia di volo valtellinese.
Uno degli elementi chiave per il successo del metodo è stato il monitoraggio costante della popolazione di mosca dell'olivo (Bactrocera oleae), sia attraverso trappole a feromoni che tramite l'osservazione diretta delle drupe. In particolare, è emersa l'importanza di intervenire sulla prima generazione, quella svernante, che rappresenta il potenziale di sviluppo dell'infestazione estiva, quella che poi crea danni alle olive.
I trattamenti su olivo con il drone
(Fonte foto: Centro di Sperimentazione e Assistenza Agricola)
Efficacia, residui e deriva: i risultati
Le prove hanno dimostrato un'elevata efficacia nella riduzione dell'infestazione da mosca, con livelli di attacco che si sono mantenuti tra il 2 e il 3% nelle aree trattate (in linea con l'irrorazione dal suolo). I dati sono rassicuranti anche per quanto riguarda i residui sulle olive e sull'olio, che sono risultati non rilevabili o comunque ampiamente entro i limiti di legge.
Anche l'impatto ambientale è stato minimo: la deriva del prodotto è risultata irrilevante, con depositi rilevati solo entro 5 metri dal punto di trattamento e solo in un caso, in presenza di vento tra 2 e 3 m/s. Insomma, dati alla mano, i trattamenti con il drone si sono dimostrati efficaci tanto quelli dal suolo e anche i parametri residuali e la deriva non hanno riservato sorprese.
Velocità, sicurezza ed efficienza
Oltre all'efficacia, l'uso dei droni ha mostrato vantaggi significativi dal punto di vista operativo. "Un drone medio-piccolo è in grado di trattare fino a 10 ettari all'ora, a fronte delle 3-4 ore necessarie a due operatori per coprire 1 ettaro in un oliveto terrazzato", spiega Minuto. Il trattamento è inoltre più sicuro per l'operatore, che non entra mai in contatto diretto con il prodotto fitosanitario, se non nella fase di caricamento del serbatoio.
Un aspetto da non sottovalutare riguarda infine l'impatto economico: i costi sono infatti risultati comparabili a quelli delle tecniche tradizionali. Anzi, in alcuni casi la difesa tramite velivolo senza pilota è risultata meno costosa ad ettaro, come si può notare dalla tabella qui sotto.
La sperimentazione è stata resa possibile grazie al supporto dei Servizi Fitosanitari della Regione Lombardia e della Regione Liguria
(Fonte foto: Centro di Sperimentazione e Assistenza Agricola)
Non mancano tuttavia i limiti. Oggi un'azienda agricola difficilmente può dotarsi in proprio di un drone professionale e di un pilota abilitato. Conviene invece affidarsi a contoterzisti specializzati. Fondamentale è poi la tempestività: quando il monitoraggio rileva la presenza di adulti, bisogna intervenire subito, trattando possibilmente ampie superfici in modo coordinato.
Un altro ostacolo è la presenza diffusa di oliveti abbandonati, che fungono da serbatoio per la mosca, compromettendo i risultati anche nelle aziende attive. Le esche insetticide, come anche le trappole per la cattura massale, funzionano bene se adottate a livello di comprensorio, in modo da mantenere bassa, nel suo complesso, la popolazione di insetti. Sono invece meno efficaci quando si viene ad operare in contesti molto frammentati, in cui l'abbandonato è elevato.
Una normativa ancora restrittiva
Nonostante gli aspetti estremamente positivi, ad oggi l'utilizzo dei droni per la distribuzione aerea dei prodotti fitosanitari è ancora vietato in Italia, come nel resto d'Europa (con alcune eccezioni, come in Francia e Germania). Le sperimentazioni del Cersaa sono state possibili solo grazie a una complessa autorizzazione rilasciata dal Ministero della Salute e dal Ministero dell'Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste.
Tuttavia, si intravedono spiragli di cambiamento: alcune sperimentazioni in campo (come quella effettuata in Emilia Romagna) e la pressione delle associazioni di categoria, stanno spingendo il decisore pubblico a modificare la Direttiva 128 del 2009, che regola l'uso sostenibile dei fitofarmaci, al fine di permettere deroghe specifiche. La speranza è che, già a partire dal prossimo anno, l'uso del drone in agricoltura possa essere regolamentato in modo più semplice ed efficace.