Capitolo “Insetticidi Acaricidi” - volume primo - pag. 649-656
Autori: F. Acinapura, G. Brentegani, M. Dellavalle, A. Gallizia, P. Napoli, G. Perugia , G. Pesci
Nelle prove finora da noi eseguite in Italia nel corso di questi ultimi tre anni, il piretroide fenvalerate - insetticida di contatto ed ingestione, non volatile, non dilavabile, stabile alla luce e ale alte temperature, poco tossico per l'uomo - appare assai attivo contro un interessante gruppo di insetti fitofagi assai difficili da combattere e a dosi assai ridotte d'impiego: Psylla piri (10-20 g/hl m.a.*), Myzus persicae (2,5-5-10 g/hl di m.a.), Polichrosis botrana e Clysia ambiguella (2,5-5-10 g/hl m.a.), Grapholita molesta (10 g/hl di m.a.*), Lithocollettis blancardella (40-60 g/hl di m.a. trattamento preventivo), Ceratitis capitata (20 g/hl m.a.), Saissetia oleae e Ceroplastes rusci (2,5-5-10 g/hl m.a.), Leptinotarsa decemlineata (5 g/hl m.a.).
*Risultati positivi in altri Paesi con dosi più ridotte.
Presenta inoltre un effetto insetticida assai prolungato verso determinati insetti (afidi) che può essere anche spiegato con un'azione che si sommerebbe all'attività di contatto ed ingestione.
Col fevalerate pertanto si potrebbe effettuare trattamenti in numero limitato rispetto agli standard. Questa possibilità , associata alle dosi assai basse d'impiego e alla scarsa tossicità per l'uomo, riduce sensibilmente i rischi di residui sulle colture trattate e di inquinamento dell'ambiente.
Il prodotto sembra possedere una mediocre e variabile attività acaricida. Il fenvalerate è sperimentato con successo in molti paesi (v. bibliografia) e viene già impiegato commercialmente contro i lepidotteri del cotone in America Centrale e Africa con lusinghieri risultati.
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